Comitato No Scorie: “Salvini, l’autononomia e i reflui petroliferi radioattivi”. Di seguito la nota integrale.
Il disco rotto del greggio che porta e mantiene il lavoro continua a girare in Basilicata, questa volta lo fa girare il ministro Salvini sullo jonio.
Che la presenza delle trivelle faccia perdere occupazione nelle economie locali invece è dimostrabile, vedasi quando accaduto in Val d’Agri in agricoltura (dati Istat ultimo decennio) dove ha chiuso circa il 60% (il doppio del resto della regione) delle aziende agricole con migliaia di posti di lavoro persi a tempo indeterminato e non determinato come nel greggio. Le aree di estrazione sono diventate più povere, con più emigrazione e soprattutto più inquinate rispetto ad altre aree della regione che hanno detto no al greggio-catrame e che hanno puntato sulle economie locali agricole, turistiche e culturali (come il Metapontino e Matera). Rischiamo di perdere invece (se continuiamo a trivellare/estrarre e ad inquinare) la vera risorsa lucana che è l’acqua, fonte di ricchezza per 4 regioni e milioni di residenti con posti di lavoro in agricoltura, allevamento, turismo e industria. Le estrazioni petrolifere inoltre hanno fatto inoltre aumentare il pil facendo perdere alla Basilicata per diversi anni i fondi ue legati all’obt 1 ( fondi che avrebbero creato impresa e occupazione ). A nostro giudizio Le condizioni ambientali per estrarre greggio in Basilicata non ci sono mai state, vedasi anche le inchieste giudiziarie e quanto accaduto in Val d’Agri. Nessuna attività industriale dovrebbe essere autorizzata se non si garantiscono impatti ambientali che non fanno danni e se non si sa dove trattare e smaltire i rifiuti e reflui anche radioattivi prodotti . Con le estrazioni petrolifere non possiamo produrre tonnellate al giorno di reflui petroliferi difficili da trattare per la loro tossicità e radioattività naturale nei corsi d’acqua e che rischierebbero di finire nelle dighe che soddisfano il bisogno idropotabile di milioni di persone (la radioattività è difficile da togliere anche nei centri nucleari ). La sfida tecnologica di estrarre petrolio ovunque alla luce di quanto accaduto in Val d’Agri per noi è da ritenersi persa da parte di quelli che affermano che tutto è possibile nel rispetto dell’ambiente. Se vogliamo creare e mantenere posti di lavoro non lasciamo distruggere questa regione con il fossile della preistoria , piuttosto diamogli i servizi che gli sono negati e che sono al lumicino, come i trasporti ( ridateci la ns littorina senza tav che ci avete tolto sulla jonica), i servizi sanitari, scolastici , etc .
Anche perché se qualcuno non se ne accorto il Sud è già in autonomia differenziata. Paghiamo in percentuale le stesse tasse del resto d’Italia senza avere gli stessi servizi. Forse nemmeno la flat tax risolverebbe i nostri problemi perché in queste condizioni le tasse al Sud non le dovremmo proprio pagare per servizi non ricevuti e pagare in base ai servizi offerti.
Sicuramente ce la dobbiamo fare da soli e con le nostre risorse, ma chiediamo ai tutti i politici di turno di smetterla di collegare il greggio-catrame ad un’opportunità di autonomia delle risorse regionali, tutti sanno benissimo che la competenza è dello stato (vedi sblocca Italia) e che le multinazionali le tasse le pagano a Roma e non a Potenza, e a nessuno, nemmeno a i 5 stelle è venuto in mente di cambiare questa norma (dopo la svendita del territorio a multinazionali e smaltitori di rifiuti delle precedenti amministrazioni ) . Il primo obiettivo di fondo dell’autonomia differenziata è trattenere sul proprio territorio il cosiddetto residuo fiscale, ossia lo scarto tra le entrate fiscali che lo Stato preleva da una regione e le risorse che vengono spese in quella regione . Pertanto impegniamoci nel difendere i prodotti locali agricoli ,turistici e culturali da speculazione e inquinamento in modo che le stesse regioni ricaverebbero più risorse dalle tasse e gli autonomisti sarebbero anche più contenti.