In vista della pausa estiva si è tenuta oggi in Regione una sessione di interviste al neo assessore all’Ambiente ed Energia, Francesco Pietrantuono.
Di seguito riportiamo le domande dei giornalisti e le risposte dell’Assessore.
A pochi giorni dall’approvazione del Piano rifiuti in Giunta,quali sono i capisaldi del Piano? Cosa è l’ecotassa?
L’ecotassa non è una novità. Abbiamo fatto un lavoro in Consiglio con un emendamento al collegato della legge stabilità di quest’anno e c’è un incremento notevole per chi conferisce il ‘tal quale’ in discarica e nell’inceneritore. E’ un meccanismo incentivante o penalizzante. E’ la dimostrazione che la Regione fa sul serio per uscire dall’emergenza speriamo entro fine 2017 per organizzare un modello, che nel lungo periodo, punti al recupero totale e nel breve periodo azzeri il conferimento sia in discarica che dell’inceneritore. Anche sull’impiantistica troveremo modo per sopperire rapidamente alla difficoltà. In un anno implementeremo questo modello.
Quando partirà questo Piano?
Il Piano è adottato in Giunta e partirà non appena sarà approvato in Consiglio. Penso per i primi di ottobre. Al netto del piano, che fissa linee strategiche al 2020. Gli Uffici sono già al lavoro per puntare al raggiungimento di questo obiettivo ambizioso a fine 2017.
Sul Piano Rifiuti Potenza e Matera sono ancora a percentuali molto basse, l’obiettivo è del 65% differenziata entro la fine del 2017.
Ce la potremmo fare. Per quanto riguarda Potenza ho incontrato il Comune e qui stiamo a buon punto. Abbiamo fatto un’analisi di quelle che potrebbero essere le criticità in corso, anticipando i punti di difficoltà futuri, e dovremmo riuscire a superarli agevolmente. Il Comune di Matera è, invece, più in ritardo perché la gara con il Conai non è ancora partita. Quindi ho chiesto alcuni impegni molto più stringenti per arrivare almeno a metà o fine agosto con la gara. Nel frattempo questo non deve essere un motivo di freno. Intanto, c’è la possibilità, nel breve termine di mettere in campo una serie di azioni che possano facilmente farci superare il modello di discariche ed inceneritori. Ed è su questo che stiamo lavorando. Poi, anche con lo strumento dell’ecotassa riusciremo ad accelerare le cose. Tra queste la gara del comprensorio di Matera e la vicenda dell’umido. Su quest’ultimo punto ci sono in campo un paio di ipotesi che ci consentiranno di eliminare questa carenza di impiantistica per cercare di superare quel modello.
E’ necessaria una forte organizzazione comunale e un coinvolgimento dei cittadini. Ma c’è anche il rischio commissariamento.
Il rischio commissariamento c’è. Lo metteremo nella legge che accompagnerà il Piano rifiuti: sia come azione per la realizzazione degli impianti sia per la gestione vera e propria dei rifiuti. Sarà previsto il Commissariamento nel caso di Comuni che perderanno tempo nel realizzare gli impianti pianificati oppure rallenteranno ancora le procedure delle gare o ritarderanno l’avvio della raccolta differenziata.
Maggiori costi per il conferimento in discarica, ma anche un meccanismo di premialità se la percentuale viene man mano aumentata?
Sì esatto. E’ uno strumento previsto dalla legge nazionale. Si tratta di una scontistica in favore di chi ha percentuali di raccolta differenziata elevata, unitamente alla possibilità di ricorrere al fondo alimentato dall’ecotassa in favore dei Comuni effettivamente meritevoli.
E per quanto riguarda gli impianti di compostaggio?
L’impianto di Venosa, che raccoglierà circa 18-20 mila tonnellate, finalmente si è sbloccato e i soldi sono stati trasferiti. Però i tempi di realizzazione, come da contratto, sono 18 mesi. Quindi molto probabilmente sarà pronto per gli inizi 2018. L’impianto di Sant’Arcangelo è, invece, più in ritardo. Abbiamo trovato una soluzione veloce per 6mila tonnellate a Lauria. Sono fiducioso che l’impianto potrà dare respiro all’area sud della Basilicata. C’è, poi, il Comune di Potenza che si è proposto per accogliere un impianto. Su questo abbiamo cominciato a ragionare. Il Sindaco deve darci un’idea dell’area che hanno individuato. Proveremo a dimostrare che in 5-6 mesi è possibile fare un impianto di questo tipo. E, dunque, non aspettare 18 mesi o due anni. E questo impianto ci aiuterà molto. Nel frattempo: non ci arrendiamo. I volumi di umido che tratta la regione Basilicata rappresentano l’equivalente dei volumi di umido di un quartiere di Roma o di Napoli. Il che significa che riusciremo facilmente a fare un accordo con qualche regione per trovare una soluzione tampone di un anno, un anno e mezzo. Nel frattempo, prioritario resta: far partire Lauria tra pochi mesi; trovare una soluzione veloce a Potenza; aspettare l’impianto di Venosa.
L’obiettivo finale è il riciclo?
L’obiettivo finale è il recupero nella sua interezza. L’obiettivo di breve termine, fine 2017, è azzerare il conferimento in discarica e in inceneritore.
Il Tar del Lazio ha rigettato il ricorso della Regioni Basilicata, Calabria e Puglia per i permessi di ricerca sullo Jonio. Si è detto che la politica regionale è stata silente rispetto a questo provvedimento. Quali sono le azioni future?
Rileggendo le sentenze mi sembra di dire c’è stata una reazione forse ingenerosa rispetto al ricorso costruito. Ovviamente noi scontiamo i ritardi e dobbiamo recuperare sulla pianificazione, anche sul Piano delle coste. Le motivazioni del rigetto hanno a che fare con la difficoltà delle Regioni di difendersi rispetto a questi permessi. Quindi anche nella difficoltà di riuscire a motivare un diniego su un permesso che non era un permesso di ricerca ma ancora di prospezione e che non ha impatti sull’ambiente. Dovevamo superare in qualche modo le contrapposizioni istituzionali. Serve un ragionamento. Proveremo nei prossimi giorni a concertare con Puglia e Calabria un modo per arrivare al risultato. Proveremo sempre la via giudiziaria, anche con un ulteriore ricorso, ma dobbiamo tener conto della possibilità di dialogo con il Governo che ci consenta di recuperare un’idea del Mezzogiorno e quindi del Mar Jonio. Per le ricerche in mare siamo più deboli perché tutte le competenze sono in capo al Governo.
Per le ricerche in terra ?
C’è un meccanismo di partecipazione delle Regioni. Avremmo gradito che nel famoso “Sblocca Italia” fosse rimasto il comma del Piano delle AIA. Però il meccanismo di costruzione del permesso prevede la partecipazione delle Regioni in due fasi: sia nella procedura VIA, che nell’intesa finale. Ciò significa che se acceleriamo, possiamo chiudere il piano paesaggistico nel più breve tempo possibile e quindi avere strumenti di governo del territorio che ci consentano di agire con norme vincolanti scientificamente valide. Sia nella procedura VIA che nell’intesa finale avremmo modo di far valere le nostre buone ragioni. Abbiamo tutti gli strumenti per difendere la Basilicata.
Con il dissequestro delle vasche e dei pozzi in Val d’Agri verrà riaperta la fase delle estrazioni in Basilicata? Quale sarà il nuovo rapporto con Eni e come verrà pianificata l’azione di monitoraggio con la nuova ARPAB ?
Si andrà in parallelo. Su Arpab stiamo provando a fare tre cose. La prima è rafforzarne la credibilità con un accordo con l’Ispra che indirizza sia la Regione che il Ministero dell’Ambiente. Sarà un protocollo che consentirà ad Ispra di operare sulle attività di monitoraggio e sull’impatto delle estrazioni petrolifere. Con Assoarpa metteremo in campo anche un protocollo di intesa con altre Arpa. C’è anche l’intervento straordinario di 34 milioni di euro che è un ‘occasione di cui bisogna dare merito al presidente Pittella. E’ però un investimento straordinario, da sfruttare in maniera precisa e puntuale perché sono convinto che in questo modo faremo rinascere l’Arpa Basilicata. Altre azioni sono: il rafforzamento del personale e della strumentistica; il completamento della pianificazione dei progetti strategici; il Piano di ispezione delle AIA; un progetto per l’analisi dei valori di fondo; il Piano di tutela delle acque. Ci attende un grosso lavoro di pianificazione che ci consentirà di avere una mappatura precisa della Basilicata. Il progetto di epidemiologia è quasi chiuso. Penso partirà per il 2017.
L’anticipo delle royalty per coprire il bilancio della Regione Basilicata. Lei che cosa ne pensa? Perché non avete pensato ad un fondo sovrano, così come ha indicato Vaccaro?
Il fondo sovrano complicato da gestire. Avremmo dovuto avere capacità gestionale in grado di investire quell’enorme massa di risorse in mercati finanziari. Ci saremmo incartati. Dobbiamo avere l’umiltà di dire cose come stanno e capacità per pilotare una fase di transizione. Abbiamo un po’ di spesa eccessiva sull’ordinario, ma è pure vero che abbiamo costruito un modello che non deve dimenticare la fase di crisi di questi anni. Ciò ha contribuito a mantenere la tenuta sociale di questi anni di crisi. Quello che chiamiamo assistenzialismo era, in realtà, una forma di ‘mantenimento sociale’. Altrimenti la Basilicata sarebbe andata in crisi come altre regioni del Mezzogiorno. Oggi siamo in una fase di transizione in cui dovremo provare a ricalibrare le azioni. Se si consolida la crescita in Basilicata proveremo a ridurre l’assistenzialismo e spingere sul lavoro e sulle attività produttive. Cosa non facile perché gli strumenti che ha una regione in questo campo non sono facilmente gestibili. Dovremo ragionarne con il Governo. Dovremo poi incrociare il Patto per la Basilicata e provare ad inserire questi grandi investitori in un meccanismo di relazione con altre imprese. Da un lato chiederemo a questi grandi gruppi industriali di darci una mano nelle relazioni per accompagnare un po’ di investimenti che vengono che da fuori regione, dall’altro proveremo a costruire un modello di transizione, fondato sull’efficienza energetica. Un tema questo che andrebbe forse ricordato in maniera maggiore perché la Regione Basilicata sta investendo parecchie risorse: un pacchetto di 10 milioni. Si può provare a fare un ragionamento con l’Eni per sperimentare un Val d’Agri un modello di autosostenibilità in termini di sul consumo domestico e vedere di estenderlo a tutta la Basilicata. Immaginare così un modello per affrontare la fase successiva. Ovviamente: se si consolida la crescita, non solo a livello di singola regione, ma di Italia, di Europa. E’ questo il tema vero.
Quale è lo stato del procedimento autorizzativo delle modifiche del Centro olio di Viggiano? Quali sono le notizie sulla ripartenza delle attività di Eni in Val d’Agri ?
Il procedimento istruttorio si è chiuso con le visite e i controlli fatti dai consulenti della Magistratura. Sia i Pm che i Gip hanno dato il via libera alla ripartenza. C’è un accompagnamento nella autorizzazione non sostanziale che ha dato la Regione che chiariva meglio alcune prescrizioni che erano nell’Aia 2011 che dovremmo rivedere perche scade alla fine di quest’anno. Anche in questo caso dovremmo fare un lavoro di sistemazione e di miglioramento . Abbiamo un tavolo permanete che a rafforzare l’Arpab nella capacità di stare dietro a processi industriali complessi. C’è anche un tavolo permanete in Dipartimento che seguirà attentamente la vicenda. Un elemento fondamentale sarà l’accordo con l’Ispra che supporterà l’Arpab sul monitoraggio dell’impatto delle estrazioni petrolifere. Chiuderemo a breve questo accordo con il quale l’Ispra entrerà di supporto sull’attività del Centro Cova di Viggiano e successivamente su Tempa Rossa Total .
La delibera di Giunta sulla modifica non sostanziale dell’impianto non è stata pubblicata. Sembrerebbe che ci sono stati problemi di interpretazione di una tabella. E’ ritornata in Giunta ? E’ prossima alla pubblicazione ? E’ già valida ed efficace?
Eni è già in possesso dell’autorizzazione della Regione o la sta attendendo ? Dipende da questo il fatto che, a tre giorni dal dissequestro, non sono ripartite le attività?
Eni è già in possesso dell’autorizzazione della Regione. Per entrare nel merito, abbiamo fatto una modifica per correggere un errore macroscopico di battitura del testo. Eni sta valutando, anche a seguito delle prescrizioni che i Magistrati hanno fatto nell’atto di sblocco, su come adeguarsi, in particolare sulla catalogazione dei reflui in uscita. Come Regione abbiamo il compito a valle, a seguito di procedimenti di caratterizzazione sulle vasche, di capire se effettivamente qui codici corrispondono a quello che loro trattano.
Dovessero ripartire domani la Regione è già organizzata in merito? Come siamo messi sulla reiniezione e sulla tutela delle falde acquifere?
Sul pozzo Costa Molina, anche rispetto alla revisione del progetto dei flussi, sarà acqua di strato a tutti gli effetti. Quindi siamo sicuri su quello che sarà reiniettato. Sull’analisi dell’impatto precedente abbiamo fatto un primo incontro. In merito sono concordati una serie di piezometri che ci consentiranno di avere lo stato effettivo delle acque sotterranee in quell’area. C’è ancora un problema di interlocuzione tra un privato cittadino ed Eni, per cui al momento non è consentito l’accesso al sito. Ieri ho sentito il sindaco di Montemurro e penso che, per fine agosto, faremo il punto e proveremo a sbloccare questo elemento.
Questa rete di piezometri ci consentirà, nell’area dove insiste il pozzo, di avere un monitoraggio metodologicamete e scientificamnete preciso e dati che ci consentiranno di capire lo stato delle acque in quell’area. Sul resto dovremo rafforzare il monitoraggio già presente, considerato anche che è partito il monitoraggio sullo stato dei corpi idrici, sia superficiali che sotterranei, in tutta la regione. Tale azione è propedeutica al Piano di tutela delle acque. La convenzione con la Regione è di aprile. L’Arpab sta lavorando. Il ciclo delle prove verrà ripetuto per ogni stagione in modo da registrare anche gli eventi stagionali. Dopo due stagioni organizzeremo un incontro per condividere gli esiti temporanei con massima trasparenza.