Comitato Diritto alla Salute e Associazione Ambiente e Legalità in una nota congiunta esprimono alcune valutazioni sull’emergenza rifiuti in corso nel Materano dopo la decisione della Regione Basilicata di conferire i rifiuti solidi urbani di numerosi comuni del Materano presso l’inceneritore di San Nicola di Melfi, che diventa inevitabilmente la “capitale europea della monnezza”… Di seguito la nota integrale
Con il DPGR n.11 del 14 gennaio 2016, la Regione Basilicata, in nome del popolo lucano ed in nome della “permanente” emergenza rifiuti, decreta l’obbligo di conferimento di rifiuti urbani “talquale” di tutti i Comuni della provincia di Matera, ad esclusione di Matera e Policoro, presso l’inceneritore Fenice-Edf-Rendina: Pisticci, Irsina, Tricarico, Montescaglioso, Miglionico, Grottole, Grassano, Pomarico, Ferrandina, Salandra, Craco, Calciano, Montalbano Jonico, San Giorgio Lucano, San Mauro Forte, Oliveto Lucano, Garaguso, Aliano, Gorgoglione, Cirigliano, Stigliano, Tursi, Colobraro, Valsinni, Accettura, Rotondella.
L’atto si autogiustifica sentenziando che “… l’interruzione del pubblico servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani e quindi l’accumulo di rifiuti determina il rischio per la salute pubblica e per l’ambiente…”, senza considerare il traffico generato dai camion che attraverseranno mezza regione – in palese violazione del principio di prossimità -, senza considerare la maggiore quantità di emissioni di diossine dai camini dell’inceneritore causato dalla combustione dei rifiuti “talquale” – vietato per legge -, senza considerare i maggiori costi che graveranno sui 26 comuni della provincia di Matera.
Un atto basato su offensive e continue “prese d’atto” da parte della Regione, basate, a loro volta, su offensive e continue “prese d’atto” dell’inutile osservatorio regionale dei rifiuti con un mero elenco della situazione impiantistica: Pisticci “…non è più idoneo ad ospitare ulteriore stoccaggio di sopravaglio…”, Tricarico “…in attesa di ampliamento volumetrico…”, Salandra “…impianto cessato…”, Pomarico “…volumetrie esaurite…”, Colobraro “…ampliamento e manutenzione straordinaria…”.
Questo atto rappresenta l’ennesima conferma dell’incapacità, di chi governa questa Regione, di gestire e risolvere il problema dei rifiuti per una popolazione che numericamente è paragonabile ad un quartiere di Napoli.
Ancora una volta l’emergenza diventa giustificazione di atti privi di buonsenso ed in violazione di principi di tutela dell’ambiente e della salute pubblica. Il tutto a vantaggio di chi gestisce un inceneritore che continua ad inquinare le falde acquifere con ferro, nichel, manganese, fluoruri, solfati e VOC, come risulta dalle ultime analisi di novembre 2015 pubblicate sul sito ufficiale ARPAB. Inceneritore a cui bisognerebbe imporre il rispetto delle famose prescrizioni contenute nell’autorizzazione integrata ambientale, ma delle quali non ci è dato sapere nulla.
Se da una parte la Regione si limita a “prendere atto” della situazione disastrosa dell’impiantistica, dall’altra vorrebbe approvare due mega-impianti di trattamento rifiuti a San Nicola di Melfi per un totale di 260.000 tonn/anno!! a fronte di una produzione di circa 40.000 tonn/anno dell’intero territorio lucano. Quantità che si ridurrebbe drasticamente se i due capoluoghi, Potenza e Matera, mettessero in atto la raccolta differenziata. Tutto questo è follia, pensare di far diventare il Vulture Alto-Bradano la pattumiera d’Italia è una follia intollerabile alla quale ci opporremo con ogni mezzo.
Sanchirico (IU): Siamo nuovamente in emergenza rifiuti, l’assessore Berlinguer apra gli occhi.
“L’unico che non si accorge che siamo nuovamente in “emergenza rifiuti” è l’assessore regionale all’Ambiente, Aldo Berlinguer, come se i ‘viaggi della monnezza’ a cui sono costretti tanti Comuni del Materano per raggiungere l’impianto Fenice di Lavello fossero un’invenzione giornalistica”. Lo afferma, in un comunicato stampa, Pietro Sanchirico, coordinatore regionale Italia Unica. “Siamo diventati la regione incapace di sbarazzarsi delle discariche, mentre il peso dell’emergenza si riverbera sulle comunità dell’Alto-Bradano a causa dell’impatto dell’inceneritore. Sebbene sia migliorata negli ultimi anni, la percentuale di raccolta differenziata da noi continua ad essere bassa accrescendo il divario con il Nord, dove i rifiuti vengono divisi correttamente. La Basilicata come il resto del Sud, ha una media molto bassa, sotto il 20 per cento, per i rifiuti differenziati. Si tratta perciò di passare dalle buone intenzioni ai fatti: prevediamo la raccolta differenziata obbligatoria. Si deve eliminare in tempi brevi ogni forma di discarica rendendole tutte illegali (tranne naturalmente quelle che rientrano nel ciclo virtuoso della valorizzazione dei rifiuti), rendendo illegale l’esportazione di rifiuti, e commissariando le Amministrazioni Locali che non garantiscono la raccolta differenziata in una certa proporzione. Tra i rifiuti, come insegna la vicenda delle acque dei pozzi petroliferi della Val d’Agri, si devono comprendere anche le acque reflue – continua Sanchirico – che vanno trattate negli appositi impianti pubblici o privati, e va favorita la valorizzazione energetica dei fanghi. Siamo perciò in attesa di verificare come la società vincitrice della gara di affidamento della stesura del piano regionale rifiuti abbia assolto ai compiti delegati in particolare nello studio e programmazione della raccolta differenziata e nello studio della filiera produttiva che dalla raccolta differenziata deve scaturire. E’ indispensabile conoscere le soluzioni impiantistiche individuate per rendere efficaci la strategia rifiuti zero, accompagnata dal progressivo e rapido incremento percentuale della raccolta differenziata sull’intero territorio regionale. Ai cittadini e alle piccole e medie imprese che continuano a pagare bollette care interessa naturalmente il rapporto efficienza di servizio di smaltimento-costi”.
Comitato Diritto alla Salute e Associazione Ambiente e Legalità
Giovanni Barozzino, senatore di Sinistra Ecologia Libertà sul trasferimento rifiuti dei Comuni del Materano a Melfi.
Ancora una volta viene utilizzato il carattere emergenziale per gestire i rifiuti. Ancora una volta assistiamo all’incapacità del governo regionale ad approntare misure stabili capaci di tutelare la salute dei territori e delle sue popolazioni.
Nonostante quanto fin qui accertato, da parte di tutti gli enti competenti, circa lo stato di inquinamento prodotto dal termovalorizzatore ex Fenice – oggi Rendina Ambiente – e dei rischi sulla salute delle popolazione di quei territori, la Giunta Regionale decide che, ad affluire presso il termovalorizzatore dell’area industriale di Melfi siano anche i rifiuti di ben 29 comuni della provincia di Matera (rimarrebbero esclusi dall’ordinanza solo le Città di Matera e di Policoro).
Esprimo la mia solidarietà ai sindaci di Melfi e Lavello che, all’indomani dell’ordinanza, hanno manifestato le proprie preoccupazioni e il proprio disappunto: non è più accettabile la logica che continua a presidiare nello specifico la gestione rifiuti in una piccola regione come la nostra e, più in generale, il disinteresse nei confronti del grido di allarme e preoccupazione di intere comunità.