Antonio Di Giuseppe, consigliere comunale di Idea-Cambiamo di Potenza, in una nota esprime alcune riflessioni sull’intervento di Confindustria Basilicata a seguito dell’accordo sottoscritto dalla Regione Basilicata con Eni per le estrazioni del petrolio lucano. Di seguito la nota integrale.
Una Regione che contribuisce per l’80% alla produzione nazionale di idrocarburi ha il paradosso, come ha affermato il presidente di Confindustria Basilicata Francesco Somma, di vedere, al pari di tutte le altre regioni italiane, le proprie imprese versare in un gap di competitività dovuto proprio agli elevati costi delle materie prime.
Guardando al nuovo accordo siglato lo scorso 29 aprile 2021 con le compagnie petroliferi presenti sul nostro territorio, spiega il capogruppo di idea al comune di Potenza Antonio Di Giuseppe, la regione ha portato a casa circa 200 milioni l’anno per dieci anni tra royalty e compensazioni aggiuntive. Un risultato per certi aspetti non indifferente, prosegue Di Giuseppe, se solo tutto questo fosse accompagnato da un effettivo cambio di passo in quella che è stata, ad oggi, la gestione e l’impiego dei benefici economici arrivati negli anni. Somme usate per finanziarie lo stato sociale e che, per troppo tempo, fungendo da contentino per le popolazioni più direttamente colpite, hanno alimentato l ‘assistenzialismo in salsa lucana.
Continuare ad accontentarsi delle briciole rispetto al prezzo pagato dalla nostra gente e non avere la benché minima idea del modo con cui spendere quanto ricevuto significa continuare a sostenere vecchie pratiche che hanno mostrato, nel tempo, il loro fallimento. La politica negli anni ha cercato ad ogni costo di difendere uno status quo a scapito del bene pubblico incarnando l’immagine di un’istituzione avara che ha assunto decisioni non nell’interesse dell’intera società ma solo per il suo tornaconto.
La decrescita economica e demografica testimoniano quanto siano state sbagliate le scelte intraprese e quanto si siano rivelate inefficaci e poco concrete le modalità con cui si è deciso, fino ad oggi, di utilizzare le risorse economiche arrivate.
È ormai superato il tempo in cui il lavoro veniva creato legando lo sviluppo dei territori a società la cui presenza è stata da sempre condizionata dalla quantità di oro nero estratto. È necessario iniziare a pensare al dopo petrolio e a come sostenere il tessuto economico della nostra regione quando ciò accadrà. Occorre cominciare a ragionare su un programma di sviluppo economico locale che incentivi la Crescita della regione rendendola attrattiva per chi ha intenzione di fare impresa.
Si deve investire nel futuro e non più sul “quotidiano”prendendo spunto ad esempio dal modello norvegese dove, le royalty vengono in parte investite in partecipazioni societarie di portata internazionale che, assicurano una autonomia economica al paese nordico e parte in progetti di riconversione energetica del territorio. Perché non trasferire questa esperienza anche qui;cioè creare le basi per assicurarci una rendita per il futuro e sfruttare le tante risorse naturali che la nostra terra possiede. Realizzare ad esempio parchi eolici dai quali trarre energia da rivendere e da fornire gratis alla nostra gente, un modo come altri per affrancarci finalmente da una dipendenza terza.
Ragioniamo su un’idea di regione che abbia la sua autonomia dal punto di vista energetico ma soprattutto economico. L’occasione del recovery plan unitamente ad un modo diverso di sfruttare le risorse economiche derivanti dalle estrazioni petrolifere potrebbero rappresentare le basi con cui concretizzare questa nuova visione di sviluppo del territorio. Tra i fondi previsti dal piano infatti, circa il 46% sarà destinato alla realizzazione di opere di ammodernamento infrastrutturale; interventi che riguarderanno anche il nostro sistema stradale fortemente inadeguato alle esigenze di imprese e cittadini ; è un passo da tempo invocato e che consentirà di migliorare il ruolo strategico di una regione che fa da ponte per il resto del mezzogiorno. Come ovvio questo non basta, ecco perché, conclude il consigliere, è fondamentale, per guardare oltre i sei anni del recovery,avere una strategia complessiva sul tema che, veda la partecipazione delle forze sociali, degli imprenditori e delle autonomie locali solo in questo modo e con la forza di tutti potremmo cominciare ad immaginare una società regionale capace di reggersi sulle proprie forze.