L’eurodeputato Piernicola Pedicini e i consiglieri regionali Gianni Leggieri, Gianni Perrino del Movimento 5 Stelle in una nota tornano ad occuparsi del Centro Oli di Viggiano dopo le dichirazioni dell’amministratore delegato Descalzi: “L’arroganza di Eni e del suo Ad De Scalzi non ha limiti”. Di seguito la nota integrale
Come molti lucani abbiamo letto l’intervista pubblicata su “La Gazzetta del Mezzogiorno” edizione del 2 settembre 2016. Sentiamo perciò il dovere di rispondere all’amministratore delegato dell’Eni Descalzi e controbattere ad alcune sue affermazioni assolutamente non veritiere che, ancora una volta, mettono in evidenza come Eni in Basilicata ha fatto, in tutti questi anni, il padrone in casa altrui; e l’obiettivo del cane a sei zampe è continuare su questa strada, cambiando strategia di comunicazione e di marketing, ma perseverando nel raggirare i lucani. L’ultima trovata è l’invio nelle case dei cittadini della Val D’Agri della newsletter Eniday Val d’Agri, che ha come unico obiettivo quello di ridimensionare i problemi che l’attività del Centro Oli di Viggiano crea nella zona.
Vogliamo ribadire con forza che, a fronte di un prezzo altissimo pagato dai lucani in termini di salute pubblica e devastazione del territorio, i vantaggi economici sono stati veramente pochi e limitati. Certo, qualcuno ha avuto grossi vantaggi, ma questo qualcuno è la stessa Eni, qualche politico, nonché le filiere lucane che devono le proprie fortune romane proprio all’amicizia con certe lobbies. L’amministratore delegato dimentica di sottolineare che Eni in Basilicata paga royalties ridicole, le più basse al mondo, e che ha tutta la convenienza a restare a queste condizioni nella nostra terra.
Vogliamo dire al dottor Descalzi, di risparmiarci questo suo tono da benefattore, perché nessuno di noi ha l’anello al naso e nessuno di noi è ancora disposto a farsi prendere in giro. Come non siamo disposti più a credere alla favola che ci vuole raccontare quando afferma che le sue priorità sono ambiente e salute, parlando di investimenti in comparti di energie rinnovabili nel distretto meridionale.
L’amministratore delegato di Eni si esprime come padrone dell’intero Mezzogiorno d’Italia, e considerati gli enormi interessi che il cane a sei zampe ha in Basilicata, Puglia e Sicilia, siamo certi che le politiche per il Sud non vengono decise solamente dalla politica ma da uno stato parallelo guidato dalla lobby del petrolio.
Purtroppo, l’unico interesse di Eni è il profitto e questo viene prima di tutto; prima della salute dei cittadini, prima del rispetto dell’ambiente, prima persino del rispetto delle regole, come gli scandali internazionali e le vicende giudiziarie locali stanno ampiamente dimostrando. Ricordiamo il quadro delineato dal Tribunale del Riesame in merito alla indagine “trivellopoli” a dir poco sconcertante, che non lascia spazio ad interpretazioni di sorta. Certo, saranno le sentenze a dire, alla fine del processo, quali responsabilità ci sono e a chi sono ascrivibili, ma quanto contenuto nel provvedimento del Tribunale di Potenza già traccia un quadro preciso ed inquietante sul sistema di collusioni che si è instaurato. Eni ha potuto fare quello che ha fatto ai danni dei cittadini lucani, grazie a “controlli approssimativi e carenti” da parte dell’Arpab che confermano una “totale sudditanza nei confronti di Eni” da parte dei laboratori che analizzavano le acque.
A questo punto ci corre l’obbligo di offrire, a Descalzi e ai lucani, alcune informazioni sulla situazione reale della nostra regione dopo l’arrivo in Basilicata di Eni. Parliamo di lavoro, tema importantissimo da queste parti. Da quando sono iniziate le attività estrattive in Val d’Agri, le aziende agricole della zona si sono dimezzate. Questo semplice dato la dice lunga sull’impatto devastante che l’Eni e le altre multinazionali del petrolio hanno avuto sul nostro territorio. A fronte di questo calo impressionante delle attività produttive della Val D’Agri, il ritorno occupazionale determinato dall’industria del petrolio è stato, per la nostra Regione, molto misero. Infatti, su 3.600 lavoratori di Eni e dell’indotto, solamente 1900 sono lucani. Di questi, solamente 209 lavorano alle strette dipendenze di Eni. La ricchezza e lo sviluppo che il petrolio doveva portare in questa regione, nessuno – tranne Descalzi, Pittella e i politici lucani proni al dio Petrolio – è stato in grado di percepirla.
Ed infatti, in Val d’Agri la popolazione, negli ultimi venti anni, è diminuita di circa 12.000 unità. La gente scappa da quel territorio a causa vostra, della miseria che avete portato, dell’inquinamento e dei disastri ambientali che state causando. Questa è la realtà della Val d’Agri e della Basilicata; una realtà che si evita con grande furbizia di ricordare. Quella che prima del vostro arrivo era un’isola felice dal punto di vista ambientale, si è presto trasformata in un inferno. L’inquinamento legato all’attività di Eni, condotta in assenza di un controllo e di un monitoraggio adeguati, ha provocato il deterioramento dell’aria, dell’acqua e dei terreni, con inevitabili ripercussioni sulla salute dei cittadini. La invitiamo ad approfondire la situazione sanitaria in Val d’Agri caratterizzata dall’aumento di tutta una serie di malattie (tumori, malattie cardiovascolari, malattie respiratorie). Ma soprattutto, la invitiamo a venire a parlare con le tante famiglie che vivono i drammi che tutti conosciamo. Saranno loro a raccontarle la verità su quanto avete fatto. Approfondisca quanto le stiamo dicendo, Dott. Descalzi. Lo faccia mettendosi una mano sulla coscienza, così dopo ci potrà dire se siete o no avvelenatori.
L’eurodeputato Piernicola Pedicini e i consiglieri regionali Gianni Leggieri, Gianni Perrino del Movimento 5 Stelle