Dal 4 ottobre mancano solo 37 giorni per ricorrere alla Corte Costituzionale contro il decreto legge “Sblocca Italia”. La Ola, Organizzazione lucana ambientalista, portavoce delle istanze della comunità lucana, ha pertanto chiesto con una lettera inviata ai sindaci della Basilicata di adottare una deliberazione che impegni con urgenza il Presidente della Giunta regionale della Basilicata ad impugnare presso la Corte Costituzionale, entro il termine del 12 Novembre 2014, l’articolo 38 del D.L. 133/2014 (Decreto Legge sblocca Italia – G.U. n.212 del 12/9/2014) per la sua conclamata incostituzionalità. Una bozza di proposta di delibera-tipo predisposta dagli organizzatori della Tavola Rotonda di Villa d’Agri del 19 Settembre 2019 (Ola, WWF, Laboratorio per Viggiano,Libera e l’Onda Rosa) con il supporto del Costituzionalista, prof.Enzo di Salvatore, è disponibile di seguito on line.
Il Presidente della Regione, in quanto legittimato a produrre ricorso presso la Consulta- viene ribadito nella nota – deve infatti far valere le prerogative delle Istituzioni lucane, pena la mortificazione delle funzioni amministrative regionali e locali in materia di programmazione, difesa dell’ambiente e salvaguardia della salute.
La conversione in legge dell’articolo 38 del decreto legge n.133/2014, oltre a costituire una violazione della Costituzione, produrrà effetti nefasti per la Basilicata, il cui territorio verrebbe affidato quasi totalmente in concessione alle compagnie minerarie.
L’articolo 38 del D.L. 133/2014 avente oggetto “Misure per la valorizzazione delle risorse energetiche nazionali”” stabilisce infatti che sono di “interesse strategico” le attività di prospezione, di ricerca e di coltivazione degli idrocarburi, nonché la rete di stoccaggio di gas naturale, della reiniezione delle acque di strato e lo smaltimento dei rifiuti prodotti dal ciclo degli idrocarburi. Ne consegue per tali opere la “pubblica utilità, l’urgenza e l’indifferibilità” con l’apposizione del “vincolo preordinato all’esproprio dei beni“ necessari per porre in essere progetti impattanti per le vocazione dei territori comunali, estromettendo i Comuni da ogni possibile decisione futura.
Saranno inoltre i Ministeri e non più le Regioni ad autorizzare i progetti alle compagnie minerarie a partire dal 1 gennaio 2015, anche per quelli che risultano ancora giacenti presso la Regione in tale data, istituendo un “titolo unico” per la “la ricerca, la prospezione e la coltivazione degli idrocarburi” in capo ai ministeri competenti, con le Regioni chiamate ad esprimere pareri non più vincolanti in “Conferenze dei Servizi” in cui verranno decise le “Intese” per i titoli minerari futuri.
Gli iter e le procedure previste dal D.L. n.133/2014 si pongono in contrasto con le leggi dello Stato, quali la L.239/2014 e l’articolo 118 della Costituzione, anche per quanto attiene gli strumenti urbanistici e la pianificazione vigenti per la salvaguardia del territorio, sia a livello comunale sia a livello regionale, già nella fase iniziale dell’istanza di ricerca idrocarburi, considerata di interesse strategico e di pubblica utilità. Ciò significa che i Comuni non potranno più disporre e far valere le norme vigenti relative la gestione e la pianificazione del territorio che verranno “subordinate” ad altri interessi strategici.
La richiesta urgente fatta ai sindaci lucani di adottare la deliberazione che impegna il presidente della Regione ad impugnare il D.L. 133/2014 ed in particolare l’art.38 presso la Corte Costituzionale rappresenta un segno tangibile che rimarca la centralità della salvaguardia dei beni comuni e delle peculiarità del territorio e dei suoi valori, che vanno difesi con tutti i mezzi legali e della democrazia. Esercitare oggi questo diritto per la Comunità è importante, perché in futuro non sarà più possibile farlo.
proposta di delibera-tipo predisposta dagli organizzatori della tavola Rotonda di Villa d’Agri del 19 settembre 2014 (Ola, WWF, Laboratorio per Viggiano,Libera e l’Onda Rosa) con il supporto del Costituzionalista, prof.Enzo di Salvatore