“La questione petrolio in Basilicata sta diventando sempre più preoccupante a fronte delle tante crisi aziendali e vertenze che si susseguono in tutto il settore degli appalti del Centro Oli di Viggiano”. È quanto affermano in una nota i segretari generali Cgil, Cisl e Uil Basilicata, Angelo Summa, Enrico Gambardella e Vincenzo Tortorelli.
“Nella nostra regione – dichiarano – risiede il più grande giacimento petrolifero d’Europa ma il governo regionale ha dimostrato sino a oggi grande approssimazione nel gestirne la presenza e i riverberi sul nostro territorio, sia per quanto riguarda il presente e quindi come conciliare l’attività estrattiva con l’occupazione e la tutela dell’ambiente, sia per quanto riguarda il futuro e quindi la fase di transizione energetica. Un’approssimazione che non è più tollerabile.
Siamo di fronte a un arretramento di tutte le attività – continuano i segretari generali – cambi di appalto e vertenze varie che, nei fatti, stanno determinando una riduzione dei livelli occupazionali. Una situazione che diventerà sempre più drammatica se non viene inquadrata in un nuovo piano industriale regionale aprendo il confronto con Eni, parti sociali e sindaci”.
Per Cgil, Cisl e Uil “è ora di rimettere al centro la questione del rinnovo della concessione Eni già scaduta dal 23 ottobre dello scorso anno, rinnovo che per il futuro energetico della nostra regione ha un valore strategico in un giusto equilibrio tra sostenibilità e occupazione.
Lo ribadiamo da tempo e non per mero esercizio retorico: va tracciato da subito un grande piano green per poter costruire quella transizione energetica necessaria al futuro occupazionale e allo sviluppo del nostro territorio. Diversamente – aggiungono Summa, Gambardella e Tortorelli – assisteremo a una lenta e progressiva riduzione delle attività estrattive, di fatto già in atto, con l’inesorabile conseguenza di una contrazione degli occupati e delle royalties. Gli effetti sul bilancio regionale saranno immediati, considerato che molte delle risorse alimentano la copertura della spesa corrente.
Se la nostra regione non vuole perdere la sfida del futuro e auto estinguersi, questa deve essere la priorità da affrontare, insieme a sanità, istruzione, infrastrutture, mobilità e digitale.
Non c’è più tempo – concludono i leader sindacali – Occorre un piano strategico per lo sviluppo condiviso nel quale indicare le scelte prioritarie cui ancorare la risorse da allocare uscendo dalla logica della parcellizzazione e degli interessi corporativi. Se non si cambia rotta consegneremo la nostra regione a un destino di inevitabile declino.
Per tutti questi motivi chiediamo al governo regionale di convocare con urgenza il tavolo della trasparenza: le scelte che si fanno nei prossimi mesi saranno decisive per il futuro e la vita di tutti i lucani”.