“La nomina del nuovo Presidente del Parco della Murgia Materana appare chiaramente figlia di condizionamenti politici”. Così dichiara Giovanni Moliterni, Presidente del Circolo Legambiente di Matera, che aggiunge: “Avevamo invece richiesto vivamente che la scelta ricadesse su una figura di alto profilo; una nomina, insomma, coerente con la necessità di garantire quelle competenze gestionali indispensabili per rispondere alle esigenze di governo di un territorio complesso come quello del Parco della Murgia Materana”.
“Tale requisito di adeguatezza – continua Moliterni – non sembra sia stato rispettato, così come non pare che il profilo scelto corrisponda a quanto richiesto dall’art. 3 dell’Avviso pubblico emanato dal Consiglio regionale della Basilicata, dall’art. 5 della Legge istitutiva dell’Ente Parco e dall’art. 18 dello Statuto, in termini di competenza ed esperienza in materia di tutela, valorizzazione e gestione del patrimonio naturalistico ed ambientale, conoscenza del territorio e delle sue problematiche. Sono norme puntuali che devono essere rispettate”.
“Per queste ragioni – sostiene ancora Moliterni – invitiamo il neopresidente incaricato a riflettere sulla contraddizione che accompagna la sua nomina e, in coscienza, a rinunciare all’incarico; sarebbe un bell’esempio di onestà intellettuale e di correttezza”.
“La difficoltà nel garantire governance adeguate alle aree protette regionali – dichiara Antonio Lanorte, Presidente di Legambiente Basilicata – sono il segnale, l’ennesimo, della marginalità dei Parchi nella politica regionale; Parchi che diventano pertanto, infine, solo strumenti attraverso cui gestire interessi indipendenti dalle finalità istituzionali dell’Ente”.
“La recente nomina – continua Lanorte – rappresenta un’ulteriore conferma della condizione di marginalità e abbandono istituzionale del Parco della Murgia Materana, da anni volutamente mortificato dalla cronica scarsità di dotazioni di risorse umane ed economiche”.
“Insomma – aggiunge Lanorte – è evidente che l’azione di depotenziamento politico ed economico in atto da decenni nella aree protette regionali, continua oggi più intensamente che mai. Un vero peccato per una Regione come la Basilicata in cui i Parchi rappresentano una risorsa immensa sul piano culturale ed economico per combattere lo spopolamento e creare sviluppo”.
“Ma devono essere – secondo Lanorte – Parchi attivi, funzionanti, efficaci, propositivi, in grado di agire all’interno di una logica di sistema e di rete. Ci vuole quindi una strategia e una visione per le aree protette ispirata a una logica moderna di conservazione, sviluppo e valorizzazione delle risorse naturali. Ma siamo ben lontani da ciò. Si dovrebbero impostare le politiche di sviluppo regionale sfruttando le condizioni di “vantaggio” derivanti dalla presenza di un’elevata dotazione di infrastrutture ambientali e un basso impatto antropico. Però se non si recupera una visione condivisa su queste basi non ci può essere connessione tra i territori e le aree protette e si perde il rapporto di fiducia con le comunità”.
“Quindi – conclude Lanorte – serve recuperare un protagonismo degli Enti Parco attraverso il rafforzamento delle strutture organizzative e della dotazione di strutture tecniche e scientifiche. Ma serve anche un nuovo protagonismo dei Comuni che si trovano nei Parchi e nelle aree protette. E soprattutto serve un nuovo protagonismo delle comunità. Cittadini che partecipino alla vita dei Parchi e siano agenti di cambiamento rispetto a tutte le opportunità che i Parchi possono rappresentare nell’ottica della transizione ecologica. La Regione Basilicata entro il 2030 deve raggiungere importanti obiettivi di tutela istituendo nuove aree protette ma consolidando e rivitalizzano il sistema di aree protette già presenti in Regione. Per questo ribadiamo all’Assessore Latronico la proposta di organizzare una Conferenza regionale per le aree protette per fare il punto sullo stato dell’arte, condividere un percorso democratico e partecipato con gli amministratori, i territori e le comunità”.