L’eurodeputato del M5S Piernicola Pedicini ha presentato un’interrogazione alla Commissione europea per fare chiarezza sulle autorizzazioni della Regione Basilicata per l’impianto mobile di trattamento dei reflui del petrolio che l’Eni vorrebbe attivare in Val d’Agri per il Cova di Viggiano.
In particolare, Pedicini, facendo riferimento all’applicazione dalla direttiva Ue 2014/52, ha chiesto alla Commissione di far sapere se per concedere l’autorizzazione all’impianto devono essere applicate le norme che prevedono la valutazione dell’impatto ambientale (Via) per individuare e valutare, in modo appropriato, gli effetti, diretti e indiretti, del progetto su popolazione, salute umana, biodiversità, territorio, acqua, aria e paesaggio?
Inoltre, ha chiesto di sapere quali misure intende intraprendere la Commissione Ue qualora la Regione Basilicata concedesse l’autorizzazione senza la dovuta valutazione di impatto ambientale (Via).
Nell’interrogazione viene spiegato che nelle ultime settimane, dopo l’incidente che ha provocato la fuoriuscita di greggio da un serbatoio di stoccaggio del Cova, secondo alcuni organi di stampa, la Regione Basilicata ha già autorizzato, in via sperimentale per 20 giorni, con un’ordinanza del presidente Pittella, l’attivazione di un impianto mobile per il trattamento delle acque reflue del centro oli di Viggiano.
Tale ordinanza, a parere di varie associazioni ambientaliste di Basilicata e Puglia, non poteva essere emanata, così come richiesto da Eni, in quanto progetti con tali tipologie devono osservare tutte le procedure previste in materia di valutazione di impatto ambientale.
Nell’interrogazione viene infine evidenziato che la Via, per ottenere l’autorizzazione, era stata già presentata alla Regione Basilicata, una prima volta nel 2015 e poi a gennaio 2017, dalla Simam, una società di smaltimento rifiuti che lavora per Eni.
L’autorizzazione regionale, però, non era mai stata concessa.