“Vorrei soprattutto ribadire con forza che non siamo avvelenatori: ambiente e salute sono le nostre priorità e per nessuna ragione metteremmo a repentaglio chi abita i luoghi che ci ospitano e chi lavora nei nostri impianti”. È uno dei passaggi di una lunga lettera – pubblicata oggi sui giornali lucani – dell’amministratore delegato dell’Eni, Claudio De Scalzi. L’ad ha inoltre sottolineato che «è sulla base di un lungo processo autorizzativo che insieme al nostro partner Shell abbiamo investito miliardi nelle attività in Val d’Agri, che ora vengono messe in discussione. Non avremmo preso gli impegni che abbiamo sottoscritto negli ultimi due decenni se non avessimo ricevuto tutti i permessi del caso».
In seguito all’inchiesta sul petrolio, dallo scorso 31 marzo, nel Centro Oli di Viggiano (Potenza) è sospesa la produzione di 75 mila barili al giorno di petrolio. E dopo la conferma da parte del Tribunale del Riesame del sequestri di due vasche nello stesso Centro Oli e di un pozzo di reiniezione a Montemurro (Potenza), la compagnia ha annunciato la fermata generale e la riallocazione o la messa in cassa integrazione dei 354 dipendenti.
«Dopo tanti anni di presenza di Eni sul territorio, con le nostre persone e le nostre attività – ha aggiunto De Scalzi – mi sento di dire che in Basilicata ci consideriamo di casa. Qui, come altrove nel mondo dove operiamo, non abbiamo mai puntato al solo profitto, bensì a valore, sviluppo e tutela dei territori. Abbiamo costruito da più di vent’anni un rapporto con questa regione, siamo qui per restare a lungo e creare benessere e opportunità di crescita. Certo, in questo momento le nostre attività sono ferme e so bene quali preoccupazioni sta creando in tante famiglie lo stop del Centro Olio Val d’Agri (Cova). Non voglio usare giri di parole per spiegare questo stato di cose, la verità è che non abbiamo alternative. Stiamo offrendo la massima collaborazione all’Autorità giudiziaria, siamo i primi a esigere che faccia chiarezza fino in fondo, incluso sui comportamenti dei nostri dipendenti locali coinvolti. Proprio per questo, però, non possiamo permettere che ci siano fraintendimenti. Dal punto di vista tecnico e operativo non è possibile proseguire – nemmeno parzialmente – l’attività produttiva del Cova. Non esiste, infatti, una soluzione alternativa di tipo industriale che consenta di evitare la fermata degli impianti. Il Centro Olio – ha evidenziato l’ad dell’Eni – dovrebbe essere parzialmente riprogettato dal punto di vista impiantistico e ingegneristico ed essere sottoposto a un nuovo iter autorizzativo, diverso da quello seguito negli ultimi 20 anni, per operare non più come un impianto esclusivamente energetico, ma anche come un impianto di trattamento rifiuti. Ipotesi del tutto irrealistica, sia dal punto di vista industriale che normativo».
Il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Gianni Leggieri replica all’Ad di Eni De Scalzi con una lettera aperta che riportiamo integralmente di seguito.
Caro Direttore, come molti lucani ho letto la mielosa lettera inviata al vostro giornale dall’amministratore delegato di ENI – dott. Caludio Descalzi – e pubblicata in data 27 aprile 2016. Come molti lucani sento il dovere di dare una risposta al dott. Descalzi e controbattere ad alcune sue affermazioni assolutamente non veritiere. Innanzitutto mi duole dover constatare che in verità ENI in Basilicata più che sentirsi a casa ha fatto in tutti questi anni il padrone in casa altrui. Con la franchezza di chi può parlare liberamente perché non deve chinare la testa dinanzi a nessun padrone o amico, posso affermare che la presenza di Eni in questa nostra meravigliosa terra ha assunto i caratteri di una colonizzazione, una invasione barbarica che ha portato solo povertà e distruzione.
A fronte di un prezzo altissimo pagato dalla Regione in termini di salute pubblica e devastazione del territorio, i vantaggi economici sono stati veramente pochi e limitati a poche persone. Certo, qualcuno ha avuto grossi vantaggi, ma questo qualcuno è la stessa Eni e qualche politico lucano che deve le sue fortune romane proprio all’amicizia con certe lobbies. L’amministratore delegato di Eni nella sua accorata lettera dimentica proprio di ricordare i vantaggi economici che la sua società trae da questa invasione nel nostro territorio e quando parla di blocco dell’attività al Cova di Viggiano obbligatorio non solo non è credibile, ma è addirittura irritante.
L’amministratore delegato dimentica inoltre di sottolineare che Eni in Basilicata paga royalties ridicole, le più basse al mondo e che ha tutta la convenienza a restare a questa condizioni nella nostra terra. È un dato questo che va ricordato, anche se non è l’aspetto economico della vicenda ad interessarmi di più. Per onore di verità però non si può nascondere ai cittadini lucani che i benefici della occupazione del nostro territorio sono tutti per Eni e che nessuno degli accordi siglati ormai 20 anni or sono è stato rispettato dalla compagnia del cane a sei zampe. Pertanto, mi sento di dire al dott. Desclazi, di risparmiarci questo suo tono da vicino di casa, perché nessuno di noi ha l’anello al naso e nessuno di noi è ancora disposto a farsi prendere in giro. Come non siamo disposti più a credere alla favola che ci vuole raccontare l’amministratore delegato di Eni quando afferma che le sue priorità sono ambiente e salute. Fandonie. Unico interesse di Eni è il profitto e questo viene prima di tutto. Prima della salute dei cittadini, prima del rispetto dell’ambiente, prima persino del rispetto delle regole, come gli scandali internazionali e le vicende giudiziarie locali stanno ampiamente dimostrando.
A questo punto mi corre l’obbligo, dott. Scalzi, di offrirle alcune informazioni sulla situazione reale della nostra Regione dopo l’arrivo della sua bella impresa. Parliamo di lavoro, ad esempio. Bene dottore, da quanto sono iniziate le attività estrattive in Val d’Agri le aziende agricole della zona si sono dimezzate. Questo semplice dato serve a renderla edotta dell’impatto devastante che l’Eni e le altre multinazionali del petrolio hanno avuto. Ma lei queste verità le conosce molto bene, peccato che non può ammetterlo. A fronte di questo calo impressionante delle attività produttive della Val D’Agri, il ritorno occupazionale determinato dall’industria del petrolio è stato per la nostra Regione è stato molto, ma molto misero. Infatti, su 3.600 persone che lavorano per l’Eni e per le altre ditte dell’indotto, solamente 1900 sono lucani. Di questi, solamente 209 lavorano alle strette dipendenze della sua impresa. La ricchezza e lo sviluppo che il petrolio doveva portare in questa Regione nessuno, tranne lei e Pittella, è stato in grado di percepirlo. Ed infatti, in Val d’Agri la popolazione negli ultimi 20 anni è diminuita di circa 12.000 unità. La gente scappa da quel territorio a causa vostra, della miseria che avete portato, dell’inquinamento e dei disastri ambientali che state causando. Questa è la realtà della Val d’Agri e della Basilicata, una realtà che lei evita con grande furbizia di ricordare. Ancora. Nella sua lettera, dott. Descalzi, lei parla di studi compiuti in Val d’Agri commissionati da voi che hanno evidenziato come la vostra attività sia perfettamente in linea con la legge e sicura. Cito testualmente, “tutti i dati e gli studi che abbiamo condotto ci spingono a rassicurare sulla sicurezza delle nostre attività, emissioni incluse”. Certo, tutti gli studiosi a pagamento che avete chiamato a difesa del vostro operato hanno obbedito al padrone. Ma se proviamo ad allargare un po’ gli orizzonti e non ci fermiamo ai vostri studi, scopriamo molto di più. In uno studio in lingua inglese della “Ejolt” del marzo 2015, si legge: “In Basilicata, it appears clear that extraction’s activity’s size contrasts with the regional natural and rural heritage and with the naturalistic vocation of the territory” . Ma più di ogni altro studio, a raccontare la realtà della Val d’Agri e di quello che avete fatto sono I cittadini, gente semplice che racconta storia di vita quotidiana, agricoltori che hanno subito sulla loro pelle i disastri provocati dal vostro operato, medici di famiglia. Quella che prima del vostro arrivo era un’isola felice dal punto di vista ambientale, si è presto trasformato in un inferno.
L’inquinamento legato alla vostra attività condotta in assenza di un controllo e di un monitoraggio continuo ha provocato il deterioramento dell’aria, dell’acqua e dei terreni con inevitabili ripercussioni sulla salute dei cittadini. La invito infatti ad approfondire gli studi condotti dall’Istituto Superiore di Sanità sull’aumento in Val d’Agri di tutta una serie di malattie (tumori, malattie cardiovascolari, malattie respiratorie). Ma soprattutto, la invito a venire a parlare con le tante famiglie che vivono i drammi che in breve le ho descritto, saranno loro a raccontarle la verità su quanto da voi fatto. Approfondisca quanto le sto dicendo, dott. Descalzi, lo faccia mettendosi una mano sulla coscienza, così dopo mi potrà dire se siete o no avvelenatori.
Il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Gianni Leggieri