Il presidente Bardi prima di dare solidarietà al comune di Aliano per il mancato titolo di città italiana della cultura 2024 dovrebbe fare una attenta analisi su cosa la regione Basilicata ha lasciato realizzare intorno a questa cittadina e a questi luoghi negli anni tra trivelle e discariche. C’è anche un progetto per un futuro impianto di trattamento di reflui petroliferi sul fiume Sauro su cui dovrà decidere la regione Basilicata.
Per capirne di più ripercorriamo la storia dei luoghi dopo le vicende collegate alla mobilitazione pacifica di Scanzano del 2003 contro il deposito nazionale di scorie nucleari. L’ennesima esperienza di mobilitazione contro il nucleare del 2003 dopo quella del 1978 ci portò a guardare il territorio con occhi di maggior tutela e valorizzazione dei luoghi. La prima azione che abbiamo fatto insieme ad altre associazioni fu quella di promuovere la valorizzazione dei territori. Partimmo proprio dall’area di Aliano per proporre un grande parco naturalistico e culturale su tutta l ‘area dei calanchi che avrebbe abbracciato dopo Aliano i comuni del Sauro, Stigliano, Craco, Pisticci, Ferrandina, Tursi per terminare a Montalbano jonico. L’area, a quei tempi, era già stato oggetto di studio per un deposito laboratorio nucleare e proprio nel 1978 vide la reazione animata e determinata degli Stiglianesi.
Sarebbe stata la prima regione italiana a valorizzare i calanchi quali paesaggi lunari ad alto valore geologico. Ma non solo, l’obiettivo era quello di valorizzare le attività culturali collegati al parco letterario, l’archeologia, il turismo, l’agroalimentare di qualità e la valorizzazione della pietra del Sauro.
Già la pietra, la Confindustria barese ha costruito una economia primaria e solida nella Bat con migliaia di addetti sulla pietra di Trani, perché non farlo in Basilicata invece di correre dietro le compagnie petrolifere e al fossile incompatibile con le nostre acque ?
Il progetto del Parco dei Calanchi dava però molto fastidio alle amministrazioni della regione Basilicata, e i motivi li abbiamo capiti nel tempo. Oltre le scorie c’erano una miriade i progetti di sfruttamento del territorio collegati a centrali elettriche di qualsiasi tipo, pale eoliche, trivelle tra Pisticci e Corleto, stoccaggi di gas e discariche, che in parte si sono realizzate nel tempo ed altre sono ancora in progetto.
Fu proprio Aliano la prima vittima, con la centrale a biomasse di Acinello proprio sotto il centro abitato, che vide la prima mobilitazione territoriale dopo Scanzano in Basilicata. Il progetto non fu realizzato, ma quello che sarebbe accaduto intorno sarebbe stato ancora più vincolante per il territorio.
La regione Basilicata cercò in tutti i modi di ostacolare la promozione del Parco dei Calanchi che vedeva anche il bene placido di alcuni sindaci. Fu allora che elaborò un escamotage per dividere le stesse comunità.
Invece del parco dei calanchi la regione Basilicata volle realizzare la riserva dei calanchi a Montalbano J.,nell’area marginale del nostro ipotetico parco allargato.
Il progetto nonostante le nostre dimostranze fu accolto dall’amministrazione di Montalbano senza battere ciglio, fu portato a termine smembrando il progetto originale e lasciando territorio libero a qualsiasi tipo di sfruttamento così come poi è accaduto. La riserva dei Calanchi poi è rimasta una piccola attrazione comunale e nulla di più.
Viene da chiederci perché Matera (capitale europea della cultura 2019) non ha avuto questo problema? Senza nulla togliere alla bellezza e alla storia della città? Anche Matera era vittima delle future trivellazioni petrolifere e di progetti di mega eolico sui sassi. Dopo le dimostranze di associazioni e delle comunità locali la regione Basilicata fu attenta a far escludere la città di Matera da tutte le mappe di progetti industriali impattanti e soprattutto dalle mappe petrolifere dell’Umning (lo è tutt’ora). Un modo per creare la stessa oasi marginale ma questa volta rispetto a tutta Basilicata, oggetto a sua volta di progetti di trivellazioni in terra e nel mar Jonio. La città della cultura sarebbe stata criticabile se promossa vicino a una trivella o ad una pala eolica che avrebbe disturbato il paesaggio dei sassi e animato critiche da tutte le parti attente.
La Basilicata così facendo avrebbe avuto la sua oasi di celebrità internazionale rispetto a tutto il resto del territorio lasciato al suo destino di sfruttamento.
Ci sarebbe da chiedersi cosa è rimasto del titolo di capitale della cultura 2019 per Matera e per il resto della Basilicata? ma preferiamo che la risposta la diano gli amministratori locali.
Riteniamo che da questa storia del divide e impera del governo regionale che ha penalizzato gli interessi del territorio, le comunità e le amministrazioni comunali possono solo trarre una lezione: fare rete sulle comunità e sullo stesso territorio per interessi comuni può solo portare beneficio a tutti tutelando il territorio stesso. Invitiamo i Sindaci a ricordarsene quando presenteranno i prossimi progetti territoriali.