“La posizione del Governatore De Filippo contro la centralizzazione in materia di risorse energetiche, ribadita in occasione della Conferenza delle Regioni, merita il più convinto e tenace sostegno. Ma per contrastrare più efficacemente la Strategia Energetica Nazionale, che di fatto espropria la Regione Basilicata da compiti e programmi di attività estrattiva e di ricerca che si svolgono nel suo sottosuolo e lungo la costa ionico-metapontina, è necessario intensificare i programmi per la produzione di energia alternativa al petrolio”. A sostenerlo è il consigliere regionale di IdV Nicola Benedetto per il quale il Rapporto Svimez è un punto di riferimento importante aggiornato al 2010: in Basilicata – secondo il rapporto – il totale di nuove FER ammonta a 667 Gwh pari al 4,9% del totale prodotto al Sud. Peggio di noi c’è solo l’Abbruzzo. In dettaglio l’eolica raggiunge quota 458 Gwh, le bioenergie 163 Gwh, e 46 Gwh il solare.
Nel campo delle energie rinnovabili, siamo dunque ancora molto indietro, soprsattutto per il fotovoltaico rispetto all’eolico. Fondamentale, a questo proposito, il compito delle amministrazioni e della regione stessa nel percorso di sensibilizzazione sulle tematiche della Green Economy, in cui si includono gli interventi legati all’utilizzo delle fonti rinnovabili e del fotovoltaico.
Molti sono stati gli investitori stranieri (in particolare spagnoli e tedeschi) che hanno realizzato grandi impianti in tutta la regione e in questo processo iniziale – continua Benedetto – si è registrata una disattenzione da parte della Regione e delle aziende lucane stesse. Oggi, il problema prioritario è che della miriade di richieste pervenute, su cui c’è stato un relativo ottenimento delle autorizzazioni, solo per il 20% è stato realizzato l’impianto. Il problema è legato essenzialmente alla mancanza di liquidità e alle difficoltà di accesso al credito. Di qui l’impegno della Regione – è la proposta ribadita da Benedetto – nella creazione di un Fondo a sostegno delle imprese che hanno programmi di investimenti nel settore in quanto in futuro – prosegue – sarà sempre più necessario produrre energia, specie se rinnovabile, dove è più conveniente e portarla là dove c’è maggiore domanda di consumo. Secondo il consigliere di IdV nella SEN (Strategia Energetica Nazionale) si fa riferimento al raddoppio della produzione nazionale di petrolio e a pericolose modifiche dei limiti ambientali per le trivellazioni offshore, mentre bisognerebbe incentivare maggiormente l’utilizzo delle energie rinnovabili, la trasformazione degli edifici in luoghi a basso consumo energetico e l’incremento del parco di veicoli elettrici sul territorio nazionale, creando un sistema infrastrutturale di colonnine di ricarica capillare. Per rilanciare il fotovoltaico andrebbero previste misure già condivise con altre associazioni del settore come il rilancio del comparto al di là del sistema di incentivi, sgravi fiscali per le assunzioni, detrazioni fiscali stabili nel tempo e facilitare l’accesso al credito delle imprese. Infine, il sostegno alle rinnovabili non dovrebbe scaricarsi sul consumatore, attraverso un incremento dei costi, ma differenziando “la bolletta” al fine di renderla più equa, disincentivando i consumi. Il problema è ancor più grande se si considera il solo Mezzogiorno, dove è concentrata la maggior quota delle fer (il 98% della produzione eolica nazionale). In un territorio che ha vento e sole, si può pensare che siano nate anche imprese che sfruttino queste risorse producendo tecnologie, invece siamo andati a chiederle all’estero. Certo, anche in Italia ci sono e soprattutto stanno nascendo ottime realtà, ma non possiamo dire di avere una filiera consolidata».