Da De Filippo via libera a Commissione d’inchiesta su Fenice
Il presidente della Regione Basilicata Vito De Filippo, facendo seguito alle dichiarazioni dei giorni scorsi e ad una richiesta presentata dal capogruppo del Pdl Nicola Pagliuca, ha dichiarato il favore della Giunta regionale ad una Commissione di inchiesta per approfondire le tematiche ambientali e il caso “Fenice” di Melfi.
“Sono totalmente d’accordo – ha detto De Filippo – sul fatto che le istituzioni si riapproprino profondamente, seriamente e rigorosamente della questione, creando l’occasione istituzionale adatta, evitando interferenze esterne. Su casi così delicati – ha spiegato – il consigliere regionale deve diventare immediatamente tecnico e approfondire i dati, non sottovalutare nessuno degli elementi del dibattito pubblico, quali gli articoli di giornale, ma fare una propria valutazione.
Abbiamo l’esigenza innanzitutto noi che rappresentiamo le Istituzioni – ha aggiunto – di non procurare semplicemente allarmi, ma di dare risposte e di comprendere che cosa significhi ogni singolo dato. Ne sento l’esigenza personale. E per questo stesso motivo non possiamo che essere lieti anche delle attenzioni di altri organi istituzionali pure annunciate dalla stampa”.
Pio Abiusi (Città Plurale Matera): “De Filippo e Mancusi fecero le porte di ferro, dopo che Santa Chiara fosse violata”.
Si decide di fare una commissione d’inchiesta per capire cosa sia accaduto in quasi 10 anni a Fenice: parole, parole, parole o se si vuole: “ trasparenza”
Non ci si sofferma sulla intera vicenda perché da oltre due anni, quasi quotidianamente, è stato scritto ed analizzato tutto, da quanto cioè si scoprì che Fenice inquinava e che l’Arpab di Sigillito non faceva il proprio dovere.
Sotto l’ombrello protettivo delle firme apposte allegramente da Sigillito si è andati avanti fino ad oggi.
Con la stessa superficialità. adesso ci troviamo una Srl in luogo di una Spa, il capitale sociale è rappresentato praticamente da 10 mila euro, da un impianto vecchio di quasi 20 anni e da una fideiussione di circa 4 Meuro che il novello sindaco di Melfi dovrebbe aver conservato in qualche cassetto del Comune; la vecchia Spa aveva un capitale di 350 Meuro dal quale sarebbe stato possibile attingere per la bonifica e per il risarcimento dei danni prodotti alla popolazione.
Anche quella trasformazione che ci lasciava con un pugno di mosche sarebbe passata inosservata ed infatti nessuno ebbe a ridire quanto in una ennesima conferenza di servizi, quella del 31 Marzo 2011, Fenice si presentò con la giacca rivoltata non più una Spa ma una semplice Srl.
La determina di presa d’atto avvenne qualche giorno successivo. Appare chiaro che nessuna bonifica è possibile senza fermare l’impianto perché continua ad inquinare.
L’unico che non l’ha capito è l’assessore Mancusi ed il suo dipartimento perché malgrado l’impegno dei nuovi arrivati anche quello continua a fare acqua.
Una iniezione di ricostituente l’ha fatta Steardo, L’amministratore delegato di Edf Fenice, egli ha illustrato gli interventi adottati dalla società, con un investimento di 3 ML. di euro. Tutta roba vecchia spacciata per primizia. Il vertice del gruppo che gestisce il termovalorizzatore si è impegnato a tenere in piena efficienza il sistema di emungimento delle acque per far sì che l’inquinamento non si propaghi, sarebbe a dire che prendono l’acqua dalle falde inquinate e la inviano al depuratore consortile.
I valori nei pozzi piezometrici si avvicinano così alla normalità e spesso gli stessi non danno risultati significativi o addirittura sono vuoti e quanto è accaduto nella rilevazione del marzo 2011 e nella solita conferenza dei servizi della quale abbiamo già dato notizia, si ordinò di procedere ad interrompere l’emungimento dalla originaria barriera di monitoraggio; si ebbe come risultato che nel successivo monitoraggio di maggio il livello di inquinamento schizzò verso l’alto e risultarono compromessi i valori di un pozzo della nuova barriera di monitoraggio, quella più esterna. In uno spot pubblicitario di questi giorni vi è un Cristoforo Colombo che non riesce a convincere l’indigeno e ci rimette fin anche i pantaloni, al nostro Steardo-Colombo va meglio e convocato l’Assessore nella sua sede lo convince che tutto è a posto. Fenice è credibile? Si, anche se ha nel Dna la passione per il gioco delle tre carte: quando il poliziotto si distrae infrange tranquillamente le regole del gioco, recupera il congruo Cip6 – che grava sulle nostre tasche – e va avanti tranquilla.
Un capitolo sul quale bisogna soffermarsi è quello dei dati secretati a rate. Sigilito per tentare, inutilmente, di salvarsi la poltrona decide di pubblicare – nell’estate del 2010 – quei dati non più secretati e che partono dal Dicembre del 2007. Per gli altri, quelli relativi agli anni 2002, 2003, 2004, 2005 e 2007 non esistevano dati certificati come ebbe a dire il nostro quando fu convocato il 4 Novembre 2009 in 3à commissione consiliare permanente, presidente Mollica. Tuoni e fulmini, il presidente Mollica invia tutto il carteggio alla Procura di Melfi già il giorno successivo. In quel mese ognuno disse la propria poi l’intervento di Restaino tranquillizzò tutti, Sigillito era OK ed anche l’allora consigliere Nardozza si dedicò alla cartellonistica di indirizzo. Pace fu fatta all’insegna della “trasparenza”! L’opposizione era ed è in vacanza.
Era il 18 Febbraio del 2101 quanto il comitato Diritto alla Salute di Lavello ebbe il timido ardire, di interessare il sostituto Procuratore della Repubblica di Melfi Arminio, che “seguiva” le indagini e chiedeva lumi, preoccupato come era per la salute della popolazione residente. I membri del Comitato avevano appreso come lo stesso Sostituto, al Tgr Basilicata, aveva avuto modo di dichiarare che “bloccare l’attività dell’inceneritore sarebbe da irresponsabili”; tanta è la fiducia nella magistratura che ancora oggi si sollecita un suo intervento.
I dati pubblicati Sabato scorso dall’Arpab, smettono di essere secretati ; solo il 7 Giugno quanto nella sede dell’Agenzia si tenne un focus su Fenice, il responsabile Prov.le di Potenza, Bove, ebbe ad affermare che quei dati non erano fruibili perché secretati.
Secretati!! ma da chi? La magistratura era venuta a conoscenza di cosa bolliva in pentola ed è stato quello il modo di essere responsabili? Così si garantisce la pubblica incolumità e si previene un possibile disastro ambientale? Le indagini dovranno essere svolte ma a 360 gradi, indirizzate a pieno campo su ciascun soggetto che in questa squallida vicenda ci ha messo le mani.
Pio Abiusi – Città Plurale Matera
x Città Plurale- Matera