Giornata mondiale dell’acqua 2023, Legambiente presenta “Accelerare il cambiamento: la sfida dell’acqua passa dalle città”. Di seguito la nota integrale.
22 miliardi di metri cubi di acqua all’anno è il potenziale che avrebbero insieme la raccolta delle acque meteoriche in ambiente urbano e il riutilizzo di quelle reflue per l’agricoltura: serve una roadmap che punti almeno al 20% di riutilizzo entro il 2025, il 35% entro il 2027 e il 50% entro il 2030
Legambiente: “Serve una strategia idrica nazionale basata non solo sull’accumulo per affrontare i periodi di carenza, ma servono anche strategie regionali finalizzate alla riduzione della domanda e dei prelievi per gli usi dell’acqua in tutti i suoi settori”
Il dossier
Accelerare il cambiamento per risolvere la crisi idrica e sanitaria: questo lo slogan della Giornata mondiale dell’acqua 2023 (World Water Day). Un cambiamento nel modo di gestire questa preziosa risorsa mai stato più urgente, per fronteggiare i cambiamenti climatici e l’emergenza siccità, che dalla scorsa estate non ha smesso di mettere in ginocchio l’Italia. Infatti, il 2022 è stato dichiarato dalla Società Meteorologica Italiana come l’anno “tra i più estremi mai registrati in termini di caldo e deficit di precipitazioni”, registrando un saldo negativo pluviometrico complessivo del 30%.
In occasione della ricorrenza, Legambiente presenta il dossier “Accelerare il cambiamento: la sfida dell’acqua passa dalle città” in cui fotografa il potenziale che avrebbero insieme la raccolta delle acque meteoriche in ambiente urbano e il riutilizzo di quelle reflue per l’agricoltura:pari a 22 miliardi di metri cubi di acqua all’anno, corrispondenti a circa 3 volte la capacità contenuta nei 374 grandi invasi in esercizio, che ammonta a circa 6,9 miliardi di metri cubi.
Numeri importanti sui quali basare una nuova governance dell’acqua, che abbia come obiettivo non solo l’accumulo per affrontare i periodi di carenza, ma soprattutto la riduzione della domanda d’acqua e quindi dei prelievi e degli usi in tutti i suoi settori. A partire da una roadmap per riqualificare e riprogettare gli spazi aperti e gli edifici delle nostre città che punti almeno al recupero del 20% delle acque meteoriche entro il 2025, del 35% entro il 2027 e del 50% entro il 2030; e dalla necessità che, il recepimento del regolamento UE 741/2020 per il riutilizzo delle acque reflue – in fase di osservazione presso il Ministero dell’Ambiente – sia fatto in modo rigoroso, tenendo conto dell’analisi di rischio come previsto a livello europeo.
In ambito urbano, Legambiente evidenzia il potenziale di recupero delle acque meteoriche. Nel 2020 i dati pluviometrici relativi a 109 città capoluogo di provincia ammontano a circa 13 miliardi di metri cubi (elaborazione di Legambiente su dati Istat) di acqua piovana caduta sui tetti, sull’asfalto e sul cemento e convogliata nelle fognature o nei corsi d’acqua. Uno spreco enorme se pensiamo che corrispondono al 40% dei prelievi medi annui di acqua in Italia (circa 33 miliardi di m³). Passando poi dalle città ai campi, Legambiente ricorda il potenziale del riutilizzo delle acque reflue in agricoltura. Infatti, ottimizzare il ciclo idrico in città permetterebbe anche di aumentare le risorse disponibili per l’agricoltura, uno dei settori che maggiormente risente della crisi idrica. Se opportunamente trattata, dai depuratori esce un potenziale di 9 miliardi di m³ all’anno di acqua ricca di nutrienti, che in Italia viene sfruttato solo per il 5%, secondo i dati di Utilitalia.
“E’ necessaria una riforma della gestione della risorsa idrica nel nostro Paese – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – oggi più che mai è urgente, visto che, quella che chiamiamo emergenza siccità, è una condizione ormai ordinaria a cui è necessario adattarsi. Il Governo Meloni passi dalle parole ai fatti,con una strategia idrica nazionale che preveda interventi di breve, medio e lungo periodo”.
“Oltre alle proposte dedicate all’ambiente urbano che lanciamo oggi – sostiene Antonio Lanorte, Presidente di Legambiente Basilicata – è fondamentale non dimenticare tutte le altre azioni necessarie per tutelare e preservare i corpi idrici e che necessitano anche di opportune strategie regionali: definire un piano di razionamento dell’acqua per agricoltura, usi civili e industriale per una tempestiva riduzione dei prelievi; diffondere e praticare in agricoltura il riutilizzo delle acque reflue depurate e ridurre i consumi scegliendo attività agricole meno idroesigenti e rivedendo i sistemi di irrigazione; incentivare pratiche colturali che permettano di aumentare la sostanza organica dei suoli e quindi la loro capacità di stoccare acqua; incentivare e defiscalizzare azioni di efficienza idrica; ridurre le dispersioni delle reti idriche (in Basilicata oggi in 50% dell’acqua immessa viene dispersa); recuperare la permeabilità nelle aree urbane; recuperare i ritardi sulla manutenzione delle infrastrutture idriche; migliorare gli stardard di depurazione delle acque reflue; riqualificare e rinaturalizzare i fiumi, condizione indispensabile anche per combattere le carenze idriche”.
Il “decalogo urbano”. Dieci le azioni secondo Legambiente per migliorare la gestione della risorsa idrica in città. 1) approvare in tutti i Comuni Regolamenti edilizi con obblighi di recupero, riutilizzo e risparmio dell’acqua. 2) Criteri Ambientali Minimi per migliorare la gestione idrica attraverso gli appalti pubblici. 3) Infrastrutture e tetti verdi, vantaggiosi per la cattura e il trattamento dell’acqua piovana, l’ombreggiamento, la mitigazione dell’effetto isola di calore. 4) Riuso, recupero e riciclo per riutilizzare e usare le diverse fonti d’acqua con un trattamento che corrisponda all’uso, garantendo una qualità adatta allo scopo di utilizzo e la gestione integrata delle risorse idriche. 5) Ammodernamento della rete idrica per evitare le perdite di rete e gli sprechi. 6) Efficientare la depurazione delle acque reflue urbane, per il loro completo riutilizzo in settori strategici, come l’agricoltura,sia sostenendo gli ambiziosi obiettivi previsti dalla revisione della Direttiva sul trattamento delle acque di scarico urbane che superando gli ostacoli normativi nazionali (DM 185/2003) rispetto al riutilizzo delle acque reflue così come previsto dal regolamento UE 741/2020. 7) Innovazione tecnologica da utilizzare per numerosi scopi, dal monitoraggio delle risorse al tracciamento delle perdite di rete. 8) Rifornire i corpi idrici e i loro ecosistemi, scaricando solo quello che può essere assorbito dall’ambiente naturale, riducendo gli apporti idrici e garantendone la qualità. 9) Modularità dei sistemi, garantendo opzioni multiple di risorse, trattamento, stoccaggio, convogliamento, migliorando i livelli di servizio e la resilienza dei sistemi idrici urbani. 10) Essere preparati agli eventi estremi, coinvolgendo i cittadini nella gestione sostenibile delle risorse idriche urbane e nella sensibilizzazione alla comprensione dei rischi e opportunità.