La protesta di oggi delle comunità locali di Guardia Perticara, Corleto, Gallicchio, Armento, Missanello, Roccanova e Sant’Arcangelo, escluse dai benefici derivanti dalla cessione alla Regione e di conseguenza solo ad alcuni comuni (capofila Viggiano) del gas prodotto dall’estrazione petrolifera, è solo l’altra faccia della “medaglia gestione idrocarburi”, perché riprova l’incapacità a gestire in maniera equa e senza figli e figliastri le nostre risorse energetiche. E’ il commento di Filippo Massaro, a nome del Csail-Indignati Lucani per il quale si ripete esattamente la situazione di sperequazione che da anni si registra tra i Comuni della Val d’Agri e del Sauro attraverso la spartizione delle royalties.
Intanto è il caso di spiegare esattamente ai cittadini come funzionano le cose: per effetto del Decreto Bersani il gas lucano viene venduto nella Borsa del gas dalle stesse Compagnie petrolifere che lo estraggono (Eni e Shell) e queste, grazie ad un Regolamento a dir poco permissivo, con un meccanismo di aste in cui vengono messe in vendita grandi lotti di gas in ogni asta, inaccessibili ai piccoli e medi operatori, porta quale risultato, che il gas viene riacquistato dalle stesse Compagnie petrolifere che lo hanno versato come royalties ad un prezzo che in quel determinato giorno risulterà basso perché in Borsa, volutamente, vi sarà molta offerta e richiesta quasi nulla.
Successivamente questo gas viene reimmesso sul mercato nazionale ad un prezzo molto più alto. Tale meccanismo garantisce pure il monopolio del prezzo in quanto non permette a nessun altro operatore di acquistare in Borsa e vendere a prezzo competitivo.
La conclusione, come si dice dalle nostre parti – commenta Massaro – è : “cornuti e mazziati”, perché del beneficio del gas (come del resto del greggio) ci arrivano solo briciole che tra l’altro non arrivano nemmeno a tutti, con una grande responsabilità in questa vicenda che fa capo alla Società Energetica Lucana, carrozzone voluto come nel caso di Acquedotto Pugliese prima ed Acquedotto Lucano successivamente, per garantire postazioni al potere politico.
Tutto ciò in barba ai proclamati programmi di attrazione degli investimenti industriali e produttivi in Val d’Agri e Sauro attraverso la sbandierata gratuità di gas ed acqua alle aziende che vogliono insediarsi e portare lavoro.
Le royalties sotto forma di gas andrebbero invece calcolate sulle quantità lorde di gas estratte in modo che l’ENI, dovendo pagare le royalties anche sui cosiddetti consumi interni sarebbe portata a sprecare meno: la contribuzione in natura stabilita rappresenta neanche il 3% dell’aumento di produzione di gas; ancora elemosine. Non resta che appellarci al Governatore Pittella che ha deciso di attestarsi la delega al petrolio perché riveda il meccanismo di gestione come pure i canoni sociali di gas per le famiglie povere e a forte disagio economico.
Gen 10