Gli automobilisti italiani quando fanno il pieno di benzina o gasolio dovrebbero ricordarsi che il petrolio estratto in Val d’Agri ha contribuito negli anni e contribuirà ancora alla ricostruzione delle aree terremotate di tutto il Paese. E’ il commento del Csail allo studio diffuso dalla Cgia di Mestre sulle accise di carburante che ammontano ad 11 centesimi al litro, quasi quattro miliardi l’anno, prelievi giustificati con la necessità di ricostruire le aree colpite dai terremoti. Il meccanismo vale per il Belice del 1968, così come per l’Emilia Romagna del 2012. In cinquant’anni di danni e calamità, lo Stato ha incassato 145 miliardi da questi balzelli straordinari. E – sottolinea Filippo Massaro, portavoce del Csail – prendendo per buona la percentuale media nel corso degli anni del 5% quale apporto del greggio della Val d’Agri al fabbisogno complessivo di petrolio e derivati nel Paese ci si può sbizzarrire come si vuole con i calcoli per conteggiare quanto ha prodotto solo in termini di accisa.
Per limitarci al terremoto 1980 Irpinia-Basilicata il Governo Forlani approvò l’introduzione di un’accisa di 75 lire al litro. In questi 35 anni di applicazione l’erario ha riscosso un gettito di 55,1 miliardi di euro nominali. Stando alle stime rese note dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri, la riedificazione degli immobili e delle infrastrutture è costata 23,5 miliardi di euro nominali. Se, invece, attualizziamo le cifre si deduce che il costo si è aggirato attorno ai 52 miliardi di euro mentre la copertura è stata di 86,4 miliardi di euro, consentendo allo Stato – dice ancora Massaro – di lucrare una buona fetta, facendo cassa persino sulla disgrazia del sisma.
Il rapporto – si legge nella nota – non ci dice niente di nuovo: è sempre la nostra risorsa energetica che consente di mettere in ordine i conti dello Stato come accade per la Regione, a parte quest’anno con una previsione di entrata diretta di royalties di meno 35 milioni di euro a causa del blocco del Centro Oli Eni di Viggiano. Piuttosto – aggiunge Massaro – è del tutto assente in questa strategia la Sel (Società Energetica Lucana) che sulla carta avrebbe un ruolo da svolgere per la gestione di una parte degli idrocarburi, specie il gas di derivazione dall’estrazione di petrolio dai pozzi, mentre la Regione in tutti questi anni non è stata capace di rivendicare dallo Stato una parte delle consistenti accise oltre alla quota fiscale che l’erario incassa alla pompa e quindi direttamente dai portafogli degli automobilisti anche lucani per i quali persino l’elemosina della card carburanti presto finirà con l’ultimo pieno.