Onore alla Squadra 7 del Consorzio di Bonifica che ha ripulito l’area dei boschetti e dei paraggi in quel di Agna a Matera. L’operazione si è protratta per quasi due settimane e si è conclusa nel bollore di un’incipiente estate che tutti dicono straordinaria. È d’obbligo citare i nomi degli esecutori di un servizio davvero apprezzato dagli abitanti di una periferia che di solito è trascurata. Eccoli , con i cognomi in ordine alfabetico: Eustachio Castellana, Cristina Costantino, Vittoria Dell’Otto, Pasquale Desantis, Gina Giglio, Rosaria Lodrini, Brunella Moliterni, Eustachio Montemurro, Silvia Plasmati, Rosa Tortorelli, Felicita Zuccaro. Li ha condotti un caposquadra di gran carattere, Francesco Ferri: otto donne e quattro uomini, ex-lavoratori dei salottifici e altri fuoriusciti dalla mobilità, fra i quaranta e i cinquant’anni.
Per quanto sia odioso che qualcuno, rigirandosi i pollici, stia a guardare chi si affanna a svolgere un lavoro, mi sarebbe piaciuto indugiare a osservarli all’opera. Uscito dalla sede della Fondazione, dove sono inchiodato, ho potuto solo inalare per qualche istante l’aria odorosa dell’erba falciata dai loro decespugliatori. Una mattina ho giusto scambiato due parole con il caposquadra, condividendone l’indignazione che gridava contro un individuo col cane che faceva lo gnorri mentre la bestiola cacava nella pineta appena nettata.
Con tanti cinofili in libera uscita le deiezioni dei loro idoli dai più vari pedigree sono un vero problema per gli addetti alla bonifica. Spiega una donna della squadra: «È che quando il decespugliatore è in azione schizza dovunque i materiali che trova davanti, così che le cacche appena deposte finiscono anche per spalmarsi come una crema sulle nostre facce».
Lei e una collega sono venute a ringraziare perché la Parrocchia di Sant’Agnese ha concesso alla squadra di ricoverare gli strumenti in una saletta attigua alla chiesa, evitandone la dispersione e il fastidio di doverli portare a casa. Benedetto Iddio, nella saletta hanno usufruito di un bagno irreperibile nei dintorni, perché il Comune ne costruisce ma poi li suggella, e si sono potuti permettere, fra le 6.00 del mattino e le 14.00, qualche minuto per rifiatare e ristorarsi. All’accalorata e insistita protesta contro i signori che malgovernano i bisogni corporali dei loro cani le due donne aggiungono ciò che preme al loro cuore: vorrebbero lavorare di più. Sei mesi di ingaggio garantiti in un anno sono una provvidenza, ma che fame di lavoro resta da soddisfare. Non sarebbe possibile accrescerli di qualche settimana, di qualche giorno?
Perché non sfugga la manualità della loro fatica occorre passare in rassegna i mezzi di cui dispongono e di cui hanno cura scrupolosa: piccoli e grandi sacchi di plastica, decespugliatori, rastrelli, forconi, pale, vanghe, cesoie, pinze. La squadra, ovviamente, è dotata di occhiali, visiere, guanti, caschi o berretti protettivi, scarpe antinfortunistiche, gilet color arancione catarifrangenti così che la loro presenza lungo le strade sia notata anche dagli automobilisti più scafati.
Ora chi a sera giunge in Piazza Sant’Agnese per respirare può constatare i risultati del lavoro. Nella pineta hanno perfino ammonticchiato le pietre disseminate qua e là da vari interventi pubblici e mai rimossi, ma soprattutto hanno colmato dell’umido e del secco che hanno raccolto un treno di sacchi di plastica che altri trasporteranno via.
Stupisce che questi lavoratori non mugugnino come altri magari piazzati in comode mansioni, ed esibiscano una mite contentezza. Ciò non gli deriva soltanto dal fatto che operano all’aria aperta, ma è la qualità che abbellisce gli uomini e le donne quando volentieri, congiuntamente e onestramente compiono anche il lavoro più umile.
L’avvocato Giuseppe Musacchio, amministratore ora presidente del Consorzio di Bonifica, sia fiero della Squadra 7.