A chi come il Csail-Indignati Lucani dal lontano 2011 ha promosso ed organizzato lo sciopero degli automobilisti per l’acquisto del carburante ed in particolare il boicottaggio delle stazioni Agip-Eni, Total e Shell, non può che far piacere l’imitazione e il ripetere, da parte di altri soggetti, l’iniziativa di protesta ma, sulla base della nostra esperienza, sosteniamo che una giornata di diserzione delle pompe di carburanti non basta più. Lo afferma il presidente del Csail Filippo Massaro che aggiunge: soprattutto con gli sviluppi della card carburante e quindi il suo superamento, diventa necessario riproporre la nostra campagna per la “riduzione del prezzo dei carburanti alla pompa” attraverso l’abbattimento delle accise. Quella, per intenderci, caratterizzata dal manifesto (allegato) con i due ex Presidenti di Giunta De Filippo e Bubbico in tuta da benzinaio.
Rinnoviamo pertanto un appello ai cittadini e ai parlamentari di tutti i partiti affinché si costituisca un fronte comune per chiedere al Governo una sensibile riduzione delle accise, volta a ridurre da noi il costo del carburante alla pompa per renderlo più sostenibile per famiglie ed imprese, e a compensazione dei gravissimi danni procurati dal Centro Oli Eni di Viggiano all’ambiente all’economia e alla salute dei cittadini.
Il risparmio nei distributori “no logo” è stimato mediamente intorno agli 11-15 centesimi da Federconsumatori e Adusbef, che parlano di «132 euro all’anno in meno sui pieni di carburante». Il problema, segnalano le associazioni dei consumatori, è che «questi impianti sono ancora troppo poco diffusi sul territorio nazionale: appena il 5% circa dell’intera rete di distribuzione, percentuale che per incidere maggiormente sulle tasche degli automobilisti dovrebbe crescere almeno al 15%». Benché i distributori della grande distribuzione e le pompe bianche siano diffuse in tutta Italia, con una concentrazione delle «no logo» pari al 40% del totale al Sud, gli effetti sui prezzi sono differenti. «I prezzi più bassi sono stati praticati nel Nord-Est», spiega l’Antitrust, mentre, «a prescindere dalla tipologia di operatore, il Sud ha sempre prezzi più elevati e il Centro ha una posizione intermedia». Si risparmia anche a Nord-Ovest, ma il nodo è sviluppare il maggior numero di operatori indipendenti efficienti, esportando il «modello Nord-Est» anche in quelle aree del Paese dove attualmente i distributori no logo non rappresentano un effettivo stimolo concorrenziale.
In cosa consiste – spiega Filippo Massaro – il «modello Nord-Est» delle pompe bianche? Lì gli operatori sono di medie dimensioni, con punti vendita in cui il self-service e i servizi non-oil sono più diffusi che nel resto d’Italia. In questo modo riescono a sfruttare tutte le leve della concorrenza. Il risultato è che la quantità media di carburante erogata è elevata e superiore a quella dei punti vendita legati alle compagnie petrolifere. L’effetto finale – aggiunge Massaro – è una battaglia sui prezzi, che così scendono. Al Sud, invece, gli impianti sono poco efficienti e l’erogato medio è molto basso. In molti casi, poi, i proprietari delle pompe bianche hanno anche impianti convenzionati con le società petrolifere. «Queste caratteristiche spiegano in parte i prezzi praticati dalle pompe bianche al Sud – scrive l’Authority – che non risultano molto diversi da quelli praticati dalle reti colorate». Insomma – sottolinea Massaro – per l’Antitrust si deve continuare sulla strada delle liberalizzazioni, privilegiando lo sviluppo di impianti della grande distribuzione e incentivando un’evoluzione anche delle reti colorate e creando una“banca dati istituzionale” che raccolga e renda pubblici i prezzi praticati dai singoli impianti su tutto il territorio nazionale.
Per noi del Csail-Indignati – continua Massaro – è questa una battaglia essenziale per il“ristoro” dei danni incalcolabili dall’attività petrolifera in Val d’Agri e nel Sauro. Tra le più significative modifiche normative da apportare, come sta già accadendo per l’elettricità, allo scopo di adottare una configurazione regolatoria del mercato più competitiva e concorrenziale –spiega Massaro- figurano: costituire un mercato all’ingrosso dei carburanti per autotrazione, definito da un Gestore del Mercato secondo principi di neutralità e trasparenza, che pubblicizzi listini settimanali e che renda più comprensibile la dinamica domanda-offerta, restituendo parametri più rispondenti alla realtà di quelli offerti dai valori, solo virtuali e ipotetici, attualmente assunti attraverso l’andamento dei mercati internazionali sui greggi o sui prodotti finiti; separare nettamente l’ambito del mercato nel quale si muovono i produttori-fornitori da quello della distribuzione finale; affidare ad un Acquirente Unico il compito di ottenere le migliori condizioni di mercato per l’approvvigionamento dei distributori al dettaglio. Ancora, si punta a rimuovere il vincolo di fornitura in esclusiva finora imposto alle decine di migliaia di imprese dei gestori che attualmente costituiscono oltre il 90% della rete distributiva, dietro la determinazione di congrui corrispettivi tesi a remunerare gli investimenti effettuati dai proprietari degli impianti e lo sfruttamento commerciale del marchio dei fornitori; imporre la segnalazione al pubblico esclusivamente dei prezzi effettivamente praticati, vietando qualsiasi altro messaggio allo scopo di impedire la proliferazione di avvisi pubblicitari generici di sconto non chiari, spesso ingannevoli e che impediscono il rapido confronto tra le offerte di prezzo dei diversi impianti; esprimere i prezzi dei carburanti in centesimi con una sola cifra oltre la virgola (es. € cent.178,3 anziché €.1,783)per ottenere una migliore capacità di percezione e d’impatto per il confronto tra le offerte di prezzo dei diversi impianti, senza rinunciare al valore millesimale introdotto in origine, al passaggio dalla lira all’euro, per una maggiore trasparenza e tutela dei consumatori.
Set 27