Comitato No Inceneritore: “Italcementi di Matera apre le porte. Ma continua a bruciare 60 mila tonnellate di rifiuti all’anno. Meglio chiudere i polmoni…”. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
Visite guidate, animazione per grandi e piccini, musica folk dal vivo e degustazioni di prodotti tipici. No, non è una delle tante sagre di paese così diffuse nei centri lucani e nemmeno uno degli eventi del cartellone di Matera 2019. Si tratta invece di “Porte aperte. Come nasce il cemento”, iniziativa promossa anche quest’anno da Italcementi oggi sabato 5 ottobre nello stabilimento di contrada Trasanello a pochi chilometri dal centro città.
“I dipendenti della cementeria si trasformeranno in vere e proprie “guide” – si legge sul sito ufficiale dell’azienda – e accompagneranno i visitatori nei vari reparti di produzione del cemento, per scoprire dal vivo il processo produttivo”. Gli stand informativi, inoltre, daranno la possibilità di conoscere “l’impegno di Italcementi a favore della sostenibilità, dell’ambiente e della sicurezza”.
L’Associazione “Salute e Ambiente, NIM – No Inceneritore a Matera” si chiede se i cittadini in visita sono stati anche informati del fatto che i cementifici sono stati classificati come “insalubri di prima classe” dal decreto ministeriale n. 33 del 5 settembre 1994. Certo, magari l’atmosfera di festa verrebbe leggermente attenuata da questa notizia: eppure la corretta informazione, importante fattore di tutela della salute pubblica, vale sicuramente di più di tarantelle, giocolieri, tarallucci e vino, “ricchi premi e cotillons”.
Pare addirittura che, a solo pochi giorni dal termine delle manifestazioni mondiali contro i cambiamenti climatici (culminati nel “Friday for Future” dello scorso 27 settembre), alcuni istituti scolastici cittadini si siano organizzati per far partecipare le proprie classi a questa quanto mai inusuale “gita” fuori porta: se ciò corrispondesse al vero, ci sarebbe da chiedersi se i dirigenti scolastici sappiano, ad esempio, che la cementeria di Trasanello sta bruciando 60 mila tonnellate all’anno di CSS (Combustibile Solido Secondario), acronimo eufemistico che significa mistura triturata di rifiuti solidi urbani indifferenziati. Insomma, un inceneritore “mascherato” da cementeria.
Secondo i dati resi noti dall’UNFCCC (la Convenzione quadro delle Nazioni Unite per il clima), per produrre una tonnellata di cemento si emette una pari quantità di CO2, l’anidride carbonica, gas climalterante: l’industria del cemento è quindi responsabile del 7% delle emissioni mondiali di gas ad effetto serra. Tanto che nel luglio dello scorso anno la stessa associazione mondiale del cemento (WCA, World Cement Association) esortava i propri membri a fare la loro parte nella battaglia contro i cambiamenti climatici. Appello evidentemente caduto nel vuoto per quanto riguarda Italcementi: la quale, al contrario, ha chiesto e ottenuto, nel luglio di quest’anno, dalla Regione Basilicata di bruciare nell’impianto materano ulteriori 48 mila tonnellate all’anno di combustibile derivato da rifiuti (CDR e CSS: per un totale annuo, appunto, di 60 mila tonnellate). Il tutto con la benedizione del TAR di Basilicata che ha ritenuto inammissibile il ricorso presentato dalla nostra associazione insieme a WWF MAtera, Associazione Italiana Esposti Amianto (AIEA) e Medicina Democratica.
Si attende ora la pronuncia definitiva del Consiglio di Stato a cui è stato presentato appello il 9 aprile scorso.