Giovanna Bellizzi, Mediterraneo No Scorie ( già Mediterrano no triv) e Albina Colella, Ordinario di Geologia, Comitato Ambiente e Salute a Sud in una nota congiunta chiedono che vengano rinviati i monitoraggi delle acque di contrada La Rossa dopo la chiusura del Pozzo Costa Mulina 2. Di seguito la nota integrale.
Chiediamo la sospensione delle attività di monitoraggio che stanno per cominciare in C.da La Rossa, quale atto indispensabile, non rinviabile e consequenziale al provvedimento di chiusura del pozzo Costa Molina 2 (CM2) disposto recentemente dalla Regione Basilicata. Questi i motivi. La storia del pozzo di reiniezione petrolifera CM2 (Montemurro, Val d’Agri) e dell’infinito iter del Piano di Caratterizzazione è stata lunga e travagliata.
Addirittura nel mese di Ottobre 2012 l’autorità preposta al controllo del regolare svolgimento del Piano di Caratterizzazione riteneva di non poter accogliere la richiesta di chiusura del procedimento come
avanzata dall’ENI.
La Regione Basilicata, inoltre, a quel tempo faceva richiesta all’ENI di estendere le indagini al sito di fuoriuscita dal sottosuolo delle acque maleodoranti di Contrada La Rossa, a 2,3 km dal pozzo CM2, e di
chiarirne l’eventuale connessione con l’attività di reiniezione.
Il passaggio è estremamente importante, perché quanto accade da anni in C.da La Rossa è stato considerato talmente rilevante dalla Regione Basilicata da imporre sin dal 2012 una verifica su “una eventuale connessione” con le attività di reiniezione del pozzo CM2. D’altronde la Delibera del 4 febbraio1977 del Comitato dei Ministri per la Tutela dell’Acque dall’Inquinamento parla chiaro e vieta l’inquinamento delle falde acquifere ad opera della reiniezione di fluidi di scarto in unità
geologiche profonde.
In merito alle attività di monitoraggio, si fa presente un aspetto importante: la chiusura del pozzo CM2 e la cessazione della reiniezione a pressione delle acque di scarto petrolifero “alterano” in maniera
sostanziale le condizioni del sottosuolo presenti sin dal momento in cui si è manifestata la fuoriuscita sul suolo delle acque di Cda. La Rossa.Queste ultime sono apparse improvvisamente su suoli agricoli nel 2011, circa 5 anni dopo l’inizio ufficiale della reiniezione petrolifera. Si tratta di acque anomale, “mescolate” (acque trasparenti di falda e acque lattiginose), maleodoranti, ricche di idrocarburi, gas, sali, sodio, piombo, metalli vari, fenoli, tensioattivi, ecc., con caratteristiche fisico-chimiche che presentano diverse affinità con quelle tipiche delle acque di scarto petrolifero, così come descritte nella letteratura scientifica internazionale. Le due consulenze messe in campo negli ultimi anni non sono riuscite a dimostrare scientificamente il contrario, nè tantomeno a dimostrare una genesi alternativa.
Le modalità dell’improvvisa comparsa in superficie di tali acque anomale ricordano episodi analoghi avvenuti nel mondo, e attribuiti alla migrazione nel sottosuolo di acque petrolifere indotta dalla “forte
pressione di iniezione”: come avvenuto per esempio a Chico in Texas nel 2003 (https://www.propublica.org/article/injection-wells-the-poison-beneath-us), e nella Central Valley in California (http://dorsogna.blogspot.it/2017/05/la-monnezza-petrolifera-nelle-cigliegie.html).
A ciò si aggiunge il fatto che lo stato dei luoghi delle acque di C.da La Rossa è stato alterato alcuni mesi fa: i punti originali di fuoriuscita delle acque sono stati coperti da un cumulo di detriti
dovuto al crollo di una parete, indotto apparentemente in modo artificiale, che ne impedisce in gran parte la fuoriuscita in superficie e il libero deflusso.
Il fenomeno delle acque di C.da la Rossa deve dunque essere necessariamente analizzato nelle “stesse condizioni” in cui si è manifestato, e cioè durante la reiniezione a forte pressione nel
sottosuolo delle acque di scarto e in presenza di tutti quei fattori che possono averne determinato l’origine e le caratteristiche. E’ per questo motivo che nei prossimi giorni sarà inviata alla Regione
Basilicata una nota formale al di fine di scongiurare l’eventualità di un monitoraggio e di uno studio delle acque di C.da La Rossa svolto in assenza di tutti i fattori che possono aver
contribuito alla loro formazione. In effetti, non è possibile svolgere le analisi e i monitoraggi delle
acque di C.da La Rossa proprio ora che il pozzo Costa Molina 2 è stato chiuso.
Ott 10