“La frana di Pomarico è una situazione annunciata. Il problema è che manca una strategia per intervenire in modo strutturale sul dissesto idrogeologico”. È quanto afferma il segretario generale della Filca Cisl Basilicata, Michele La Torre, che esprime la solidarietà del sindacato alle famiglie sgomberate del centro materano e torna a denunciare “la mancanza di un piano organico per affrontare il dissesto idrogeologico e mettere in sicurezza i centri abitati”. Il sindacalista contesta anche i ritardi nell’avvio delle opere già finanziate e ricorda che “i 3 mila posti di lavoro persi nel settore dell’edilizia dal 2008, come dice la Svimez, sono in gran parte da addebitare all’andamento negativo dei bandi pubblici che nel primo semestre del 2018 si sono ridotti nella nostra regione di un altro 7,2 per cento dopo il crollo del 2017. Ci sono opere finanziate e progettate che potrebbero partire in tempi brevi e che invece sono ferme nel porto delle nebbie di una burocrazia soffocante che impiega mesi per portare una carta da un ufficio all’altro”.
Nel cahier de doléances del sindacato anche l’incertezza del quadro normativo determinata dalla volontà del governo di rivedere il codice degli appalti senza un preventivo confronto con le parti sociali e le autonomie locali. “L’incertezza delle norme – spiega La Torre – rallenta i processi decisionali, aumenta i contenziosi e riduce l’occupazione. Il distretto G, ad esempio, è un caso clamoroso di autolesionismo burocratico che blocca un investimento di oltre 50 milioni di euro che potrebbe dare lavoro a centinaia di persone per via del balletto tra stazione appaltante e ditta appaltatrice. Per non parlare dell’ultimo tratto della Bradanica, dell’edilizia scolastica praticamente ferma e della mancanza di un vero piano per il riassetto del territorio e la messa in sicurezza degli abitati interessati da fenomeni storici di dissesto idrogeologico”.
Come si esce dal cortocircuito burocratico? Per il segretario della Filca “serve una scossa nel sistema degli appalti pubblici. È qui il bubbone che blocca il sistema e impedisce al settore delle costruzioni di sviluppare il suo potenziale anti-ciclico”, spiega il sindacalista che aggiunge: “Serve certezza del diritto lungo tutta la filiera, dalla programmazione al collaudo delle opere, con misure puntuali come il collegio arbitrale per dirimere i contenziosi, procedure più veloci per l’avvio dei cantieri e un nuovo modello di gestione partecipata – aggiunge La Torre – che responsabilizzi tutti i soggetti del cantiere e che potrebbe evitare il facile ricorso al contenzioso amministrativo per dirimere i conflitti”.
Queste alcune delle proposte che il sindacato dei lavoratori edili della Cisl porterà alla manifestazione nazionale del 9 febbraio a Roma di Cgil Cisl Uil e del 15 marzo, sempre nella capitale, promossa da Filca Fillea Feneal.