“Progetto di una comunità energetica a Calvello”, è il tema del convegno svoltosi ieri sera nella Sala del Convento Santa Maria de Piano al quale è intervenuto l’assessore all’Ambiente, Territorio ed Energia, Cosimo Latronico. L’esponente della Giunta regionale presieduta da Vito Bardi ha illustrato in particolare, nel suo intervento che riportiamo di seguito, gli aggiornamenti sull’iter per la costituzione di comunità energetiche e gruppi di autoconsumo collettivo contenute nel decreto del Ministero dell’Ambiente che è stato notificato nei giorni scorsi alla Commissione europea.
E’ notizia della scorsa settimana – ha detto l’assessore della Regione Basilicata Cosimo Latronico – che è stato notificato alla Commissione europea il decreto del Ministero dell’Ambiente con le regole per la costituzione di comunità energetiche e gruppi di autoconsumo collettivo, destinate a superare quelle transitorie che erano state messe a punto con il Milleproroghe del 2020. Regole che, in attuazione della direttiva Red II, recepita in Italia con il Dlgs 199 del 2021, andranno a definire il modello regolatorio, le tariffe e il sistema incentivante per favorire l’associazione tra condòmini o tra enti locali, terzo settore, cittadini, Pmi, al fine di consentire la produzione e lo scambio di energia da fonti rinnovabili.
La notifica in Commissione serve ad avviare la rituale procedura informativa cui sono sottoposte alcune normative tecniche. Un iter che dura tre mesi, prorogabili di altri tre nel caso dovessero emergere osservazioni da parte degli stati membri. Poi, il Dm potrà essere pubblicato in Gazzetta ufficiale per l’entrata in vigore.
La proposta – ha sottolineato Latronico – è incentrata su due misure: un incentivo in tariffa e un contributo a fondo perduto. I benefici previsti riguardano tutte le tecnologie rinnovabili, quali ad esempio il fotovoltaico, l’eolico, l’idroelettrico e le biomasse. Chi vorrà associarsi in una configurazione di autoconsumo potrà ottenere una tariffa incentivante sulla quota di energia condivisa da impianti a fonti rinnovabili. La potenza finanziabile è pari a complessivi cinque giga watt, con un limite temporale fissato a fine 2027.
Riguarderà invece solo le comunità realizzate nei comuni sotto i cinquemila abitanti, la misura che permette l’erogazione di contributi a fondo perduto fino al 40% dell’investimento. L’intervento può riguardare sia la realizzazione di nuovi impianti che il potenziamento di impianti già esistenti: in questo caso la misura è finanziata con 2,2 miliardi di euro del Pnrr e punta a realizzare una potenza complessiva di almeno due giga watt e una produzione indicativa di almeno 2.500 giga watt l’ora ogni anno. Chi otterrà il contributo a fondo perduto potrà chiedere di cumularlo con l’incentivo in tariffa.
Gruppi di cittadini, condomini, piccole e medie imprese, ma anche enti locali, cooperative, associazioni ed enti religiosi: chi sceglierà di associarsi ad una Comunità, dovrà innanzitutto individuare sia un’area dove realizzare l’impianto con tecnologie rinnovabili che altri utenti connessi alla stessa cabina primaria. Inoltre sarà necessario un atto costitutivo del sodalizio che abbia come oggetto sociale prevalente i benefici ambientali, economici e sociali. Il soggetto gestore della misura è il Gse che potrà verificare preliminarmente l’ammissibilità dei soggetti interessati al fine di garantire la possibilità concreta di accedere ai benefici della misura.
Il testo, rafforzato e arricchito dalla consultazione pubblica, – ha continuato Latronico – è uno strumento coerente con il doppio obiettivo del governo nazionale guidato dalla presidente Giorgia Meloni: la decarbonizzazione entro il 2030 e l’autonomia energetica.
Quanto alla tariffa spettante, negli allegati della proposta di decreto vengono indicate tre fasce di incentivi: per gli impianti di potenza fino a 600 kilowatt, la tariffa è composto da un fisso di 60 euro per megawattora più una parte variabile che non può superare i 100 euro per MWh; per gli impianti di potenza compresa tra 200 kW e 600 kW, il fisso è di 70 euro più un premio che non può andare oltre i 110 euro per MW; infine, per gli impianti sotto o pari ai 200 kilowatt, il fisso è di 80 euro più una tariffa premio non superiore ai 120 euro per megawattora. È poi previsto un fattore di correzione a seconda della zona geografica: 4 euro per megawattora in più per le Regioni del Centro (Lazio, Marche, Toscana, Umbria e Abruzzo) e 10 euro per MWh in più per quelle del Nord (Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombadia, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta e Veneto). Ovviamente, chiarisce il decreto, nei casi in cui è prevista l’erogazione di un contributo in conto capitale, la tariffa spettante subirà una decurtazione.
La proposta di provvedimento – ha concluso Latronico – chiarisce poi quali sono le spese ammissibili (dalla fornitura e posa in opera dei sistemi di accumulo ai collaudi tecnici e/o tecnico amministrativi) e prevede che l’esborso per le spese tecniche sia finanziabile in misura non superiore al 10% dell’importo complessivo ammesso a finanziamento. Le spese sono ammissibili nel limite del costo di investimento massimo di riferimento che è di 1.500 euro per kilowatt per impianti fino a 20 kW, di 1.200 euro per kW per impianti di potenza superiore a 20 kW e fino a 200 kW, di 1.100 euro per kW per potenze superiori a 200 kW e fino a 660 kW e di 1.050 euro per impianti di potenza superiore a 600 kW e fino a 1.000 kW.