Dal terribile terremoto del 23 Novembre 1980 si disse: mai più come prima e la legge che fu varata, la 219, fu definita di ricostruzione e sviluppo.
Di ricostruzione per il patrimonio immobiliare ed infrastrutturale andato perduto e di sviluppo per favorire lo sviluppo economico delle vaste aree colpite dal terremoto, l’osso del meridione, la parte più povera.
Si attrezzarono le aree industriali o produttive dove favorire la localizzazione degli investimenti che furono copiosamente finanziati.
Da allora solo le ditte “serie” quali la Barilla di S. Nicola di Melfi e la Ferrero di Balvano e ben poche altre sono sopravvissute. I più erano “imprenditori” calati dal Nord che delocalizzavano le loro imprese con impianti decotti e pagati come nuovi. Una sola di queste è sopravvissuta a tangibile ricordo di quanto accaduto ed è la Sinoro di Tito Scalo e gli addetti che hanno prodotto ben poco godono ancora oggi degli ammortizzatori sociali.
Lo scorso anno la Regione fece un grazioso omaggio ad una impresa del Nord ma l’esborso pubblico fu più contenuto sia in termini assoluti che percentuali. Si trattò della S. Benedetto, impresa chiaramente accreditata, che con gioia di tutti venne ad “investire” a Viggianello oltre 12 Milioni di euro con un contributo regionale di 3,5 meuro. Alla impresa veneta fu data in concessione, si fa per dire , a prezzi davvero irrisori lo sfruttamento della sporgente Mercure. Si accese il dibattito sul numero e la qualità dei dipendenti che la ditta avrebbe dovuto assumere. L’iniziativa fu salutata positivamente anche dai sindacati ormai ridotti alla frutta. Questo anno la lotteria si ripete ma questa volta lo scenario è fosco e non ci riferiamo all’aspetto ambientale già ripreso con dovizia di particolari dai movimenti nati a Senise per contrastare l’iniziativa. Il riferimento è invece alla credibilità dell’intrapresa ed alla paventata possibilità che per l’ennesima volta le risorse pubbliche prendano vie diverse dall’investimento ma se nella pubblica amministrazione c’è gente che sa anche leggere significa che ci sono interessi altri.
Parliamo dell’investimento della NEP Italy, una s.r.l. inattiva costituita il 24/03/2014 con capitale sottoscritto per 10 mila euro di cui versati 2.500, al 3-6-2014. Questa società dovrà trattare 84 mila tonnellate di rifiuti rivenienti dalla raccolta differenziata per produrre CSS, una quantità enorme per la Basilicata il che significa che la materia prima, il rifiuto, dovrà essere “importato” da altre regioni. La tesi per cui la Basilicata è terra di trivelle e di deposito di munnezza è avvalorata. Veniamo all’accordo sottoscritto anche questa volta dai sindacati. L’investimento previsto è di circa 17 Meuro di cui il 50% a carico del pubblico, circa 8.5 Meuro. Da dove proviene questa Nep Italy spuntata d’incanto e con 2.500 euro di capitale versato? Da scatole cinesi di tale Bonaventura Ruggiero, amministratore unico e socio, che si è cimentato in lavori di manutenzione di infrastrutture ferroviarie e stradali, talvolta in attività edili e di compra vendita immobiliari , tutte attività cessate o cancellate con esclusione di alcune facenti capo a quella più importante per il “gruppo” e che ha come socio ed amministratore unico il Bonaventura e che opera nel campo delle infrastrutture. Il nostro si è cimentato, unico nella sua vita imprenditoriale,in una Spa che si occupava di “recupero materiali” ma che è fallita nel 2004 ed il nostro è stato amministratore delegato fino a qualche mese prima che il tribunale dichiarasse fallita la società e nella quale era anche socio. Non siamo più al 1980 in cui la finanza ed il mondo delle imprese erano una cosa oscura oggi è tutto più trasparente e queste notizie è facile rilevarle se la Pubblica Amministrazione non lo fa ed intende affidare oltre 8 Meuro di di risorse pubbliche a cuor leggero significa che qualche “ombra” c’è.
Pio Abiusi – Associazione Ambiente e Legalità