Il Movimento Potenzattiva in una nota riapre il dibattito sul rischio che la Basilicata possa diventare la piattaforma nazionale per discariche e inceneritori e chiede la convocazione di un consiglio regionale aperto sulla questione rifiuti. Di seguito la nota integrale.
Sabato 30 gennaio 2016 si è tenuto a Bernalda un dibattito pubblico sull’impianto di recupero di rifiuti destinati al riutilizzo con produzione di CSS per l’alimentazione di un gassogeno e valorizzazione energetica da realizzare nella Zona SIN in località Pantanello nel Comune di Bernalda – Proponente Lucana Ambiente S.r.l., sottoposto a Giudizio Favorevole di Compatibilità Ambientale, Autorizzazione Paesaggistica e Autorizzazione alle emissioni in atmosfera, con Delibera di Giunta Regionale n. 1544 del 12 dicembre 2014. L’incontro ha fatto seguito a quello del 21 gennaio scorso, presso Metaponto Borgo, che ha portato a conoscenza dei cittadini il progetto di localizzazione di un impianto di produzione di un presunto compost organico di qualità e di materia prima (ricavati da processi di digestione anaerobica di rifiuti differenziati, organici e non) per produzione di CSS (combustibile solido secondario) e piro-gassificazione a fini energetici.
I due dibattiti hanno registrato una grande partecipazione e molto interesse, insieme a stupore e indignazione, da parte di tanti cittadini, ignari di quanto stesse accadendo in un territorio a prevalente vocazione agricola e turistica, ricca di cultura, di aree naturalistiche protette a livello europeo (SIC e ZPS) e di aree archeologiche di interesse internazionale.
Era presente al dibattito di sabato scorso il dr. Ferdinando Laghi, vice-presidente dell’ISDE, impegnato da anni nella ricerca scientifica e nella denuncia dei danni alla salute e all’ambiente che ogni tipo di trattamento termico dei rifiuti produce sulla salute umana e degli ecosistemi. Il dr. Laghi ha illustrato, in modo chiaro e scientificamente inoppugnabile, gli impatti e le conseguenze a breve, medio e lungo termine che provocano tutti i processi termici sui rifiuti, e le conseguenti emissioni, sulla salute umana e sull’ambiente, entrando nella catena alimentare e prolungando la loro azione letale anche per decine di anni : diossine (che si depositano nei nostri organi interni), idrogeno solforato (c.a. 20.000 volte più potente e pericoloso del gas delle bombole domestiche), metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici, polveri e particolati sottili (i più pericolosi, perché non esiste filtro in commercio che possa fermarli e perché sono assorbiti dagli organismi, provocando il cancro), per citare quelli ufficialmente conosciuti. Altri 5.000 composti e gli effetti combinati e di accumulo, provocati da tali emissioni, sono del tutto sconosciuti e non considerati dai limiti di legge esistenti.
In tale contesto, l’intervento durante il dibattito, da parte della Società proponente Lucana Ambiente S.r.l., nell’approssimazione e nella semplicioneria delle argomentazioni addotte, ha confermato quanto era già possibile dedurre chiaramente dall’articolato della D.G.R. 1544 del 12 dicembre 2014: si tratta di un progetto che, a fronte di una dichiarata produzione di “un incerto compost di qualità” (c.a. 10.000 t/a) – proveniente da raccolta differenziata come da scarti alimentari scaduti, da fanghi alimentari e di depurazione – è soprattutto finalizzato alla produzione di c.a. 32.000 t/a di CSS mediante un piro-gassificatore di circa 1 megawatt di potenza, che, come ben sappiamo, può essere ampliato e affiancato in futuro da altri, di potenza multipla; mentre va sottolineato che la Basilicata ha prodotto, nell’anno 2013, una quantità di raccolta differenziata delle principali frazioni merceologiche pari a circa 16.603 t., come da rapporto annuale ISPRA sui Rifiuti.
La stessa procedura autorizzativa evidenzia diverse lacune e anomalie, che sono state ampiamente rappresentate nel corso dei due incontri di Metaponto e Bernalda, e che saranno certamente oggetto di impugnazione, anche da parte del sindaco di Bernalda, Domenico Tataranno, il quale ha già preannunciato ufficialmente il ricorso al T.A.R.
Ma l’impianto in questione non rappresenta un caso locale, infatti con Delibera di Giunta Regionale n. 808 del 27 giugno 2014 è stata approvata la realizzazione e l’ampliamento di impianti di recupero di rifiuti sul territorio regionale, tra i quali sono previsti: il ripristino dell’esercizio di discariche, impianti di stoccaggio, di smaltimento e di recupero di rifiuti urbani, speciali, pericolosi e non, evidentemente anche da destinare all’incenerimento in cementifici, termovalorizzatori e gassificatori regionali, come viene esplicitamente dichiarato per quanto concerne l’opificio previsto nella zona industriale di Senise.
A tal riguardo nella Delibera sono elencati dieci impianti di differenti tipologie, dimensioni e pericolosità, di cui tre localizzati a Matera (in particolare ampliamento e incremento della produzione e incenerimento di rifiuti presso la Cementeria Italcementi), due a Ferrandina, due a Colobraro, uno a Pisticci, uno ad Acinello di Stigliano, quello già citato a Senise.
E’ evidente una chiara volontà politica di importare rifiuti di qualunque tipo e da ogni dove – anche in prospettiva di quanto previsto dalla legge Sblocca Italia che liberalizza il traffico di rifiuti – in stridente contrasto con la politica ambientale dell’Unione che mira a un elevato livello di tutela e si fonda sui principi di precauzione e di azione preventiva. Infatti la decisione 1386/2013/UE, contenente il programma generale di azione dell’Unione in materia di ambiente fino al 2020 “Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta” si propone, tra gli obiettivi prioritari, di proteggere, conservare e migliorare il capitale naturale dell’Unione e di proteggere i cittadini dell’Unione da pressioni e rischi d’ordine ambientale per la salute e il benessere. In pratica il Settimo Programma di Azione europea individua specifiche azioni e applica la gerarchia di rifiuti, che indica quale pratiche prioritarie e auspicabili la riduzione, il riciclo, il recupero e il riuso dei rifiuti, e solo in ultima istanza l’incenerimento e il conferimento in discarica.
La schizofrenia che contraddistingue una politica ripiegata su una gestione insostenibile e affaristica dei rifiuti esplode in tutta la sua evidenza allorquando il 12 dicembre 2014 – lo stesso giorno dell’approvazione della D.G.R. 1544 che autorizza il gassificatore di Metaponto – viene approvata la D.G.R. n.1526, la quale approva il progetto di legge recante “Disegno di Legge concernente Collegato alla legge di stabilità regionale 2015”. Tale Disegno, al Capo VII, disposizioni varie, art. 42 “Strategia Regionale RIFIUTI ZERO 2020”, detta le priorità e le direttive, recepite nel PIANO REGIONALE DEI RIFIUTI, approvato e in fase di pubblicazione, al fine di definire e realizzare, attraverso il coinvolgimento delle comunità locali e il sistema produttivo, una serie di azioni integrate volte a massimizzare la riduzione della quantità di rifiuti prodotti, il riuso dei beni, il recupero di materiali e il riciclaggio, in modo da tendere a zero entro l’anno 2020: garantendo al tempo stesso la protezione dell’ambiente e della salute, prevenendo e riducendo gli impatti negativi legati alla produzione e alla gestione dei rifiuti, favorendo l’accesso all’informazione e alla partecipazione dei cittadini in materia di ambiente e di ciclo di trattamento dei rifiuti. E i consiglieri regionali? Perché tacciono?
E i sindaci del Metapontino più volte sollecitati a intervenire? Tacciono anch’essi?
Quella che vogliono consegnarci non è la Basilicata che i cittadini auspicano! Chiediamo un consiglio regionale aperto sulla questione rifiuti.
Movimento Potenzattiva
Il consigliere provinciale di Matera Gianluca Modarelli (FI), nonché capogruppo Forza Italia in consiglio comunale a Policoro – afferma la propria contrarietà circa la realizzazione di un impianto di recupero di rifiuti. L’impianto dovrebbe essere realizzato dalla Lucana Ambiente Srl in località Pantanello di Metaponto, destinato a produrre 10 mila tonnellate annue di compost dalle raccolte differenziate e ben 20 mila tonnellate di Css (combustibili solidi secondari), per la produzione di “syngas”, quindi di energia elettrica in loco. Un vero e proprio termovalorizzatore, situato al centro di una zona archeologica ad elevata vocazione agricola e turistica, ed in prossimità della confluenza della superstrada Basentana sulla statale 106 Jonica, che emetterà tra l’altro idrogeno, diossine, idrocarburi policiclici aromatici, solforato, e polveri sottili, con un raggio di azione di circa 50 Kmq. Troppo importante – continua Modarelli – la vocazione turistica dell’area metapontina e troppo importante la salute dei cittadini, già duramente provata dall’inquinamento dell’area Val Basento. Un ennesimo centro di smaltimento dei rifiuti comprometterebbe la già disastrata situazione ambientale di un’area, quella Metapontina, che ospita bellezze architettoniche della Magna Grecia e strutture turistiche ricettive importantissime. Pertanto – conclude Modarelli – invito l’amministrazione comunale di Bernalda ad opporsi al provvedimento autorizzativo, sia ribadendo con una Delibera di Consiglio l’assoluta contrarietà a qualsiasi struttura di recupero, trattamento e valorizzazione energetica dei rifiuti, sia impugnando direttamente al TAR la Delibera della Giunta Regionale n. 1544 del 12 Dicembre 2014, per una serie di illegittimità, imperfezioni e lacune nel progetto.
Nella foto la provocazione di Sergio Laterza per scongiurare il gassificatore in località Pantanello.