Pio ABiusi, esponente dell’associazione Ambiente e legalità, riapre il dibattito su SassiLive in merito alla richiesta presentata da Italcementi al Comune di Matera per aumentare la quantità di combustibile da bruciare da 12 mila tonnellate a 60 mila tonnellate all’anno. Ma cosa brucia Italcementi? Di seguito la nota di Abiusi che offre interessanti precisazioni sull’attività effettuata all’interno dell’impianto di via Laterza.
Italcementi Matera ovvero una storia infinita
Che Italcementi bruci qualcosa per alimentare i suoi forni è risaputo, lo sanno anche i bambini.
Non è una fabbrica di cioccolatini e come ogni impianto che brucia qualcosa per produrre qualcosa inquina, di più o di meno , dipende delle tecnologie adottate. E’ un impianto che brucia per produrre cemento e non energia elettrica non è, quindi, un co-inceneritore; non è un inceneritore perchè questo ultimo brucia rifiuti che possono essere urbani o speciali a temperature piu’ basse e con una permanenza dei rifiuti nei forni molto piu’ ridotta, al punto , questi si, da produrre diossine. Nel 2009, anno preso a caso, Fenice ha bruciato ben 30746 tonn su un totale di 30746,30 tonn in tutti gli inceneritori italiani di “altri speciali pericolosi” annoverati tra quelli urbani, misteri lucani!
Italcementi dal 2007 al 2010 ha ammodernato tecnologicamente il suo impianto per renderlo più competitivo e meno inquinante. Chissà, se non l’avesse fatto oggi sarebbe fuori mercato come quello di Vibo Valentia e tanti altri. Finalmente, in Italia si usa meno cemento, si costruisce di meno, si consuma meno suolo. Certo la crisi porta gli operai edili alla disoccupazione, diversifichiamo e recuperiamo il nostro patrimonio edilizio senza costruire più case (di cemento ne servirà sempre meno). Ciò detto vediamo cosa brucia Italcementi ed in che quantità.
Oggi l’impianto è autorizzato a bruciare fino a 12.000 tonn di rifiuti includendo anche i PFU – Pneumatici Fuori Uso- che non debbono contenere cloruro, sostanza che bruciata è particolarmente nociva. Brucia, poi, Pet-Coke che è lo scarto dell’oro nero tanto da guadagnarsi il nome di “feccia del petrolio”, Il cui trattamento consistente in carico, scarico e deposito deve seguire regole dettate da apposito decreto del Ministero della Sanita’ e che contempla il trasporto di sostanze pericolose. Per produrre 746 mila tonn di clinter, Italcementi deve bruciare 70 mila tonn di Pet-Coke,la società propone di bruciare fino a 60 mila tonn di PFU e CSS e ridurre la quantità di Coke utilizzato. Tutto qui, è una sostituzione di combustibile con un rapporto pari , all’incirca a 2/3 del potere calorifico in cui due di Coke equivalgono a 3 degli altri. Si può concludere che: non stiamo parlando di inceneritore ma di sostituzione di combustibile in un cementifico.
Cosa è il CSS: Combustibile Solido Secondario? Esso si ottiene a valle della raccolta differenziata. Dopo aver diviso per benino tutto quello che va a riuso e la parte umida, c’è una parte finale, circa 25%, che va in un buco chiamato discarica e che bisogna gestire per altri 30 anni dopo la chiusura e che il più delle volte inquina le falde o i terreni circostanti, emette in atmosfera CO2 contribuendo ad alimentare l’effetto serra. La gestione del percolato costa tanto ed il Comune di Matera aveva pensato che occorressero 4 Milioni di euro per gestirlo – che pacchia-. Quel 25% può essere utilizzato come combustibile e parliamo di CSS composto da rifiuti non pericolosi. Una ultima annotazione la facciamo sulle ceneri. Gli inceneritori producono nella loro attività dal 25 al 30% di ceneri che sono pericolose o meno a seconda il tipo di rifiuto bruciato.
Itlacementi usa le ceneri del codice Cer ( Codici Europei dei rifiuti) 190112 (ceneri pesanti e scorie, diverse da quelle di cui alla voce 190111 che sono ceneri pesanti e scorie, contenenti sostanze pericolose) per produrre clinter. Nel 2006 e nel 2007 le ritirò da Fenice, oggi l’approvvigionamento avviene altrove perchè l’impianto di inertizzazione delle ceneri di Fenice è fermo, “mancano i pezzi di ricambio”. Con l’ uso del CSS la produzione di ceneri avverrebbe in casa con un minore inquinamento dovuto alla sua movimentazione. Se può essere utile ed a tutto vantaggio di alcuni compagni ed amici della SEL potremmo tenere qualche lezione sugli inceneritori o ci può pensare il duo Vendola-Marcegaglia che ne sta realizzando uno a Borgo Tressanti di Cerignola malgrado le accese proteste degli abitanti.
Pio ABiusi, Associazione Ambiente e legalità