“Apprendiamo, non senza stupore, che uno studio scientifico sulla micro-sismicità indotta dall’industria fossile in Basilicata ‘ha dimostrato’ che trivellare e poi iniettare l’acqua estratta è perfettamente sicuro. La notizia, di per sé paradossale, assume contorni ancor più inspiegabili consultando il paragrafo della ricerca dedicato alle “Dichiarazioni etiche”, dove si scopre che ad avviare il progetto di ricerca e a fornire risorse informatiche e assistenza tecnica è proprio la multinazionale petrolifera Eni. Che senso ha parlare di ricerca ‘indipendente’ quando nel team di consulenza metà ricercatori sono dipendenti Eni?”
Così in una nota Eleonora Evi e Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde e Donato Lettieri, membro della direzione nazionale, che proseguono:
“Lo studio, di fatto, andrebbe ad auto-assolvere Eni e tutto ciò che da tempo avviene in Basilicata, al centro delle proteste dei cittadini e di innumerevoli studi realmente indipendenti che hanno più volte rilevato presenza di microinquinanti nell’aria ben al di sopra dei limiti di guardia.
Un’analisi condotta da dalle organizzazioni ReCommon e Source International ha dimostrato che in prossimità del Centro Olio (Cova) della Val d’Agri, impianto di trattamento del petrolio gestito da Eni, i composti organici volatili totali presenti nell’aria raggiungono livelli critici: superano i 250 microgrammi per metro cubo come media giornaliera, valori paragonabili a quelli di Pechino e Nuova Delhi, tra le città più inquinate del Pianeta.
Alla luce di tutto ciò, questo ‘studio indipendente’ non sembra altro che l’ennesimo tentativo di tenere in vita un settore che dovrebbe andare inesorabilmente nella direzione dell’estinzione. Il petrolio rappresenta il Medio Evo – concludono Evi, Bonelli e Lettieri – forse è il caso che le multinazionali e i ministri che dicono di voler favorire la transizione ecologica lo accettino e inizino a comportarsi di conseguenza”.