Gianni Perrino, consigliere regionale Movimento 5 Stellecommenta i contenuti della puntata di di Raitre “Presa diretta” dedicata quasi interamente agli effetti dello “Sblocca Italia” sulla Basilicata in riferimento all’attività petrolifera.
Perrino: Presa diretta ha messo nero su bianco lo scempio della legge Sblocca Italia.
Grazie all’eccellente lavoro di#Presadiretta l’Italia ha potuto vedere gli effetti di questa legge sciagurata: distruggere i paesaggi e le economie dei territori per rincorrere la chimera di un’autosufficienza energetica basata su un prodotto destinato ad esaurirsi. Molto preoccupante il fatto che nella progettazione venga sistematicamente escluso il parere degli scienziati, magari favorendo quello delle grandi compagnie petrolifere.
Quanto ai controlli, il Vice Ministro De Vincenti (MISE) afferma candidamente che l’inquinamento si risolve facendo le bonifiche e facendole fare a chi ha inquinato. Benissimo, peccato che la Val Basento sputa ancora veleni: il deserto di Pisticci fatto di cartelli con su scritto ‘vendesi’ e l’elevata incidenza di tumori sono la triste realtà.
Ci auguriamo che molta più gente prenda coscienza della completa inadeguatezza di chi è al governo della nostra nazione e della nostra regione.
Caro Presidente Marcello Pittella non c’è più tempo per i giochi di parole.
Gianni Perrino, consigliere regionale Movimento 5 Stelle
Pietro Sanchirico, dirigente nazionale e componente segreteria regionale Centro Democratico, commenta i contenuti della puntata di di Raitre “Presa diretta” dedicata quasi interamente agli effetti dello “Sblocca Italia” sulla Basilicata in riferimento all’attività petrolifera. Di seguito la nota integrale.
La puntata della trasmissione di Raitre “Presa diretta” dedicata quasi interamente agli effetti dello “Sblocca Italia” sulla Basilicata in riferimento all’attività petrolifera getta a piene mani sale sulla “ferita” che nonostante il tempo trascorso non è per nulla rimarginata. Anzi, se per noi lucani i fatti sono arcinoti, l’immagine che l’inchiesta televisiva dà all’opinione pubblica nazionale è di una grave e profonda sottovalutazione da parte della Regione e della politica di tutti i rischi per la salute delle comunità locali, l’ambiente, il territorio. Tra cose note e situazioni di ampia conoscenza, la “difesa di ufficio” dell’attuale Governatore diventa poco convincente. Il tono delle parole pronunciate è quello giusto a cui ci ha abituati con la “rivoluzione democratica” . Solo che dopo un anno non si intravedono (a parte il nuovo direttore Arpab) fatti significativi diversi da chi lo ha preceduto. L’effetto trasmissione è di riaccendere reazioni emotive da una parte e populistiche dall’altra. E’ evidente che va adeguata la strategia sinora messa in campo e che ha portato la Regione a non impugnare lo “Sblocca Italia” perché timori e problemi reali permangono tutti. La prima priorità resta quella di avvicinare la Basilicata del petrolio alla Basilicata reale e quindi alla sensibilità civica largamente diffusa che è fortemente diffidente su quanto accade per l’estrazione, la ricerca e la lavorazione del greggio. E’ di oggi la notizia che il “bonus gas” per le famiglie per una decina di comuni della Val d’Agri forse riuscirà a coprire una bolletta bimestrale. Siamo ancora ai benefici più bassi rispetto all’impatto reale con tutto ciò che “Presa diretta” ha documentato e che non si può esorcizzare.
ALCUNE RIFLESSIONI DELLA COLDIRETTI DI BASILICATA SULLA QUESTIONE PETROLIO. LE PERFORAZIONI DOVREBBERO VIAGGIARE DI PARI PASSO CON IL RISPETTO DEI TERRITORI
Dopo l’ennesima trasmissione dedicata al tema delle estrazioni petrolifere, il servizio di Presa Diretta andato in onda su Rai 3 domenica sera, emerge l’esigenza di fare alcune riflessioni sul tema.
Ormai tutti sanno, anche se qualcuno fa finta di nulla, che la nostra Regione ha il sottosuolo ricco di idrocarburi e che da oltre un decennio contribuisce al bilancio dello Stato in maniera non indifferente.
Ormai tutti sanno, anche se qualcuno fa finta di nulla o afferma il contrario, che le perforazioni ben poco hanno portato sul fronte dello sviluppo e forti sospetti si nutrono su danni per l’ambiente e la salute dei cittadini.
Una riflessione la Coldiretti di Basilicata però vuole farla, e all’apparenza può risultare banale, anche se così non è, visto il muro contro muro che oggi esiste sulla questione, viste le posizioni sempre radicali ed opposte tra chi è per lo sfruttamento massivo delle risorse minerarie e chi invece non vuole sentirne parlare.
La nostra Organizzazione è contraria sempre ad azioni che impattano in maniera forte su territori naturalisticamente di pregio o a particolare vocazione agricola, a maggior ragione quando nessun beneficio ne deriva per le popolazioni del posto. Non bisogna mai dimenticare che il petrolio prima o poi è destinato a finire, come è finita l’industrializzazione forzata che non ci appartiene, mentre agricoltura e turismo potranno sempre costituire buona parte della nostra ricchezza, oggi come in futuro.
Senza dimenticare la risorsa idrica, in buona parte data alla vicina Puglia che ne è carente. Anche in questo caso bisogna che la nostra Regione continui a contribuire ad alleviare le difficoltà dei nostri vicini di casa.
Il problema è però che la nostra Regione nulla o molto poco sta portando a casa in termini di ricchezza, di infrastrutture, di lavoro, nonostante le ripetute promesse, per una terra tanto generosa quanto povera. È qui che bisogna lavorare tutti insieme, politica, organizzazioni, società civile, per addivenire ad un utile risultato, evitando dannose polemiche e posizioni inutilmente ortodosse.
A governo e compagnie petrolifere infine diciamo che occorre garantire la massima sicurezza degli impianti e ridurre al minimo la possibilità di inquinamento e, passaggio fondamentale, non si deve perforare laddove sono a rischio interi habitat naturali come in mare, o dove insistono importanti risorse idriche, stante la sismicità della nostra Regione, o dove l’agricoltura ha fortemente investito nella qualità e nella distintività dei propri prodotti. Una moratoria darebbe il tempo necessario per studiare e capire gli effetti delle vecchie perforazioni traendone consiglio e valutando la effettiva sostenibilità, non solo economica, ma anche sociale ed ambientale.
È il principio di precauzione che deve stare alla base di qualsiasi decisione.
La Coldiretti di Basilicata ritiene infine opportuno, indipendentemente dalle appartenenze ideologiche, politiche e partitiche, aprire un dibattito sulla questione ambientale e le politiche di sviluppo per la Basilicata del futuro, senza alcuna chiusura e resistenza, consapevoli che le disattenzioni e le aggressioni al territorio ci vedranno protagonisti sempre e comunque, per la tutela della salute dell’intera comunità e dell’economia rurale.
DC SU PETROLIO
Diventa sempre più difficile discutere di impatto delle attività del petrolio sulla salute dei cittadini, sull’ambiente, il territorio, la compatibilità con agricoltura e turismo quando si scade, come ha fatto il quotidiano Il Foglio, alle offese a chi convive direttamente con il petrolio. Quei termini – “pecorai” e “morti di fame” – indicati come il prezzo da pagare se l’Eni dovesse decidere di rinunciare ad “elargire” i suoi “benefici” alle popolazioni della Val d’Agri innanzitutto sono sinonimi di una mentalità colonialista di multinazionali del petrolio che ha avuto il sopravvento da lustri in tanti Paesi, non a caso considerati “sottosviluppati”, specie dell’Africa. La storia dei popoli dei Paesi africani dove si estrae petrolio è ancora, purtroppo, storia di colonialismo e sottosviluppo e di “morti di fame”. Ma, specie dopo la puntata di Presa Diretta dedicata allo Sblocca Italia e alle conseguenze sulla vita dei lucani e dei rispettivi territori, è ancora più difficile separare fatti, situazioni, problematiche reali da allarmismi e pregiudizi che circolano e non solo da noi intorno all’estrazione e alla produzione del greggio. La politica e la Regione devono però sforzarsi di non perdere la “bussola” e di conservare lucidità di analisi per non sottovalutare le problematiche del petrolio ma al tempo stesso per discernere da populismo e demagogia come se il “Totem nero” fosse ogni male. Per i cattolici impegnati in politica proprio perchè il totem è abiurato dalla fede cristiana c’è da compiere uno sforzo in più nel fare da anello di congiunzione tra sacrosante esigenze, domande e richieste di garanzia per la salute e l’ambiente che provengono dai cittadini e il Palazzo Regionale che, nonostante il diffuso uso dei social e adesso gli incontri presidenziali itineranti sul territorio e con i giovani, fatica non poco a sintonizzarsi con i cittadini. E’ il linguaggio che va adeguato per non correre il rischio di apparire o “amici” o “nemici” dei petrolieri. Questo significa non solo non negare le problematiche ma fare in modo che il Tavolo della trasparenza sul petrolio introdotto con la Legge di Stabilità Regionale sia uno strumento efficace e quindi non si limiti alla formalità. Di qui l’idea di tenere al più presto una seduta del Tavolo con immagini web. I segnali che i cittadini si attendono dal Palazzo Regionale oltre al metodo del confronto sono di merito per dare prime risposte alle tante domande e quindi, in attesa dell’evoluzione positiva dello Sblocca Italia, attraverso atteggiamenti di maggiore rispetto da parte di Eni e compagnie per le nostre comunità. Se infatti il corrispettivo di “pecorai” e “morti di fame” è rappresentato da qualche centinaio di posti di lavoro per pochi mesi a seguito della realizzazione della quinta linea del Centro Oli Eni di Viggiano l’offesa alla dignità dei lucani è più pesante di quella letta su “Il Foglio”. Tanto più che a confermarlo sono le dichiarazioni del vice ministro De Vincenti: “una delle cose più importante dello Sblocca Italia è che prevede, nelle aree in cui si fanno le estrazioni restano risorse, entrate per quelle regioni, per quei territori, per quelle popolazioni che restano a disposizione proprio per lo sviluppo e la salvaguardia ambientale…”. Sinora ancora un piatto di lenticchie.