Dopo aver presentato le osservazioni di inidoneità per i comuni dell’area jonica sui potenziali siti indicati dalla Cnapi, sul futuro deposito nazionale di scorie nucleari, le abbiamo preparate e inviate anche per l’area Bradanica. I comuni interessati dai 6 siti potenziali indicati dalla Cnapi rientrano nei comuni di Genzano, Oppido e Irsina. Singolare dopo la fascia Jonica anche la scelta di questi siti, in pieno bacino idrografico del fiume Bradano. In quest’area troviamo la presenza di ben 4 dighe-invasi per uso civile e irriguo per complessivi 252 milioni di mc che insieme al reticolo idrografico di torrenti, fiumi, reti e condotte costituiscono il distretto irriguo del Bradano che serve parte della Basilicata e della Puglia. Il futuro deposito nucleare conterrà scorie di bassa attività ma anche quelle di alta attività in modo temporaneo, la presenza delle acque e delle dighe è contemplato come rischio dai criteri Ispra guida 29. Un eventuale incidente o fuga radioattiva raggiungerebbe attraverso l ‘acqua o le stesse falde vaste aree di 2 regioni. Anche queste aree come il Metapontino sono interessate dal biologico di qualità, infatti è stato creato proprio tra i comuni di Acerenza, Genzano e Oppido il biodistretto regionale dell’Alto Bradano. In queste aree troviamo un’agricoltura di alta qualità che riguarda i cereali, la stessa Conprobio ha recuperato in queste zone alcune qualità di farro antichi riportandole in produzione (Farro Dicoccum Lucania & Farro Spelta Forenza). In questi territori sono state recuperate inoltre alcune varietà di grano antico come la Saragolla lucana, un’antica varietà di khorasan (alias commerciale Kamut), il tipo di frumento a basso contenuto di glutine e ricco di antiossidanti e proteine, un grano attenzionato anche da università, medici e nutrizionisti. In poche parole una filiera con potenzialità enormi nell’agroalimentare. Per nulla citato inoltre dalle relazioni Cnapi il vincolo paesaggistico che il ministero dei beni culturali ha inserito su tutto il territorio comunale di Irsina per la straordinaria bellezza del paesaggio e il valore storico e archeologico di alcune aree con reperti dell’età del ferro, romana, medievale e della riforma fondiaria. Un vincolo confermato anche dal consiglio di stato contro le pretese legali di società energetiche sul territorio di Irsina. Un vincolo che in passato purtroppo anche regione Basilicata, provincia e comune volevano alleggerire o eliminare e che invece ora può scongiurare il deposito nazionale di scorie nucleari. In Pratica un riconoscimento di non poco conto su cultura, bellezza e storia da parte del ministero dei beni culturali che non ha avuto dalle amministrazioni locali la giusta valorizzazione e il giusto peso per lo sviluppo del territorio (per ricordarci che in Basilicata non abbiamo solo Matera).