Riceviamo e pubblichiamo la nota di Domenico Gallipoli sull’aumento della Tari nella città di Matera.
La spello viva…Matera…con la Tari
Chi non ricorda a Matera le frasi famose pronunciate durante la passata competizione elettorale?
“Dimezzeremo le tasse” affermò con enfasi e bonario cameratismo un candidato della coalizione autoproclamatasi apartitica.
“La spello viva” gridò minaccioso il candidato sindaco De Ruggieri contro una persona del pubblico che inaspettatamente aveva osato opporsi ad un’affermazione con un “Non è vero!”. Sembrò che avesse subito un delitto di lesa maestà per essersi spinto ad usare un tono che mal si conciliava con l’eloquio armonioso, aulico, distaccato, empireo (ancorché logorroico) precedentemente adoperato tipico di chi si sente al di sopra delle vicende terrene, nel senso di terra terra.
“La spello viva” avrebbe in seguito assunto un significato molto, ma molto … terreno: la spello viva a Matera con la Tari.
Il sommo sacerdote della cultura di Matera, intendeva, e non poteva certo rivelarlo alla folla variopinta negli abiti, i quali andavano dal nero al rosso stinto dalla lavatrice e al double face, che per celebrare da par suo i fasti di Matera 2019 avrebbe cercato di trasformare la volgarmente detta monnezza in Euro.
E fu così che i postini, di notte, in modo furtivo, introdussero nelle case dei materani dormienti tanti F24 contenenti le somme da pagare … la tari!
A tal proposito è il caso di precisare che F24 non è solo la sigla di un aereo militare …ma anche il foglio che riporta la somma da pagare.
Ambedue gli F24, però, hanno un elevatissimo CX (coefficiente di penetrazione, che conoscono quanti seguono la Formula 1) : l’uno penetra l’aria, l’altro, cioè quello recapitato ai cittadini materani …(omissis).
Doloroso, lancinante fu il risveglio dei materani, quando la luce del giorno rese chiaro che la Tari si presentava come un autentico salasso, con somme più che raddoppiate!
Ciascun materano, chiuso in casa in un silenzio pregno di rabbia, cercava però di darsi coraggio pensando “Sarà sicuramente un errore, non è possibile che la tassa sulla monnezza sia più che raddoppiata, sì…, sarà senz’altro un errore. Chiederò al mio vicino se pure lui ha ricevuto un regalo come il mio”.
Febbrile fu nel vicinato il passaparola, lo scambio, la discussione. A tutti, con il passare dei minuti, fu chiaro che il cosiddetto errore era comune, il salasso generalizzato.
Le discussioni dal vicinato giunsero nel centro città, dove turisti di altre regioni e stranieri non capivano il perché di voci esasperate, dei toni inviperiti e minacciosi dei materani. Le parolacce di certo non si lesinavano.
A qualcuno parve di sentire frasi del tipo “chur fugghj d’… p…., l’agghi pir vtet” Un valdostano udì un’espressione di cui chiese la traduzione ad un passante. L’espressione si concludeva con la parola “chil”; al valdostano fu spiegato, con un sorriso amaro, che la parola … non aveva nulla a che fare con il peso.
Spontaneo a tutti gli imbestialiti materani venne il gesto immortalato dall’Albertone. Ai turisti in preda allo stupore venne il dubbio che un improvviso virus locale nella Città dei Sassi avesse colpito gli arti superiori dei suoi abitanti, arti che formavano un angolo di 90 gradi.
Domenico Gallipoli