Consultazione pubblica valutazione di impatto strategica sul piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee, Mediterraneo no triv, No scorie e Conprobio lucano: “Presentate osservazioni inidoneità Basilicata-Mar Jonio-Adriatico meridionale”. Di seguito la nota integrale.
Abbiamo presentato presso il Ministero dell’Ambiente (ora Transizione Ecologica ) le nostre osservazioni sulla inidoneità dell’area Basilicata e dei mari Jonio e Adriatico meridionale nella consultazione pubblica (valutazione di impatto strategica) sul piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (PITESAI ) alla ricerca petrolifera.
Trivellare la Basilicata negli anni passati è stato un grosso errore ambientale, economico e sociale. Continuarlo a farlo su nuovi e vecchi pozzi (o stoccarci gas o co2) sarebbe la condanna definitiva di questa regione a non avere un futuro e a diventare un hub energetico e dei rifiuti. I dati impietosi di Istat, Svimez inerenti povertà ed emigrazione sono la prova provata di un fallimento politico che ha portato sul nostro territorio solo speculazione energetica ai danni di ambiente, salute ed economie locali. Con un eredità lasciata alle future generazioni in termini di discariche di rifiuti tossici e nocivi.
Ci è stato fin troppo facile documentare che la Basilicata è un enorme bacino idrico, ricco di sorgenti, fiumi, falde, laghi da tutelare e preservare. Anche un bambino sa dai primi anni che il petrolio inquina l’acqua e che esiste una incompatibilità, senza ricorrere alle spiegazioni dei grossi professori universitari.
Un enorme patrimonio idrico che costituisce la vera risorsa strategica nazionale e meridionale per il futuro economico della Basilicata e delle tre regioni confinanti di Puglia, Calabria e Campania (anche l’acciaio dell’Ilva si produce con l ‘acqua lucana). Un patrimonio di ecosistemi unico in tutto l ‘appennino meridionale collegato alle acque e custodito in un territorio tra i i più belli e variegati d’Italia, ricco di montagne, colline, pianori terrazzati, valli (che non va difeso solo dalle scorie nucleari). Un territorio forte nell’agroalimentare, principale economia lucana e italiana di esportazione nel mondo, come confermato dai dati del PIL e dell’occupazione in crescita .
L’ecosistema mar Jonio collegato ai fiumi lucani è un altro tesoro che custodisce al suo interno altri tesori di valore inestimabile, e non ci riferiamo al solo PIL turistico del meridione. I tesori archeologici della Magna Grecia (di terra e di mare ) mai cercati e portati alla luce sono il secondo patrimonio italiano dopo quello di Roma, il quinto nel mondo. I fragili canyon sottomarini del mar Jonio non sono secondi a quelli dell’Arizona (ma nessuno lo sa e pensano di spararci l’air guns rischiando di farli franare ) . L’ecosistema mar Jonio è ricco di biocenosi, coralli bianchi e rossi (non esistono solo in Australia ).I nostri delfini sono stanziali (qui vivono e si riproducono). Il nostro golfo è preferito dalle balenottere in un ‘area già classificata dall’Ispra come potenziale area di conservazione di alto mare e acque profonde ( Spami ).Il mar Jonio compreso quello greco deve essere destinato al secondo paradiso dei cetacei dopo quello tra la Toscana e la Francia.
Ma non finisce qui, nel mar Jonio abbiamo il miglior pescato d’Italia per le caratteristiche del nostro mare (ma su questo sfidiamo i migliori chef internazionali a scoprilo)