La nostra regione si sgretola sotto i colpi di un diffuso dissesto idrogeologico, che colloca la Basilicata al primo posto delle Regioni italiane a rischio. L’ultimo episodio di frana, che ha pressoché distrutto il centro storico di Pomarico, e ricordando la frana Stigliano, o le migliaia di frane che interessano la nostra rete stradale, ci fanno comprendere l’estrema fragilità del nostro territorio.
Una terra costituita in larga parte da terreni di giovane formazione, costituiti da argille sabbioso-limose, che con le prime intese piogge tendono a saturarsi di acqua e a franare, a cui si aggiunge l’azione negativa e il carico di pericolo, dovuto alla sismicità, estremamente attiva.
Bisogna intervenire, ed intervenire in modo solerte ed importante.
Le azioni e gli interventi attuati e programmati dal “Commissario Straordinario per il Dissesto Idrogeologico”, sono senza dubbio utili e necessari, ma non sono sufficienti.
Occorre che il prossimo governo regionale attui un grande piano di tutela e salvaguardia del nostro territorio, del nostro ambiente, del nostro patrimonio infrastrutturale ed urbano.
Occorre provvedere alla manutenzione ordinaria e straordinaria costante della rete di drenaggio naturale ed antropica presente sul territorio. Per tale motivo gli addetti alla forestazione devono diventare risorse strutturate ed inquadrate della nostra regione, non lavoratori stagionali, occasionali e precari.
La regione deve rafforzare l’Università degli Studi di Basilicata, pensando di ampliare l’offerta formativa in ambito geologico e geotecnico, con percorsi di studio in geologia applicata e geomorfologia.
Occorre che si intervenga lì dove i processi geomorfologici sono già attivi, con opere di consolidamento dei versanti e realizzazione di opere di drenaggio. Occorre realizzare una rete di monitoraggio e controllo del territorio, che consenta di prevenire e studiate l’evoluzione dei fenomeni geomorfologici in atto o potenziali.
La mitigazione del rischio idrogeologico, deve essere tra le priorità del prossimo governo regionale, non solo per mettere in sicurezza il territorio, le infrastrutture e le comunità, ma anche come importante volano economico, con la creazione di migliaia di posti di lavoro per tecnici, imprese, artigiani, commercianti e maestranze.
Il lavoro si crea con le idee, non con l’assistenzialismo. E la nostra regione deve trasformare le sue fragilità, in punti di forza ed occasioni per la sua rinascita.