“In un paese in cui difficilmente si arriva a giudizio definitivo per amministratori corrotti, in Basilicata una docente universitaria è stata condannata a nove anni e sei mesi per peculato. Mi risulta quantomeno strano vedere un pena così dura per un’accademica, che si dà il caso sia la più severa ricercatrice in tema di inquinamento ambientale in regione. Mi riferisco alla vicenda della professoressa Albina Colella, docente di Geologia all’Università di Basilicata”. Così il senatore dei Conservatori e Riformisti, Tito Di Maggio, intervenendo nell’aula di Palazzo Madama in discussione sul provvedimento per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali.
“Io rappresento una regione martoriata dalle estrazioni, che danno ricchezza al paese, ma non lasciano nulla sul territorio. Un fatto ancora più grave – ha aggiunto Di Maggio – perché al momento non c’è nessuna certezza su quanto possano essere inquinanti, a causa della mancanza di controlli reali e dati certi sull’impatto delle attività estrattiv sul territorio. Una situazione paradossale che la professoressa Colella col suo lavoro, sta meritoriamente contrastando”.
“Vorrei dunque – ha concluso Di Maggio – fare un appello alla maggioranza, perché possa veramente rivalutare le posizioni che il governo ha in materia di estrazioni petrolifere, anche alla luce della netta contrarietà di sette Regioni italiane che hanno deciso di ricorrere alla Corte costituzionale, contro la legge ‘Sblocca Italia’”.