Progetto Arupa: monitorate Specie Obiettivo e acque del Torrente Gravina
Continua nell’ambito dell’Azione A3 del Progetto ARUPA, il monitoraggio delle specie nel territorio del SIC-ZPS “Gravine di Matera”. Interessanti risultano i dati sulle popolazioni di Ululone appenninico riscontrate all’interno della Gravina di Matera. Sono stati censiti e caratterizzati otto siti riproduttivi della specie all’interno della forra calcarea antistante la Città di Matera, ed è stata stimata la presenza di circa 124 individui. La specie occupa pozze di varia conformazione ai lati del Torrente purché con acque ferme o debolmente correnti. La specie conferma il suo carattere pionieristico riuscendo a svilupparsi in condizioni critiche dal punto di vista della qualità delle acque. Le popolazioni risultano essere sufficientemente sviluppate, anche se si è riscontrata una forte mortalità durante le prime fasi di sviluppo dei girini. La situazione si presenta meno favorevole per le altre specie di anfibi obiettivo del progetto ARUPA.
Difatti le popolazioni di Tritone italico e di Tritone crestato, risultano alquanto rarefatte e la distribuzione dei siti che ospitano queste specie risulta essere puntiforme, con popolazioni del tutto o in parte isolate fra loro. I risultati negativi che emergono per la situazione di alcune specie, saranno utili ad identificare le minacce e a rendere più efficaci le misure concrete di conservazione che verranno attuate con gli interventi previsti nei prossimi mesi.
Dalle risultanze dell’indagine territoriale svolta dal personale dell’Ente Parco della Murgia Materana, gli habitat idonei alla vita degli anfibi, all’interno del SIC-ZPS Gravine di Matera, sono localizzati quasi esclusivamente sul fondo delle profonda forra calcarea che attraversa il sito in direzione Nord-Sud.
Altri ambiti idonei alla vita degli anfibi, se pur di modesta estensione, possono essere individuati in concomitanza di alcuni piccoli affluenti del Torrente Gravina di Matera.L’evoluzione di tali ambiti è fortemente influenzata dalle piene che periodicamente si presentano nel periodo autunnale, invernale e primaverile. La notevole portata di questi due Torrenti durante gli eventi meteorici più intensi, provoca la rimodulazione dell’assetto fisico dell’alveo ed in particolar modo delle immediate adiacenze all’alveo di morbida, provocando modifiche anche sostanziali delle pozze presenti ai lati del corso d’acqua che si configurano come i migliori ambiti in cui le specie possono vivere e condurre a termine la fase riproduttiva stagionale.
Altro fattore determinante sulla futura evoluzione degli habitat idonei alla vita degli anfibi, è legato alla qualità delle acque che vengono convogliate nei Torrenti da parte dei depuratori dei reflui urbani delle città di Matera ed Altamura. Un miglioramento della capacità depurativa dei suddetti impianti, porterebbe ad un aumento significativo dell’idoneità degli habitat fluviali per la sopravvivenza di specie particolarmente sensibili alle fonti di inquinamento organico.
In merito all’azione E2 inerente il monitoraggio delle acque del Torrente Gravina sono state condotte, attraverso una serie di campionamenti eseguiti in punti prestabiliti dell’intera asta torrentizia, analisi sia chimiche che microbiologiche di alcuni parametri elencati negli allegati del D.lgs. 11 maggio 1999 n. 152 e ss.mm.. I parametri più preoccupanti sono essenzialmente due, e cioè il BOD5 e l’Escherichia Coli.
Il primo, che esprime la domanda biochimica di ossigeno, rappresenta una misura indiretta del contenuto di materia organica biodegradabile presente in un campione d’acqua e quindi la capacità dei microrganismi aerobici di, in presenza di buone quantità di ossigeno, ossidare e depurare le sostanze inquinanti: i valori estremamente elevati sono dovuti alla presenza di liquami domestici o zootecnici, come riscontrato durante i campionamenti in loco e attraverso il confronto con dati bibliografici in merito. L’Escherichia Coli è l’elemento primario indicante una possibile contaminazione fecale delle acque, sia esse destinate al consumo umano, alla balneazione, ecc. I dati ci dicono che le condizioni del Torrente Gravina sono davvero preoccupanti, vista la notevole differenza tra i valori analizzati e quelli limiti di emissione pari a 5000 Unità Formanti Colonia per 100 millilitri di soluzione.“Il monitoraggio delle acque, attività collaterale ma fondamentale di Arupa, – ha dichiarato il presidente Franco Stella – ha confermato quanto si poteva solamente affermare in teoria, anche in seguito ai recenti episodi di inquinamento del Torrente Gravina.” L’assessore all’Ambiente Giovanni Bonelli si dice soddisfatto delle attività portate in campo dal progetto Arupa e dai benefici che l’intero territorio potrà trarre da studi ed approfondimenti successivi “da simili risultati possono partire tutta una serie di analisi capillari per risalire, oltretutto, alle fonti di inquinamento dirette e procedere con ammende e sanzioni per le aziende che non intendono tutelare il territorio interessato”.