L’accordo per la gestione dell’occupazione dei circa 2mila lavoratori impegnati a Tempa Rossa-Corleto è un buon esempio da seguire per aggiornare il Patto di Sito Eni-sindacati in Val d’Agri partendo dalla sollecitazione delle stesse organizzazioni sindacali firmatarie dell’intesa Tempa Rossa rivolta all’Eni – senza ottenere alcuna risposta – affinché porti a conoscenza sulle gare in scadenza nel 2017, in modo da poter intervenire preventivamente sul mantenimento dei livelli occupazionali. Lo sostiene Vittorio Prinzi, presidente Associazione Bene Comune Viggiano ricordando che secondo dati ufficiali di fonte Eni che risalgono al 2014 e sono pertanto da aggiornare il numero degli occupati nel settore petrolifero in Basilicata è pari a 3.530 in aumento del 23,2 per cento rispetto al 2013 e del 45,4 per cento sul 2012.Il 54 per cento dei lavoratori dell’indotto è residente in Basilicata. Per quanto riguarda i dipendenti diretti, il Dime presenta un organico pari a 409 persone, in crescita del 17,5 per cento rispetto al 2013. Tutti i lavoratori del Dime sono assunti a tempo indeterminato. Il trend di crescita occupazionale è innegabile – aggiunge Prinzi – ma ciò non deve distrarre dall’impegno di salvaguardare gli attuali posti di lavoro dell’indotto Eni. Come è altrettanto prioritario verificare le condizioni degli stessi lavoratori dell’indotto, per i quali da tempo si denunciano una serie di criticità soprattutto in riferimento agli impegni assunti sia da Eni sia dalla Regione Basilicata al tavolo regionale della trasparenza e agli accordi stabiliti sui cambi di appalto.
Diventa questo il primo ravvicinato banco di prova – si sottolinea nella nota – per verificare le reali intenzioni di Descalziche come è noto ha annunciato consistenti investimenti in Val d’Agri e di conseguenza ulteriori posti di lavoro, annunci che risulterebbero vanificati se al primo cambio di commessa si perderà un solo posto lucano. Già prima della chiusura dell’impianto del Centro Oli di Viggiano del 31 marzo dello scorso anno sono venute meno alcune centinaia di lavoratori.Non è più sottovalutabile che ci sono ditte che lamentano, da anni, difficoltà di rapporti con l’Eni, in particolare – continua Prinzi – risultano alcune decine di piccole e medie aziende che hanno sede nel comprensorio della Val d’Agri o comunque in provincia di Potenza e hanno alle dipendenze, da sempre, lavoratori lucani. In mancanza del rinnovo dei contratti di servizio si rischia il licenziamento dei nostri operai, in gran parte qualificati, con l’arrivo da fuori regione di decine di lavoratori. Un’eventualità che è inaccettabile specie per la grave crisi occupazionale e nonostante la ricchezza petrolio. Quanto al Distretto Energetico, la sua istituzione non è più rinviabile se vogliamo cogliere tutte le grandi opportunità offerte dal Patto di Sistema specie in materia di subfornitura e produzione di materiali per le imprese che saranno impegnate nei lavori di ricerca ed estrazione. Nel distretto infatti troveranno posto nuove attività, specie per piccole e medie imprese e dell’artigianato di alta tecnologia anche per le fonti energetiche alternative (pannelli solari e impianti eolici) accrescendo il tessuto imprenditoriale e quindi l’occupazione.
Nel sottolineare che tutto quello che sarà possibile con l’accordo di ieri a Tempa Rossa deve diventare possibile in Val d’Agri Prinzi conclude: la politica e le istituzioni sono chiamati ad uno sforzo maggiore del passato a favore della filiera del petrolio elevando la qualità dell’iniziativa.
Giu 10