Si riunisce oggi il consiglio comunale di Tricarico per discutere del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e del parco tecnologico (D. Lgs. n.31/2010). Il presidente del gruppo consiliare comunale “Cristianamente riprendiamo a dialogare” Antonio Melfi, impossibilitato a presenziare alla riunione, ha fatto pervenire al Presidente del consiglio, con preghiera di lettura e richiesta di acquisizione agli atti, la nota che segue.
La mia convinta e decisa contrarietà alla allocazione del deposito nazionale di scorie nucleari nel territorio di questa regione è ormai diventata maggiorenne: nel novembre 2003, quando sedevo in consiglio regionale fra i banchi della minoranza e tuttavia nelle file di un partito di centro destra (UDC) al governo nazionale con il presidente Berlusconi ed il ministro per l’ambiente Matteoli artefici dello scellerato decreto di individuazione di Scanzano Jonico, non risparmiai il mio impegno forte e deciso a sostegno delle ragioni del NO, rispetto ad una decisione nazionale arrivata esplosa davvero come un fulmine a ciel sereno. A tutti i livelli istituzionali non mancai di far giungere la mia voce e il mio totale dissenso, del resto condiviso unanimemente da tutte le forze politiche, anche dai nostrani parlamentari di Forza Italia che , taluni in maniera più soft, altri in modi più decisi, osteggiarono la decisione del Presidente Berlusconi. Personalmente mi unii alle composte manifestazioni di protesta che si protrassero dal 13 al 27 novembre e culminarono con la memorabile manifestazione dei 100.000 ed il blocco della circolazione stradale sulla Jonica. A distanza di 18 anni, tuttavia, la questione irrisolta del deposito nazionale si ripropone, in forme ancora vaghe stante la individuazione di un certo numero di siti presumibilmente idonei: ma la presunzione di idoneità non tiene conto dell’elevato grado di sismicità della Basilicata, del dissesto idro-geologico che in questa regione tocca livelli da record, oltre a tutte le altre potenzialità, in termini di patrimonio culturale, artistico, agricolo, turistico, che si concentrano in Basilicata.
Con la deliberazione che il consiglio comunale adotterà si avvia il processo di consultazione pubblica previsto per giungere alla individuazione definitiva, entro quattro anni, del deposito nazionale. Sono certo che la unanimità di vedute e di intenti circa la assoluta contrarietà alla scelta di una delle aree della Basilicata inserite nell’elenco dei 67 siti potenzialmente idonei, vedrà questa assise opporsi compattamente e adottare ogni procedura, unitamente con gli altri Comuni lucani, in raccordo con le Provincie di Potenza e Matera e con il governo regionale, per impedire che si faccia ancora una volta scempio del territorio lucano, che già molto ha pagato e paga in termini di sfruttamento delle risorse naturali.