Ultimissima di martedì 20 marzo ore 15,30 – Oleodotto Viggiano-Taranto, garantire i più elevati standard di sicurezza. Necessario un sistema di monitoraggio della condotta petrolifera affidabile. Mazzocco: “L’Eni rispetti gli impegni per la sostenibilità ambientale”.
E’ indispensabile che il trasporto del greggio lungo l’oleodotto Viggiano-Taranto avvenga secondo i più elevati standard di sicurezza e avvalendosi delle tecnologie più avanzate. E’ quanto ha chiesto l’assessore regionale all’Ambiente Vilma Mazzocco, con il dirigente generale del Dipartimento Donato Viggiano, nel previsto incontro coi responsabili di Eni e della Società Oleodotti Meridionali (Som), convocato per acquisire le informazioni tecniche sui sistemi di controllo e sulle modalità di gestione dell’impianto, che trasporta, lungo un percorso di 138 chilometri, il greggio dal Centro Oli di Viggiano alla raffineria di Taranto.
La questione posta dal Dipartimento, insomma, va oltre il singolo episodio che si è verificato a Bernalda e pone una questione di fondo: un sistema di monitoraggio della condotta petrolifera estremamente affidabile, ossia tale da far scattare immediatamente l’allarme al verificarsi di guasti, sia pur di dimensioni minime come quello del recente caso.
E quanto al caso specifico, ossia a seguito dello sversamento di petrolio da un pozzetto lungo l’oleodotto che ha interessato l’agro di Bernalda, il Dipartimento si è immediatamente attivato per verificare le dinamiche e, soprattutto, le conseguenze dell’incidente. Dopo i primi controlli sulle procedure adottate, all’Eni è stato chiesto di predisporre in tempi rapidissimi il piano di caratterizzazione del sito e della relativa bonifica, per determinare l’effettivo impatto della fuoruscita del greggio sulla falda e su ogni altra matrice ambientale.
Durante la riunione, Eni ha fornito la ricostruzione di quanto accaduto. A seguito della segnalazione e dell’attivazione del blocco dell’oleodotto da remoto, il personale Eni ha constatato sul posto la presenza di grezzo nel pozzetto, dando il via alle procedure operative previste per il contenimento e recupero. Operazioni queste, hanno spiegato i dirigenti Eni, che hanno permesso di individuare un piccolo foro e di intervenire applicando una fascia metallica unica di guarnizione.
Nell’incontro, inoltre, sono stati specificati i sistemi di controllo tecnologico, sia quello installato presso la raffineria di Taranto in grado di visualizzare tutti i parametri di processo della linea, sia il sistema di controllo perdite che monitora il controllo e la comparazione delle pressioni e delle portate dell’oleodotto.
Verranno effettuate, hanno riferito ancora i dirigenti Eni, specifiche verifiche sul tratto interessato dalla perdita, che consentiranno di capire l’esatta dinamica dell’incidente. Le analisi, effettuate da un laboratorio terzo accreditato, richiederanno diverse settimane. Nel frattempo, e in attesa di conoscere l’esito delle verifiche, l’Eni ha informato di avere implementato le misure di controllo sull’oleodotto con specifico riferimento ai sei pozzetti con caratteristiche analoghe a quello da cui si è originata la perdita.
Il Dipartimento Ambiente ha richiesto che Eni effettui immediatamente l’ispezione con veicolo interno (Pig) ad ultrasuoni per verificare lo stato di integrità dell’intera condotta, replicando l’ultima ispezione effettuata nel 2010.
“Dobbiamo garantire – ha affermato l’assessore Mazzocco – ai cittadini e al territorio la massima sicurezza nei processi di estrazione e di trasporto del greggio. Continueremo a vigilare perché siano applicati in Basilicata i sistemi tecnologici più avanzati perché simili episodi non debbano accadere mai più. Vigileremo con attenzione perché l’Eni rispetti gli impegni per la sostenibilità ambientale dell’estrazione petrolifera”.
Ultimissima di lunedì 19 marzo ore 20,30 – I sindacati chiedono regole per evitare che ogni volta che cambia un appalto nel settore del petrolio della Val d’Agri i lavoratori si ritrovino a perdere inquadramenti e anzianità contrattuali, se non anche il posto, e ripartire da zero. L’Eni si dice disposta a mettere in campo meccanismi che vadano in tal senso, ma dice no ad obblighi ed automatismi. Posizioni differenti, quelle che si sono registrate ieri al tavolo del confronto sul tema della continuità del lavoro convocato dal presidente Vito De Filippo e presieduto, in sua assenza dall’assessore Marcello Pittella, ma differenze che lasciano ben sperare, al punto da far concludere i lavori a Pittella con una dichiarazione di ottimismo, sia per l’atteggiamento di disponibilità al confronto dimostrato da tutti, sia per i margini di un’intesa che sembrano esserci.
Così, alla fine, l’assessore ha dato il via libera ad un tavolo di approfondimento, che sarà coordinato dal capo di gabinetto del Presidente della Giunta, Raffaele Rinaldi, cui spetterà il compito di fare tutti gli approfondimenti possibili per una possibile intesa. E se il tema cardine sarà quello del lavoro, gli stessi interlocutori si confronteranno anche su sicurezza, prevenzione, monitoraggi e su tutti gli aspetti sui quali si ravviserà l’esigenza di chiarimenti. “Il periodo di criticità che vive Italia – ha affermato Pittella – impone un approccio severo e partecipativo alle tematiche del lavoro. E, in questo caso, lo facciamo su un tema, quello petrolifero, che tutti, a questo tavolo, siamo convinti possa rappresentare un’opportunità da cogliere per la Basilicata, ma questo, per me come per il presidente De Filippo, non significa una disponibilità ad ogni costo. Per questo – ha concluso – abbiamo voluto recuperare anche questo tema nell’ambito dei ragionamenti di sviluppo con le parti sociali fatti nella cabina di regia del patto di sviluppo regionale ‘Obiettivo 2012’”.
I lavori del tavolo prenderanno il via immediatamente con l’intento di produrre una ipotesi di accordo entro un mese o poco più. Le posizioni di partenza sono quelle del “contratto di sito” per Cgil, Cisl e Uil (Presenti coi segretario generali Alessandro Genovesi, Nino Faltico e Carmine Vaccaro), che potrebbe trovare forma nell’esclusione dal ribasso, negli appalti dell’Eni, del costo del lavoro come consolidato (inclusi inquadramenti e anzianità) dall’azienda che in quel momento presta il servizio, in modo da garantire la continuità lavorativa, e il “patto di sviluppo” proposto dall’Eni (La delegazione era guidata da Enrica Barbaresi, della Direzione Relazioni Istituzionali), attraverso la attenzione alla qualifica/registrazione in ambito privatistico di tutte le realtà locali che ne fanno domanda, una maggiore flessibilità nelle liste dei fornitori per includere tutte le realtà locali, nuove strategie contrattuali che favoriscano l’inserimento di realtà locali, sia negli appalti che nei subappalti, e interventi per favorire aziende lucane anche a partecipare a gare nazionali e internazionali. E, in entrambi i casi, la grande opportunità data dalla legislazione nazionale ed europea che ha considerato le attività estrattive connesse al petrolio “materia esclusa” riguardo al rispetto delle procedure di evidenza pubblica negli appalti, consentendo di introdurre una certa discrezionalità nelle scelte. Ma questo, hanno condiviso tutti e ha sottolineato in particolare il presidente di Confindustria Basilicata, Pasquale Carrano, non può e non deve significare l’azzeramento del principio di concorrenza e delle leggi di mercato.
Ora il tavolo di approfondimento dà lo spazio per ricercare l’intesa, a margine di un pomeriggio di lavoro che, ha spiegato lo stesso Pittella, “può dirsi comunque proficuo”.
Ultimissima di lunedì 19 marzo ore 17,30 – Il presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo, incontrerà l’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, il prossimo 4 aprile per discutere in particolare dei temi della sicurezza degli impianti lucani. Il numero no del gruppo petrolifero ha infatti accettato l’invito in al senso rivolto dal governatore lucano con una lettera inviata lo scorso 13 marzo, dopo l’incidente all’oleodotto Viggiano-Taranto che si è verificato in territorio di Bernalda.
“Comprendo le sue preoccupazioni – ha scritto Scaroni a De Filippo dando la propria disponibilità al confronto – al riguardo desidero però precisare che Eni ha applicato tempestivamente tutte le procedure previste dalla normativa sulla gestione dei rischi di eventi di tale natura, e sono in corso gli interventi di messa in sicurezza e ripristino ambientale, secondo i più elevati standard”.
Potenza, 19 marzo 2012, ore 14 – Mentre si lavora per un incontro al vertice tra Regione ed Eni che fornisca tutte le assicurazioni richieste dal presidente De Filippo in materia di sicurezza dell’Oleodotto Vigiano Taranto, proseguono le attività del Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità per chiarire dinamica e conseguenze dell’indicente verificatosi in territorio di Bernalda.
Il Dipartimento ha convocato per martedì 20 marzo 2012 i responsabili Eni di Extraction & Production (E&P), di Refining & Marketing (R&P)e della Società Oleodotti Meridionali (S.O.M.), proprio per acquisire ogni elemento di ulteriore informazione tecnica sui sistemi di controllo e le modalità di gestione dell’oleodotto Viggiano-Taranto.
Per quanto attiene lo specifico evento incidentale verificatosi a Bernalda, l’Ufficio Prevenzione e Controllo Ambientale ha richiesto, tra l’altro, alla Amministrazione Provinciale con il supporto di ARPAB di voler accertare lo stato attuale dei luoghi e vigilare sulla corretta esecuzione delle misure di prevenzione e di messa in sicurezza previste dal Decreto legislativo 152/2006 relazionando anche in esito ai sopralluoghi già effettuati, avviando in concorso con i soggetti competenti le procedure di verifica della messa in sicurezza, di caratterizzazione e di eventuale bonifica del sito.
Solo l’effettuazione del piano di caratterizzazione, spiegano infatti, dal Dipartimento potrà determinare l’effettivo impatto della fuoruscita di olio sulla sottostante falda e su ogni altra matrice ambientale. Le valutazioni fatte nell’immediatezza delle vento, quindi, possono essere considerate solamente come indicative, ma questo non può bastare per il livello di sicurezza che la Regione chiede in materia di tutela ambientale.