Sei proposte per restituire credibilità al sistema regionale di controllo ambientale e ridare fiducia alla società lucana. Intervento di Vincenzo Santochirico, consigliere regionale del PD
In Basilicata negli ultimi quindici-venti anni, si sono dovute affrontare alcune sfide, in materia ambientale, che sono un mix di passato e presente, per lo più eterodiretto o indotto dallo Stato e subite dalla Regione (pur a volte con procedimenti negoziali).Val Basento e Tito, le estrazioni petrolifere e la Fiat Sata di Melfi (e Fenice che vi è collegata per molti aspetti) ne sono alcuni esempi. Probabilmente tutte le decisioni e questioni richiamate avrebbero richiesto un accompagnamento, non solo in termini economici, come in parte è solo in parte è avvenuto, ma anche in termini di corredo di competenze, di cautele, di procedimenti, che avrebbero dovuto regolarne e controllarne l’impatto e gli effetti.Ed invece, per larga parte questa responsabilità è caduta sul livello regionale, che ne costituisce il naturale terminale, e la Basilicata, messa di fronte a queste profonde trasformazioni o all’emersione degli effetti di quelle in passato avvenute, con molta lentezza, spesso con errori, a volte con qualche approssimazione, ha dovuto allestire, ha dovuto preparare, ha dovuto predisporre dei mezzi, strumenti, procedure, che la tutelassero in qualche modo, a volte anche in una sede negoziale (com’è avvenuto nel caso degli accordi ENI e Total). Nel tempo, si sono dovute predisporre misure e procedure che in qualche modo monitorassero una nuova generazione di rischi ambientali (non più quelli classici, idrogeologici per esempio) Lo si è fatto con completezza, lo si è fatto in maniera soddisfacente?Alcune cose siano state fatte ed altre no. Si è cercato di difendere un patrimonio da tutti ritenuto meritevole di valorizzare e lo si è mo fatto con approssimazioni successive, mettendo in campo istituti, ricerche, monitoraggi che tuttavia, e questo è il punto critico di oggi, non riscuotono fiducia e credibilità soprattutto per alcuni recenti gravi accadimenti. Sono emersi punti deboli, lacune, distorsioni, che inducono a riflettere e ad aprire una nuova pagina.Siamo in presenza, in questo momento, di una crisi di credibilità del nostro apparato di controllo in materia ambientale. Questo è un punto delicatissimo, rispetto al quale c’è l’esigenza di risposte immediate che bisogna dare e di una risposta più di lungo periodo che bisogna ricostruire.Dal 2009 in poi, da quando c’è stata un’attività di discovery su Fenice, da allora in poi si hanno a disposizione una serie di dati, di rilievi, di ricerche, di monitoraggi che sono stati attivati e espletati.Se si nutrono dubbi sulla loro attendibilità, e che c’è chi ne solleva, l’Assessore all’Ambiente farebbe bene a chiedere al’ISPRA che validi metodiche e procedimenti seguiti e, quindi, i risultati ottenuti, dando loro certezza e attendibilità.Stessa operazione si chieda all’ISPRA su quello che oggi fa l’ARPAB, non solo a Fenice. ma nei luoghi e nei casi di maggiore esposizione a rischi ambientali. Negli anni scorsi la Regione commissionò all’Università di Basilicata un progetto per una rete unitaria in cui confluissero tutti quanti i dati relativi alla qualità dell’ambiente e si creassero le condizioni perché essi fossero anche consultabili e percepibili da tutti, dopo averli resi omologhi fra di loro, visto che ci possono essere anche lì differenze quanto a metodiche, tempi di rilievo, ecc. Già oggi si potrebbe fare un primo passo creando una banca dati unica da pubblicare sul sito regionale di tutti i dati che la Regione ha, quelli che rileva e quelli che riceve o che comunque può acquisire, perché già questo sarebbe un segnale netto di apertura, di trasparenza, di assunzione di responsabilità. Quindi validazione di quello che si fa ora, rete unitaria, anticipazione della banca dati ambientali sul sito regionaleE’ stato annunciato un Piano di tutela dell’aria della Val d’Agri. Si faccia lo sforzo per estenderlo a tutta la Basilicata, atteso che le potenziali fonti di rischio sono diverse e distribuite geograficamente, e quindi, sulla base di tale attività pianificatoria, si introducano limiti e soglie che vadano incontro a quell’obiettivo, da noi ambito, di maggiore tutela ambientale ed anche di maggiori garanzie per i cittadini.L’osservatorio ambientale, poiché deve elaborare proposte che tendano al miglioramento della qualità ambientale, al rafforzamento dei processi e delle misure di sostenibilità, potrebbe già istruire la condivisibile istanza, proveniente dal movimento ambientalista, di introdurre nella legislazione regionale soglie più rigorose di quelle previste a livello nazionale. Nel’ottica di rendere sempre più trasparenti e partecipati i processi decisionali in materia ambientale, si avvii concretamente il “Tavolo di Garanzia”, pensato come spazio istituzionale sulle questioni ambientali connesse alle attività estrattive, sulla falsariga del tavolo della trasparenza in materia radioattiva, già istituito nel 2009.Queste proposte vanno tutte nella direzione di offrire risposte tempestive, ma anche efficaci, alla domanda di garanzia sulle attività di controllo sulla qualità dl’ambiente, restituire credibilità al nostro sistema di controllo ambientale, ridare fiducia alla società regionale.
Vincenzo Santochirico, consigliere regionale PD
Le Proposte vanno sempre bene I FATTI MEGLIO!! Ma il dott. Santochirico era o non era l’assessore all’ambiente????? Mo te ne vieni??? Cmq meglio tardi che mai!!! Se nn lo fate voi che siete al potere monocolore da quaranta anni chi deve farlo????