Deposito scorie radioattive in Basilicata, il no della Federazione Basilicata di Rifondazione Comunista.
Di seguito il testo integrale.
Mentre viviamo un presente condizionato dal colore stabilito sulla carta geografica delle Regioni dai Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri in materia di emergenza sanitaria, non possiamo nonprestare la massima attenzione al futuro chesi sta disegnando nel Paese. Vogliamo qui riflettere in particolare su alcune scelte politiche di rilevanza nazionale attualmente in discussione, destinate ad avere un grande impatto su ambiente ed economia, decisive per il futuro della Basilicata.
Il 5 gennaio scorso il Governo ha aperto la consultazione pubblica sulla Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee(CNAPI) ad ospitare il Deposito Nazionale dei Rifiuti Radioattivi, proposta da SOGIN, società pubblica incaricata ai sensi del Decreto legislativo nr. 31 del 2010, prevista dal Programma nazionale di gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi adottato nel 2019, a seguito del recepimento delle Direttive europee EURATOM.
A febbraio prossimo scade il termine per l’adozione del Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee (PiTESAI) allo sfruttamento petrolifero ed a settembre prossimo scade la moratoria nazionale in atto sull’avvio di nuove attività di ricerca e sfruttamento di idrocarburi in terra e in mare – come previsto dalla Legge nr. 12 del 2019.
Non può stupire l’immediata reazione di rifiuto suscitata dalla Carta dei siti potenzialmente idonei a ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, nell’opinione pubblica, nelle Istituzioni, nelle Organizzazioni politiche e sociali della Basilicata. Qui è ancora viva l’eco delle quindici giornate di Scanzano, con cui nel 2003 la Basilicata rifiutò il cimitero delle scorie nucleari che il governo di centro destra a guida Berlusconi ela Sogin del generale Jean tentarono di imporci con un colpo di mano.
Non ci stupisce ma nemmeno condividiamo tutte le prese di posizione. Non siamo d’accordo per esempio con chi rifiuta il deposito unico pensando che si possa fare ovunque purchè non nel giardino di casa nostra. Non riteniamo credibile chi si oppone al deposito unico invocando oggi la vocazione ambientale, agricola, culturale, turistica del nostro territorio dopo che da anni non ha mosso un dito contro o peggio ha sostenuto lo sfruttamento petrolifero della Basilicata. Ci riferiamo al governo regionale di centro destra che oggi tratta con ENI la prosecuzione e intensificazione delle attività del centro oli in Val d’Agri nonostante la concessione sia scaduta nel 2019 ed ha consentito la messa in esercizio definitiva del centro oli di Tempa Rossa nonostante i ripetuti episodi di malfunzionamento degli impianti e la mancata bonifica dei siti inquinati da idrocarburi presenti in quel territorio. Ci riferiamo a quelli del centro sinistra che fino a inizio 2019 hanno governato questa Regione senza vedere sversamenti di tonnellate di petrolio nelle falde acquifere a monte della grande diga del Pertusillo o gli sversamenti di rifiuti pericolosi in pozzi di reiniezione o nel fiume Basento. Come pure ci riferiamo a quelli né di destra né di sinistra che avevano promesso di fermare lo sfruttamento petrolifero mentre oggi che sono al governo nazionale pare non siano neppure in grado di presentare il Piano delle aree idonee allo sfruttamento petrolifero che avrebbe dovuto per lo meno porre un freno alle estrazioni selvagge. Per non parlare di quelle organizzazioni agricole come la Coldiretti che fanno accordi con ENI facendone uno sponsor ed un garante della salubrità e della qualità di prodotti agricoli e alimentari tipici del territorio o di quei Sindacati dei lavoratori che mai hanno osato chiedere né tanto meno lottare per un’alternativa possibile al petrolio nonostante il fallimento delle promesse di benessere e occupazione per il territorio.
Noi pensiamo che il problema della gestione dei rifiuti radioattivi sia ineludibile, vada affrontato senza ulteriori ritardi, in piena trasparenza e senza forzature, con la massima partecipazione dei soggetti interessati, della comunità nazionale e delle comunità locali, con l’obiettivo di garantire la messa in sicurezza di ambiente ed esseri viventi. Per questo chiediamo alle Istituzioni di garantire che la consultazione pubblica si svolga in condizioni di massima chiarezza, tempestività, inclusione e imparzialità. Per questo sosteniamo l’informazione, la partecipazione, la presa di posizione e la mobilitazione di movimenti e cittadini, che come ci ha insegnato la lotta di Scanzano è condizione indispensabile per impedire che la Basilicata diventi terra di nessuno , discarica di rifiuti pericolosi e dominio di multinazionali alla ricerca incessante di altre risorse da estrarre e portar via.
La CNAPIè stata pubblicata su www.depositonazionale.it/da Sogin, società statale, ai fini della procedura di localizzazione del Deposito nazionale dei Rifiuti Radioattivi, che ai sensi del Decreto legislativo n. 31 del 2010 prevede:
1. pubblicazione della CNAPI (5.1.21)
2. CONSULTAZIONE PUBBLICA entro 60 gg (5.3.21)
3. SEMINARIO NAZIONALE entro 120 gg (5.7.21)
4. approvazione Carta Nazionale Aree Idonee
Il deposito con annesso Parco tecnologico dovrebbe entrare in funzione entro il 2029, sarà costruito su una superficie di circa 150 ettari (1.500.000 metri quadrati) con barriere artificiali e naturali, costerà circa 1,5 miliardi €, pagati per la maggior parte da cittadin* con la bolletta elettrica.
Il Deposito conterrà i rifiuti che si produrranno e quelli già prodotti, attualmente stoccati in depositi temporanei o nei siti di produzione o inviati all’estero per il riprocessamento ovvero: – tutti i rifiuti a bassa e molto bassa radioattività, stimati in circa 78.000 metri cubi, già prodotti o che saranno prodotti in Italia, da impianti nucleari, medicina nucleare, industria per tutto il tempo necessario al decadimento della loro radioattività (circa 300 anni) – i rifiuti a media e ad alta radioattività, stimati in circa 400 metri cubi sulla base dell’Inventario nazionale dei rifiuti radioattivi edito nel 2019 da ISIN (Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione), tra cui quelli derivanti dalle quattro centrali atomiche italiane chiuse a seguito dei referendum nazionali abrogativi del 1987 e del 2011, in attesa del loro stoccaggio in un deposito geologico (sotto terra) definitivo ma ancora da individuare e allestire, in Italia o eventualmente all’Estero.
Le Aree potenzialmente idonee ad ospitare il Deposito, individuate sulla base dei criteri di localizzazione previsti dalla Guida tecnica nr. 29 edita nel 2014 da ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), sono 67, di cui 12 valutati in classe A1/MOLTO BUONA (situati in Piemonte e Lazio), 11 in classe A2/BUONA, 15 in classe B/INSULARE, 29 in classe C/zona sismica. In provincia di Matera ed in provincia di Bari ai confini con la Basilicata ricadono cinque aree della classe A2.
La Legge 11 febbraio 2019, n. 12 prevedeva l’approvazione del PiTESAIe la sospensione, con una moratoriadi 18 – 24 mesi, di tutte le attività di prospezione, esplorazione e ricerca di idrocarburi a terra e a mare. Il PiTESAIè il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (PiTESAI), che dovrebbe individuare le aree ove è consentito lo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale. E’ chiaro che in mancanza di approvazione del Piano – di cui nulla ad oggi è dato sapere – e di modifiche alle norme vigenti, a settembre 2021 scade la moratoria e riprenderanno il loro corso le istanze presentate dalle compagnie multinazionali pendenti sulla Basilicata, il cui territorio sarebbe perciò per oltre la metà interessato da attività minerarie in atto e da istanze per l’avvio di nuove attività di ricerca e sfruttamento degli idrocarburi (vedi https://unmig.mise.gov.it/index.php/it/dati/webgis-dgs-unmig )