Giornata clou quella di domenica 20 settembre per i festeggiamenti in onore di Sant’Eustachio, patrono della città di Matera. Alle 18,30 nella chiesa di San Francesco d’Assisi monsignor Salvatore Ligorio, Arcivescovo di Matera-Irsina, presiederà la Santa Messa in onore del Santo. Durante la celebrazione è prevista l’accensione della lampada votiva, in memoria dei Caduti di tutte le guerre. Una preghiera speciale sarà rivolta quest’anno anche ai sei italiani caduti a Kabul. Intorno alle 19,30 partirà quind la processione di Sant’Eustachio per le principali vie del centro storico della città. In serata, dopo le funzioni religiose, è previsto il concerto del gruppo folk “U uagnin assinziel”. Concerto che naturalmente potrebbe saltare se la pioggia continuerà a cadere sulla città di Matera anche in serata.
SANT’EUSTACHIO TRA STORIA E LEGGENDA
Il generale Placido, ricco e vittorioso, pagano, era per sua natura una persona spinta a fare grandi beneficenze. La leggenda racconta che un giorno (100-101) durante una battuta di caccia, inseguì un cervo grande e quando questi si fermò sopra una rupe si volse all’inseguitore, aveva tra le corna una croce luminosa e sopra la figura di Cristo e gli chiese: “Placido perché mi perseguiti? Io sono Gesù che tu onori senza sapere”.
Riavutosi dallo spavento, il generale di Traiano decise di farsi battezzare prendendo il nome di Eustachio o Eustazio e con lui anche la moglie e i due figli con i nomi di Teopista (che significa fedele a Dio), Teopisto e Agapio.
Ritornato sul monte, riascoltò la misteriosa voce che gli preannunciava che avrebbe dovuto dar prova della sua pazienza. E qui iniziano i guai: la peste gli uccide i servi e le serve, poi i cavalli, il bestiame e infine i ladri gli rubano tutte le sue ricchezze.
Decide di emigrare in Egitto, ma durante il viaggio non potendo pagare il nolo, il capitano della nave gli toglie la moglie perchè se n’era invaghito. Continua il viaggio a piedi con i figli, che gli vengono rapiti uno da un leone e l’altro da un lupo, ma poi sono salvati dagli abitanti del luogo; i due ragazzi crescono nello stesso villaggio senza mai avere la possibilità di incontrarsi e quindi conoscersi.
Rimasto solo, Eustachio si stabilisce in un villaggio chiamato Badisso, guadagnandosi il pane come guardiano, vive in questo luogo per 15 anni, finché Traiano lo manda a cercare per riportarlo a Roma, per il fatto che i barbari avevano attaccato i confini dell’Impero.
Di nuovo viene nominato dall’Imperatore comandante delle truppe e arruola soldati da ogni luogo; così fra le reclute finiscono pure i suoi due figli, robusti e ben educati, al punto che Eustachio anche non riconoscendoli, li nomina sottufficiali. Una volta vinta la guerra, le truppe sostano per un breve riposo in un piccolo villaggio, proprio quello in cui vive Teopista che era rimasta sola dopo la morte del capitano della nave e abitava in una povera casupola; i due sottufficiali le chiedono ospitalità e finiscono per riconoscersi come fratelli, anche Teopista li riconosce ma non lo dice, finché il giorno dopo, presentatasi al generale, per essere aiutata a rientrare in patria, riconosce il marito, così ci sarà un riconoscimento fra tutti i componenti della famiglia.
A Traiano era succeduto Adriano (117), il quale accoglie il vincitore dei barbari con feste e trionfi. Però, il giorno dopo,in onore dell’Imperatore si doveva partecipare al rito di ringraziamento nel tempio di Apollo ed Eustachio si rifiuta essendo cristiano. Per questo motivo l’imperatore lo condanna al circo nel Colosseo insieme ai suoi familiari (140); ma i leoni feroci per quanto fossero aizzati e affamati non mangeranno i componenti della famiglia cristiana. Allora l’Imperatore darà ordine di metterli vivi in un bue di bronzo arroventato, in modo tale da farli morire subito, ma il calore non brucia loro nemmeno un capello.
I cristiani recupereranno i corpi della famiglia di sant’Eustachio e gli daranno degna sepoltura, dove dopo la pace di Costantino (325) fu eretto un oratorio, luogo in cui venivano ricordati il 1° novembre.
Questa leggenda ebbe una diffusione straordinaria nel Medioevo e ci è pervenuta in molte redazioni e versioni greche, latine, orientali e lingue volgari, quasi tutte le europee, diverse nei particolari ma concordanti nella sostanza.
Il culto per il martire Eustachio e familiari è antichissimo e innumerevoli sono le chiese, citazioni, racconti, documenti, ecc. in cui compare il suo nome, già agli inizi del secolo VIII.
La sua festa inizialmente era il 1° novembre poi fu spostata al 2 novembre, ma dopo l’inserimento della Commemorazione dei Defunti, viene celebrata il 20 settembre.
Il nome Eustachio deriva dal greco ‘Eystachios’ e significa “che produce buone spighe”.