Il Consigliere regionale Romaniello incidentalmente, non per colpa sua , è anche presidente della III Commissione permanente consiliare e si occupa anche di ambiente.
Il nostro, gioco forza, si occupa anche di Fenice, il noto inceneritore che inquina le campagne del Vulture-Melfese, ed ecco come ti cucina l’affaire.
Chiede a Macchia, assessore all’ambiente della provincia di Potenza, che ritiri l’autorizzazione provvisoria ad operare, a suo tempo concessa.
Confonde organismo politico con quello tecnico; è la struttura tecnica della Provincia che ha esaminato la possibilità di concedere l’autorizzazione nell’ambito della legislazione vigente, non richiamiamo le norme perché il nostro consigliere ben le conosce.
L’ufficio ambiente della Provincia ha concesso l’autorizzazione ad operare a Fenice SPA; Il Macchia ben poco può; di contro alla dirigenza che ha rilasciato l’autorizzazione, è bastato un certificato di “Tuttoapposto” rilasciato dal solito Sigillito- come previsto- ed il cerchio si è chiuso.
L’ autorizzazione concessa dalla Provincia è definitiva e si è in attesa che venga approvata o meno l’A.I.A. ( Autorizzazione Integrata Ambientale). La proroga è un escamotage tutto italiano che la UE ha censurato. In soccorso al Consigliere Romaniello arriva Mancusi , l’assessore regionale all’ambiente, che assicura nel corso della audizione di avere l’Arma vincente, ricorda tanto l’arma fatale che alcuni dell’esercito tedesco attendevano da Hitler. L’arma che cambia le sorti dell’inquinamento è l’AIA che nessuno rilascia da 5 anni e 4 mesi perché nessuno la firmerebbe mai , è sempre dietro l’angolo la correità per inquinamento colposo.
Italcementi di Matera in 4 anni ha avuto ben due AIA, era facile e non c’erano rischi su un impianto costato per l’ammodernamento 100 Meuro.
Per l’AIA di Fenice si è fermi ma si è fermi anche da 5 anni e mezzo per l’AIA di Siderpotenza ; tutti gli impianti- cioè – diciamo, eufemisticamente, che destano qualche preoccupazione di inquinamento ambientale sono in lista di attesa che è molto lunga.
Naturalmente sono tutte cose ben conosciute dal nostro: è Presidente della III Commissione, diamine!
C’è stato, poi, il passaggio da SPA ad SRL che si richiama per sommi capi.
La SPA da 330,5 Meuro è uscita dalla gestione del’inceneritore ed è entrata una SRL con 33 e cocci Meuro di Capitale pari al valore dell’impianto che se si ferma è ferraglia vecchia e bisogna affrontare i costi per lo smaltimento- a carico della collettività- e niente meno che con 10 mila Euro di denaro fresco e profumato.
La SEL e per lei Romaniello deve fare chiarezza su Fenice,così dice. C’è poco da fare chiarezza perchè il fatto è “Nir, Nir, Nir ,Nir cumm a chè” diceva una nota canzone che si cantava nei vicoli di Napoli nell’ultimo dopo guerra.
Il piano di monitoraggio del 1999 è rimasto parzialmente inapplicato ed è stato eseguito con fasi intermittenti, una cosa certa è che dal Dicembre 2007 le falde acquifere sono inquinate e non se ne viene a capo malgrado il fermo dell’impianto di inertizzazione dall’ottobre 2009 e che avrebbe dovuto riprendere l’attività nell’Aprile 2011 e che non riprenderà mai, questo si senza autorizzazione alla mancata ripresa.
E’ in animo la creazione di un nuovo piano di monitoraggio con report giornalieri e più dettagliato il costo sarà a carico di Fenice Srl che può far ben fronte con i suoi 10 mila Euro di capitale fresco. Il piccolo impianto di monitoraggio (rispetto a quello di Fenice o del centro olii della Val d’Agri) condiviso con Italcementi costerà 500 mila Euro, tutto a carico della società.
Va bene il monitoraggio, come sollecita il Romaniello, ma per sapere che i valori della CSC – Concentrazione Soglia di Contaminazione- sono fuori norma. A due anni e quattro mesi da quando cioè l’inquinamento è stato reso pubblico ed a 3 anni e mezzo da quando si è verificato non è accaduto un bel nulla e Fenice continua ad inquinare con i suoi valori fuori soglia.
Il resto sono solo parole e parole ancora.
Certo SEL non può prendere posizione contro Fenice come farebbe a giustificarsi poi con il gran capo Vendola che ha riempito la Puglia di pale eoliche ed adesso, in stretto raccordo, con la Marcegaglia sta disseminando di inceneritori quelle belle terre oltre ad aver concluso un vantaggioso affare con Don Verzè e dare, così, una svolta definitiva anche alla sanità pugliese. Come ogni buon Soviet, per chi si oppone, sogna l’opportunità di un piccolo campo di concentramento; pensare, invece, che chi si oppone ne ha argomenti da vendere e chiede chiarezza è, forse, troppo? Di sicuro troppo per essere capito.
Associazione Città Plurale di Matera Pio Abiusi