Anche quando c’è di mezzo la salute dei cittadini la Regione Basilicata non riesce a non mostrare il peggio di sé. Paradossale e grave la vicenda che ruota attorno ai 361.519,829 mila euro che la società Fenice Spa avrebbe dovuto corrispondere alla Regione Basilicata per due anni quale “contributo spese per la realizzazione e la gestione del Piano di Monitoraggio del Melfese e che la stessa società ha ritenuto di non dover più versare in quanto, “nell’inerzia della Regione alla realizzazione di monitoraggi”, aveva provveduto da sé. A ciò, lo ricordiamo, la Regione aveva risposto, con la costituzione di un gruppo di lavoro che in 60 giorni avrebbe dovuto fare delle valutazioni in merito alla somma mai corrisposta da Fenice per il monitoraggio. Questo accadeva il 13 febbraio 2013 (Determina 147 del Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata). Trascorsi i 60 giorni, alla mia richiesta (presentata il 21 aprile 2013) di conoscere i risultati della Relazione finale del “gruppo di lavoro interno per attività di audit su cofinanziamento delle attività di monitoraggio del Vulture Melfese” mi viene risposto in perfetto burocratese. Il 29 maggio scorso il Dipartimento Ambiente mi si risponde che la relazione non era stata ancora consegnata in quanto i termini di 60 giorni non sono da ritenersi perentori ma ordinatori. Questa risposta può soddisfare un giurista ma non i cittadini che ogni giorno vivono all’ombra di Fenice. E’ inaccettabile che a distanza di 60 giorni e più il Dipartimento ambiente usi cavilli da notaio per nascondere che il suo gruppo di lavoro non ha prodotto un bel niente. Se la Regione avesse avuto a cuore la salute dei cittadini lo studio, qualora fosse stato davvero necessario, lo avrebbe fatto in 6 giorni, magari lavorando notte e giorno. Perché di fronte ad un’emergenza ambientale quale quella rappresentata dal termovalorizzatore di San Nicola di Melfi non è mai troppo presto. Perché di fronte al grave inquinamento prodotto dall’impianto dei gruppi di lavoro francamente non sappiamo cosa farcene, né sappiamo cosa farcene dei proclami di assessori all’Ambiente che saranno ricordati solo per aver permesso che lo scempio andasse avanti.
Contenzioso Regione Fenice non influisce su monitoraggi
La precisazione del Dipartimento Ambiente alla presa di posizione del Consigliere Gianni Rosa
In merito alla presa di posizione del Consigliere Regionale Gianni Rosa sul contenzioso esistente tra Regione e Fenice Spa, a seguito di verifiche fatte presso il Dipartimento Ambiente, si segnala come le affermazioni siano affette da un vistoso equivoco, poiché il contenzioso in questione riguarda aspetti puramente economici che per nulla influiscono sui monitoraggi ambientali che sono regolarmente in corso.
La questione si incentra tutta su somme che la proprietà dell’impianto (all’epoca del contratto in questione diversa da quella attuale) avrebbe dovuto riconoscere alla Regione come corrispettivo per i monitoraggi ambientali e che la proprietà attuale ritiene del tutto o in parte assorbite da interventi effettuati in proprio. Proprio per definire puntualmente la questione è stato messo al lavoro un gruppo di lavoro tecnico, che pur con l’obiettivo di lavorare in modo celere ha il prioritario mandato della precisione al fine di provare ad evitare il protrarsi del contenzioso con l’approdo ai tempi della Giustizia civile. Tanto anche perché, come già detto, nessuna influenza ha la questione sulla effettuazione dei monitoraggi ambientali che sono regolarmente in corso, e quindi sulla prevenzione dei rischi per salute e ambiente.