Una delegazione del Movimento Cinque Stelle della Basilicata – che da lunedì 25 marzo 2013 sta tenendo un presidio davanti al palazzo della Regione – è stata ricevuta dal presidente del Consiglio regionale, Vincenzo Santochirico. I delegati del M5S hanno consegnato al presidente Santochirico un documento relativo all’impianto di termovalorizzazione Fenice di Melfi, illustrandone i punti salienti. Il presidente del Consiglio regionale, da parte sua, ha fornito notizie circa i lavori della Commissione
consiliare d’inchiesta, informando che della questione il Consiglio tornerà a discuterne nella seduta
di mercoledì.
Sulla stessa questione, Santochirico ha inviato una lettera di risposta ad alcuni cittadini che
lo avevano esortato a tenere nella giusta considerazione l’esito dei lavori della Commissione
d’inchiesta. “Dopo l’attività della Commissione di inchiesta e il resoconto del presidente De Filippo
sull’attività compiuta – scrive il presidente -, è importante che il Consiglio regionale dia ulteriore
impulso a iniziative e misure che elevino la soglia di tutela e migliorino il controllo, prevedendo
meccanismi automatici di inibizione dell’esercizio dell’impianto in presenza di determinate
condizioni, assicurando il coordinamento dei soggetti pubblici delegati alla vigilanza e fornendo ai
cittadini tutte le informazioni”.
Potenza, 26 marzo 2013
L’attenzione dei cittadini ai temi della Salute e dell’Ambiente, il contributo alla sensibilizzazione
dell’opinione pubblica ed il costante stimolo alle istituzioni a mettere in atto politiche di tutela e di
salvaguardia, meritano un apprezzamento che va oltre la forma: abbiamo l’obbligo di fare una battaglia
vera per garantire questi diritti fondamentali.
Sui temi ambientali e della salute è aperto, da tempo, un confronto pubblico alimentato da apporti,
denunce, osservazioni, riflessioni. In questo spazio – come sempre accade quando si uniscono
partecipazione, emotività ed animosità – si stanno sovrapponendo dati di fatto, impressioni e, a
volte, forzature. Come è noto, a fronte delle problematiche e delle criticità emerse nel sistema
di monitoraggio del termovalorizzatore Fenice, il 4 ottobre 2011 il Consiglio regionale ha deciso,
all’unanimità, di istituire una Commissione di inchiesta “finalizzata a fare definitiva luce su quanto è accaduto in questi anni e a chiarire se e quali responsabilità ci sono state nella trattazione dei dati del monitoraggio sull’impianto di Melfi”. I lavori e risultati della Commissione di inchiesta sono pubblici e sono disponibili sul sito del consiglio
Da quella stessa relazione emerge, chiaramente, che soltanto nel 2009 Arpab e Fenice spa hanno per la
prima volta comunicato il superamento della soglia di inquinamento e che il Dipartimento Ambiente (del quale all’epoca ero alla guida) pose in essere tutte le azioni necessarie.
Il presidente della Regione, Vito De Filippo, nel corso del dibattito consiliare nella seduta del 19 marzo
scorso, ha descritto la situazione attuale, le misure e le iniziative messe in campo dalla Regione, dalle quali si desumono le novità, in termini di monitoraggio e di controllo rispetto al passato. Per quanto concerne i due anni e mezzo nel corso dei quali ho rivestito la carica di assessore all’Ambiente parlano i fatti, i documenti, gli atti, che sono a disposizione e che sono la risposta a qualsivoglia ricostruzione. Penso di avere dato un contributo a rafforzare le azioni di salvaguardia del territorio e di tutela della salute.
Il primo aprile 2009, ricevuta notizia dall’Arpab della presenza di sostanze inquinanti dentro e fuori
il perimetro del termovalorizzatore Fenice, indico una riunione tecnica convocando i responsabili di
Arpab, Fenice, Spa, Provincia di Potenza e Comune di Melfi. Il 6 aprile presiedo il tavolo operativo
che dispone il piano di caratterizzazione ambientale, il quale prevede: carotaggio del suolo, prelievo
delle matrici ambientali, analisi chimiche, rete piezometrica per valutare lo stato delle acque di falda,
superficiali e profonde.
Alla società Fenice Spa intimo l’attivazione di tutte le procedure per la messa in sicurezza del sito.
Il 9 novembre 2009 chiedo all’Arpab di “acquisire un quadro di conoscenze completo e trasparente,
al fine di chiarire gli aspetti pregressi e non lasciare margini di dubbio sulle attuali condizioni di
monitoraggio dell’impianto e sul suo funzionamento”. In una audizione sull’attività dell’Arpab della
Terza Commissione sollecito l’acquisizione sull’attività svolta dall’Arpab sin dal 2002 in relazione
all’impianto Fenice.
Il 20 gennaio del 2000, su mia proposta, la Giunta regionale ha deliberato la creazione di una rete
unitaria per il monitoraggio ambientale nella quale far confluire tutti quanti i dati relativi alla qualità
dell’ambiente e, allo stesso tempo, renderli consultabili e percepibili da tutti. Io credo che quel
progetto debba essere recuperato.
La partecipazione dei cittadini, associati e non, è un altro aspetto decisivo che ho fatto in modo venisse
affrontato nel nuovo Statuto, il cui iter di approvazione dovrebbe concludersi entro l’estate. Sulle grandi scelte ambientali i cittadini potranno dire la loro attraverso il referendum approvativo, una
novità assoluta che prevede il ruolo legislativo diretto del corpo elettorale.
Tutti i fatti che ho citato sono verificabili a questi link:
http://www.santochirico.it/sala-stampa/comunicati-stampa/termovalorizzatore-fenice-convocata-una-riunione-in-regione/
http://www.santochirico.it/sala-stampa/comunicati-stampa/fenice-tempi-rapidi-per-accertare-le-cause-dellinquinamento/print/
http://www.santochirico.it/sala-stampa/comunicati-stampa/su-fenice-esigenza-di-chiarezza-e-trasparenza/print/
http://www.santochirico.it/sala-stampa/comunicati-stampa/una-rete-unitaria-per-il-monitoraggio-ambientale/
Sui temi che riguardano la Salute e l’Ambiente, cittadini, associazioni, movimenti, partiti e istituzioni
possono – devono – contribuire ad un dibattito rigoroso, che ci faccia uscire da una secca contrapposizione fra catastrofisti e “tuttappostisti” o ottimisti della volontà e che ci consegni la responsabilità, nel ruolo che ciascuno ha, di costruire un percorso chiaro e trasparente.
Oggi, dopo l’attività della Commissione di inchiesta e il resoconto del presidente De Filippo sull’attività
compiuta, è importante che il Consiglio regionale dia ulteriore impulso a iniziative e misure che elevino la soglia di tutela e migliorino il controllo, prevedendo meccanismi automatici di inibizione dell’esercizio dell’impianto in presenza di determinate condizioni, assicurando il coordinamento dei soggetti pubblici delegati alla vigilanza e fornendo ai cittadini tutte le informazioni.
Cordiali saluti
Vincenzo Santochirico, Presidente del Consiglio regionale della Basilicata
Beh! La riflessione la faccio pubblica nell’ottica della trasparenza, della partecipazione e di tutto quello che vogliamo.
Il Presidente Santochirico ha esposto la sua posizione con estrema franchezza; altrettanto francamente dico che quella relazione presentata dalla commissione d’inchiesta istituita nell’ottobre del 2011 va approvata dal Consiglio stesso per molti motivi.
1) quella commissione è frutto di un deliberato consiliare e pertanto merita fiducia da parte del consiglio stesso;
2) ha lavorato alacremente, senza mezzi e chiedendo la partecipazione attiva di tutti: figure istituzionali, dirigenti e funzionari dei vari organi che in qualche modo gravitano intorno alla gestione del inceneritore e del territorio sul quale l’impianto insite, mondo dell’associazionismo sia ambientalista che della cittadinanza attiva, in buona sostanza chiunque aveva da dire qualcosa è stato ascoltato ed anche sollecitato ad intervenire- io uno di quelli-;
3) la commissione ha fatto un lavoro certosino ed ha messo insieme molti pezzi del mosaico diremmo in parallelo con quello che hanno fatto le autorità inquirenti;
4) alla condanna dell’operato è arrivato anche la commissione bicamerale che indaga sugli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti;
5) l’apporto di Ispra ed ISS non hanno fatto che confermare il pressapochismo con il quale ci si è approcciati alla gestione Fenice.
Detto tutto questo e senza condanna alcuna perchè: acqua passata non macina più il Consiglio deve fare propria quella relazione conclusiva. Gli aspetti che hanno prodotto risultanze penali sono all’esame della Magistratura ed in questi giorni si sta celebrando il processo che vede 36 persone rinviate a giudizio.
6) E’, quel documento, una sostanziale condanna morale di una classe politica inadeguata e di una struttura tecnico-amministrativa non all’altezza dei compiti loro affidati; è inutile nascondersi dietro il dito perchè è così.
Il segno del cambiamento si ha con l’approvazione di quella relazione ed è anche un impegno a riorganizzare le strutture, in senso lato inteso. A distanza di 4 anni, da quando-cioè- l’inquinamento delle falde acquifere è stato reso pubblico siamo impantanati in logoranti conferenze di servizio che non hanno prodotto nulla. La MISE- Messa In Sicurezza di Emergenza- è ancora in atto e di bonifica non se ne parla , diremo anche che non si è per niente sicuri che Fenice non inquini ancora e si dibatte sulle modalità per capire se l’inquinamento è in atto o meno. Tutto questo è un prezzo che si paga perchè la raccolta differenziata non decolla e non si vuole che questo avvenga. In conclusione. Riportandoci ad oggi: Fenice può chiudere perchè è una vecchia baracca inaffidabile