“E’ stata convocata per il 31 ottobre, alle ore 16, una riunione straordinaria con l’Osservatorio dei contratti pubblici sulla diga del Rendina dall’assessore regionale alle Infrastrutture, Donatella Merra.Le ragioni che hanno portato a questa scelta, affondano le radici in un percorsocarico di interrogativi. C’è chi lavora per trovare una sintesi e chi per dividere”. Lo afferma il presidente della quarta Commissione consiliare Massimo Zullino che commenta positivamente l’iniziativa dell’assessore regionale Merra, sottolineando che “in campagna elettorale si sono millantati mille modus operandi per contrastare lo stato di abbandono della struttura lasciata alla mercé dei vandali, ma al momento opportuno, sono state riscontrate problematiche legate a interessi che vanno ben oltre lo stato dell’arte della diga del Rendina.”
“Primo riflettore acceso sulla struttura–si legge in una nota congiunta a firma delconsigliere e dell’assessore- risale al mese di settembre dello scorso anno, quando il consigliere Zullino consegnò un dossier specifico al Sottosegretario della Lega Armando Siri presso il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, in cui già si denunciavano le condizioni in cui versava la diga. A distanza di poche settimane arrivarono risposte ben precise, in cui il Ministero aveva dato il via libera allo sblocco dei fondi destinati alla messa in sicurezza dell’invaso idrico, pari ad un importo di oltre 1.000.000 euro. Importo tanto grande, quanto inutile poiché di quella somma l’invaso non è ha beneficiato. Si parlava di messa in sicurezza, lavori e interventi di pulizia, installazione di videosorveglianza h24 da parte del Consorzio di Bonifica Basilicata, si puntava allo sbarramento per la struttura bassa e lunga non pericolosa per le popolazioni circostanti e senza rischi di ondate di piena. Tutte parole che non hanno riscontrato nessun risultato.”
“L’assessore alle infrastrutture, Donatella Merra – precisa il consigliere Zullino – iniziando a lavorare presso il dipartimento, nel maggio di questo anno, viene a conoscenza che gli studi propedeutici progettati con l’impegno dei fondi stanziati ad hoc per la rimessa in sicurezza della diga non erano neanche avviati.Su sollecitazione da parte dell’assessorato, si orienta il Consorzio di Bonifica alla stipula di convenzioni con professionisti o centri di ricerca, al fine di fornire tutti gli studi necessari al ripristino dell’invaso, con il risultato finale di stipula di una convenzione con un’equipe esperta dell’Università di Perugia, coordinata nelle fasi di studio dal professor Calabresi. Il 30 settembre si riunisce un tavolo tecnico a Roma, presso il Ministero, in cui i rappresentanti del dipartimento delle Infrastrutture, sulla base dei dati forniti dall’equipe dell’Università di Perugia, ovvero una prima sintesi tecnica della completa cronistoria della diga del Rendina, passando per i vari invasi sperimentali a partire dal 1957 fino ad arrivare ad oggi allo stato di completo abbandono, hanno lanciato l’ipotesi di verifica dello sbarramento con un invaso graduale e parziale con un monitoraggio del corpo diga e contemporaneo controllo dei deflussi a monte diga, un’ipotesi – continuano il consigliere e l’assessore- che al momento non è stata presa in considerazione dal gestore dell’invaso idrico.I risultati, ad oggi,confermano il malfunzionamento dell’amministrazione, infatti le strutture circostanti alla diga, come la struttura di Guardiania, è stata ulteriormente deturpata e vandalizzata in queste ultime settimane”.
“Date le ultime interlocuzioni con il Ministero e l’equipe dell’Università di Perugia, che hanno presentato un quadro tecnico instabile -concludono Zullino e Merra- si è definito un piano di indagine in situ, che sarà definito nella sede del dipartimento giovedì 31 ottobre, in una sessione dell’Osservatorio dei contratti pubblici convocato ad hoc”.
Ott 28