In risposta alla nota del Coordinamento No Triv, il Dipartimento regionale all’Ambiente precisa che sono state rispettate procedure e competenze
Nessuna procedura anomala nell’autorizzazione per Costa Molina 2.
Lo precisa il Dipartimento regionale all’Ambiente in risposta alla nota diffusa dal Coordinamento No Triv. In merito alle affermazioni che parlano di “procedure anomale” e di “mancato rispetto di procedure amministrative”, il Dipartimento specifica che “ciò è destituito di ogni fondamento”.
“L’Ufficio Compatibilità Ambientale – fa sapere il Dipartimento – ha operato nell’ambito delle proprie competenze relative all’Autorizzazione Integrata Ambientale, in quanto per la norma di settore (D. L.vo n. 152/2006 – Parte II, Titolo III bis) le attività di reiniezione costituiscono cosiddette “attività connesse” al Centro Olio Val d’Agri. In tale veste, ha autorizzato la prosecuzione dell’attività di reiniezione del Pozzo Costa Molina 2, la cui perforazione è stata autorizzata da oltre 30 anni”.
Per le stesse motivazioni, l’Ufficio sta curando anche il procedimento Aia, tutt’ora in corso, che riguarda l’intero layout di reiniezione del pozzo Monte Alpi 9.
“Nell’ambito dei procedimenti – precisa il Dipartimento Ambiente – sono state acquisite e valutate le osservazioni degli Enti e di altri Uffici regionali che hanno titolo ad esprimere parere, osservazioni che, dove occorre, sono integrate nei dispositivi autorizzativi anche con valore di prescrizione. Come prevede la norma di riferimento (D. L.vo n. 152/2006, art. 29-nonies), la ratifica della modifica non sostanziale relativa al pozzo Costa Molina 2 è efficace ed operativa anche nelle more dell’aggiornamento del provvedimento generale di Aia (DGR n. 627/2011)”.
“In particolare, nel provvedimento di ratifica per Costa Molina 2 – prosegue il Dipartimento Ambiente – sono state descritte tutte le caratteristiche impiantistiche e di processo e sono contenuti anche ampi riferimenti al procedimento in corso per l’accertamento dei fenomeni di inquinamento, dettando le prescrizioni operative da ottemperare per la gestione dell’attività. Tra queste, in sintesi, il quantitativo massimo, annuo e giornaliero, delle acque da reiniettare; l’ambito sotterraneo utilizzabile per la reiniezione; la qualità delle acque reiniettabili e relativi parametri di riferimento; le modalità di esercizio dell’attività di reiniezione e relative garanzie tecniche da adottare; la realizzazione di ulteriori tre piezometri per il monitoraggio delle acque sotterranee; i dati e parametri da rilevare, registrare e comunicare agli Organi di controllo; le attività di monitoraggio da eseguire in parallelo alla reiniezione per il controllo dei parametri di processo e per le garanzie di tutela del contesto ambientale di riferimento; il monitoraggio e controllo della persistenza delle caratteristiche tecniche del giacimento che consentono la reiniezione; le modalità di svolgimento dei controlli da parte degli Organi competenti (Arpab e Provincia); il monitoraggio microsismico dell’area, sotto la supervisione dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV); le modalità e la tempistica della comunicazione dei dati”.
Costa Molina 2, la nota di No Triv Basilicata
La procedura per l’ ottenimento dell’A.I.A. per la “Reiniezione delle Acque di Strato in unità geologica profonde mediante i pozzi Costa Molina 2 e Monte Alpi 9″, richiesta da Eni nel 2012 per ottenere autorizzazione a scaricare nel sottosuolo un maggiore quantitativo di acque derivanti dall’estrazione e separazione di idrocarburi nel Centro Olio di Val d’Agri, è ancora in fase istruttoria. Intanto però, nel mese di settembre 2013, l’ Ufficio Compatibilità Ambientale del Dipartimento Ambiente, Territorio e Politiche della Sostenibilità ha comunicato con una semplice nota il rinnovo dell’autorizzazione allo scarico in unità geologiche profonde delle acque di strato tramite il pozzo di reiniezione “Costa Molina 2″ per una quantità pari a circa 3000 mc di acque di strato al giorno…
Tale atto, mentre autorizza il proseguimento delle attività con procedura “anomala” rispetto alle precedenti Determinazioni Dirigenziali emesse dall’ Ufficio Ciclo dell’ Acqua del dipartimento con scadenza quadriennale a partire dal 2001, insieme però ignora e addirittura contraddice il parere negativo espresso dal competente Ufficio Ciclo dell’ Acqua nel precedente mese di Agosto 2013.
Cosa sta accadendo all’interno del dipartimento ambiente delle Regione Basilicata?
Il pubblico documento con cui le associazioni WWF Basilicata, Onda Rosa, Laboratorio per Viggiano e Associazione Mediterranea per la Natura, denunciate le anomale procedure utilizzate dal Dipartimento……., peraltro con l’avallo del dirigente Viggiano, hanno chiesto alla Regione Basilicata la REVOCA DELLA AUTORIZZAZIONE all’ENI per il proseguimento delle attività di scarico delle acque di strato tramite il pozzo di reiniezione “Costa Molina” , inducono il Coordinamento No Triv a richiedere l’intervento urgente degli organi politici, o in mancanza, l’intervento delle autorità giudiziarie, per sospendere le procedure in discussione e fare luce su quanto denunciato dalle organizzazioni politico/ambientali.
Chiarire la vicenda è necessario, prima che la stessa venga messa a tacere dai non nuovi conflitti di interessi presenti in seno al dipartimento, e ciò non solo per restituire trasparenza e legittimità agli atti pubblici che vengono emanati dal dipartimento, ma soprattutto per salvaguardare la salute dei cittadini.
La repentina risposta dello stesso Dipartimento ed il rimando alle analisi dell’Arpab non fanno altro che aumentare i dubbi e la preoccupazione dei cittadini che da anni seguono queste vicende, sia per la già sperimentata permeabilità dell’Arpab a influenze di varia natura, nonché per la poca attendibilità, verificata anche nelle scorse settimane, rispetto ai controlli effettuati, basti pensare a quanto affermato da parte dell’ Arpap sulla vicenda delle emissioni in atmosfera della Ferriera, da cui è emerso che le stesse emissioni sono superiori agli stessi rilevamenti effettuati nel quartiere Tamburi di Taranto adiacente all’ ILVA, ma che, che i controlli dell’ Agenzia regionale per l’ambiente della Basilicata non avevano rilevato.
Le denunce, che apparentemente riguardano il solo ambito delle procedure amministrative, rimandano in realtà a situazioni di grave pericolo per le popolazioni : è alto il rischio che la reiniezione nel sottosuolo di acque di strato, ossia di acque utilizzate per il trattamento del petrolio, contenenti, oltre agli scarti dello stesso greggio, numerosi altri elementi di natura chimica di cui non è dato conoscere la composizione perchè coperti da segreto, possa mettere a contatto tali sostanze inquinanti con le falde acquifere, con gli incalcolabili danni per l’ambiente e la salute dell’uomo che è facile immaginare.
Questa è la più urgente domanda cui gli organi politici e dirigenziali devono dare risposta, i sistemi di misurazione e controllo necessari a scongiurare i pericoli di contaminazione delle falde acquifere sono davvero efficaci, affidabili ed adeguati?
La regione è a conoscenza dei reali quantitativi di acque di strato reiniettate da ENI nel sottosuolo?
Come mai non vengono rispettate le procedure amministrative previste in seno al dipartimento Ambiente?
In ogni caso faciloneria, approssimazione, superficialità saranno giudicate intollerabili a fronte di questioni di tale delicatezza.
Chiediamo pertanto ai rappresentanti istituzionali Regionali risposte chiare e convincenti rispetto alle questioni poste, e che vengano messe in essere tutte le procedure necessarie a chiarire la legittimità degli atti amministrativi in discussione.
In caso contrario, non basteranno semplici note distensive per far rientrare l’allarme lanciato dalle organizzazioni sopra citate, siamo nella piena e legittima convinzione che solo un’azione di denuncia, che, se non parte dalle stesse istituzioni, dovrà comunque necessariamente coinvolgerle, potrà fare chiarezza sulla questione.