Più di sessanta persone sono giunte a Matera il 6 maggio per l’assemblea “Salva l’acqua” e “No triv”.
Pugliesi e lucani hanno condiviso informazioni, elaborato proposte e strategie per difendere il diritto all’acqua potabile di buona qualità.
Dopo il convegno “Salva l’acqua dal profitto e dal petrolio” lo scorso 23 marzo a Bari, i movimenti, gruppi, associazioni e singoli cittadini di Puglia e Basilicata si sono dati appuntamento a Matera (Capitale Europea della Cultura 2019) per ribadire, a tre anni dalla nascita della Rete appulo-lucana Salvalacqua, la priorità dell’Acqua sul Petrolio. “Temiamo che quelle 400 tonnellate di greggio sversate in Val d’Agri – almeno stando a quanto dichiarato da Eni con un ritardo vergognoso – siano sottostimate. Non ci conforta l’approssimazione di Enti locali e ARPA di Puglia e Basilicata che pare ci tengano più alle sorti di una grossa azienda che non a milioni di uomini, donne e bambini lucani e pugliesi. Ci inquietano le parole del Sottosegretario del MISE Gentile, che facendo riferimento ai continui sversamenti di idrocarburi a Viggiano e Grumento, ha ridotto irresponsabilmente il tutto ad un semplice “incidente di percorso”, affermando addirittura che si tratta di “incidenti che possono accadere e che non è escluso che possano accaderne altri in futuro”.
L’acqua unisce ancora una volta lucani e pugliesi (e non solo): le sorgenti lucane sono le stesse che dissetano i pugliesi e durante l’assemblea la preoccupazione si è toccata con mano soprattutto sul versante pugliese che ha partecipato in maniera importante all’evento. Del resto i lucani sono pochi e sono soprattutto i comuni pugliesi che utilizzano l’acqua del Pertusillo (situato a soli 2 km dal Centro Oli di Viggiano – COVA).
Prossimo appuntamento sabato 27 maggio in piazza, a Matera. La capitale della Cultura 2019 non può rinunciare ad un ruolo chiave nell’affermazione di una nuova cultura dell’acqua, al riparo dagli “incidenti rilevanti” dell’industria del Petrolio e dalle imminenti privatizzazioni come quella che attende l’Acquedotto pugliese nel 2018.
Tante le richieste emerse in assemblea a partire dalla chiusura definitiva del COVA, allo spostamento dagli incarichi di tutti quei dirigenti che dovrebbero tutelarci e che sono sotto processo per reati ambientali; dalla cancellazione della Fondazione Osservatorio Ambiente (poco attiva in Basilicata a fronte dell’utilizzo di tanti soldi pubblici) allo stop all’impianto mobile di trattamento dei reflui petroliferi arrivato in Val d’agri nei mesi scorsi per “ripulire” le acque inquinate (progetto SIMAM) ma che ha già sollevato in passato le fondate critiche delle associazioni locali subendo anche uno stop amministrativo. Si chiede, inoltre, che le associazioni ambientaliste ed i comitati possano intervenire concretamente e fattivamente alle Conferenze di Servizi e si auspica di conoscere i risultati dello studio dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia sugli impatti delle trivellazioni in Val d’Agri.
“Ai sindaci torneremo a chiedere con forza di promuovere con le ASL analisi delle acque erogate nei rispettivi territori e non escludiamo di ricorrere alla giustizia italiana ed europea. A Matera ci arriveremo coinvolgendo tutti gli attori sociali, le agenzie educative dei vari territori, i sindaci e le comunità religiose che sono, spesso, più vicini ai cittadini di quanto non lo siano i governi regionali e nazionali.
L’acqua è un elemento paradigmatico, un baluardo a difesa della sovranità popolare.
La difesa del diritto umano all’acqua ben si presta ad una sintesi di tutte le battaglie a difesa dei Beni Comuni (NO TAV, Il Popolo degli Ulivi, NO TAP, etc.). A questi cittadini attivi impegnati nei vari territori va la nostra solidarietà e vicinanza ed in nostro invito ad unire le forze.
Perchè un bicchiere d’acqua vale più di mille barili di petrolio.