Il presidente Pittella ha evidenziato che serve uno sforzo corale per perseguire in modo più virtuoso del passato la piena sostenibilità ambientale insieme all’utilizzo produttivo delle royalties.
“La linea della Regione Basilicata sul petrolio è chiara: no all’offshore e conferma delle estrazioni su terraferma entro e non oltre la soglia di sostenibilità dei 154 mila barili al giorno, disciplinata dagli accordi del 1998 con Eni-Shell e del 2006 con Total. La Basilicata è la regione che più di altre contribuisce alla bolletta energetica del Paese e per questo motivo deve essere chiaro che serve uno sforzo corale per perseguire in modo più virtuoso del passato la piena sostenibilità ambientale insieme all’utilizzo produttivo delle royalties”.
E’ questo il messaggio lanciato oggi dal Presidente della Regione Basilicata Marcello Pittella nel corso dell’incontro con la delegazione del Comitato di aziende e del personale dell’indotto petrolifero della Val d’Agri che ha manifestato nel piazzale antistante la sede della Giunta regionale per esporre le preoccupazioni legate alla possibile perdita di posti di lavoro causata dal paventato rallentamento delle attività.
I manifestanti hanno voluto anche evidenziare la reale ricaduta delle attività petrolifere in Val D’Agri. Sono 3530 gli occupati, tra diretti e indiretti, di cui il 54 % residenti in Basilicata. 125 aziende operano nell’indotto del distretto, 36 sono lucane e 51 hanno sede in Basilicata. Queste 125 aziende hanno in media 162 fornitori dei quali 20 locali. Nel corso dell’incontro, la delegazione ha anche consegnato al Presidente Pittella un documento sottoscritto dai rappresentati delle aziende e accompagnato da 1850 firme dei lavoratori, degli operatori economici e dei cittadini dell’area che hanno inteso sostenere le ragioni di questa iniziava.
La Regione Basilicata, ha sottolineato il presidente Pittella, non ha arretrati nelle procedure di rilascio delle autorizzazioni e, nei limiti del proprio ruolo, coordina relazioni interistituzionali per la definizione di politiche virtuose per lo sviluppo del settore.
Facciamo tutto ciò – ha aggiunto – tenendo in grande considerazione le preoccupazioni per il lavoro, ma anche le legittime rimostranze di quella parte della società lucana che ritiene non esaltante quanto sinora realizzato con l’utilizzo della risorsa petrolio. Le mancate ricadute di queste attività sulla vita delle persone, unite ad una certa disinformazione, hanno generato disorientamento e proteste. Sin dal giorno del nostro insediamento abbiamo avviato e vinto battaglie importanti, come è accaduto, per esempio, con la modifica della card carburanti e la previsione del 30 per cento di Ires sulle produzioni aggiuntive in favore della Regione. E questo senza aver autorizzato un solo pozzo in più, rispetto a quelli previsti dagli accordi notarili di 16 anni fa. Ma anche fronte di questi insperati e straordinari risultati, ci siamo trovati dinanzi ad un movimento di opinione che ha tentato di farci passare come coloro che vogliono trivellare il territorio lucano a tutti i costi. Così non è. E continueremo a lavorare sommessamente, ma con grande determinazione, per il necessario cambio di approccio culturale che deve coinvolgere tutti, a partire dai Comuni, attraverso comportamenti eticamente rispettosi delle regole e delle leggi vigenti. Solo con un fronte istituzionale compatto, che veda sempre in piena linea, come è avvenuto sinora, tanto le parti datoriali, quanto quelle sindacali, potremo ottenere risultati lusinghieri. Nell ultimo assestammo di bilancio abbiamo stanziato ulteriori risorse per rafforzare i controlli ambientali, mentre per lunedì prossimo è stato convocato il tavolo della trasparenza. Siamo in attesa in queste ore della pubblicazione del decreto interministeriale Mise-Mef che metterà a disposizione della Regione 130 milioni di euro per le politiche attive del lavoro, la social card e il reddito minimo di inserimento. Stiamo sul pezzo senza condizionamenti, ha commentato Pittella. Siamo ben consci dei problemi sul tappeto, a partire da quello che oggi ci viene rappresentato. Siate pur certi che per lo sviluppo della nostra Basilicata – ha concluso il presidente della Regione, rivolgendosi ai suoi interlocutori – non rincorreremo mai il facile consenso, ma perseguiremo con tenacia gli obiettivi di utilizzo virtuoso delle nostre risorse, in uno con la piena sostenibilità ambientale e la tutela della salute umana”.
Confimi Industria Basilicata su indotto Eni “Una bella prova di parte della Basilicata che produce”.
Oggi è stata una bella giornata perché, finalmente, le aziende dell’indotto Eni e i loro lavoratori hanno dato voce alla protesta per rispondere direttamente ai tanti pregiudizi che interessano le attività estrattive e per sostenere la continuità delle attività lavorative in Val d’Agri.
E’ quanto sostiene Nicola Fontanarosa, Presidente di Confimi Industria Basilicata, che aggiunge quanto sia diventato intollerabile e insopportabile il fatto che da anni si senta la sola voce di movimenti e associazioni, più o meno legittimate, del “no a prescindere” su tutto quanto si ponga in essere sul territorio regionale e che riguardi il petrolio, le biomasse, il fotovoltaico, l’eolico, il solare termodinamico, i rifiuti e i loro trattamenti, le discariche, le bonifiche, etc. etc..
Credo sia giunto il momento – continua Fontanarosa – che la parte laboriosa e silente di questa regione si esprima, con competenza ed autorevolezza, si faccia sentire e, se necessario, protesti verso le istituzioni che, intimorite dai populismi, si attardano a decidere nell’interesse della collettività e dello sviluppo socio economico del territorio.
Abbiamo seguito con interesse e rispettato la volontà del “comitato promotore” della manifestazione di volerla organizzare e costruire dal basso; per quanto insolita, ci è parsa interessante proprio perché intenzionata a farsi identificare come tale, e cioè che viene dal basso ed in modo unitario tra aziende e rispettivi lavoratori.
Come Associazione di Categoria, non ci sentiamo superati o scavalcati, così come riteniamo che non sia stata fatta contro le rappresentanza datoriali o sindacali. A nostro giudizio, è stata indetta proprio per rappresentare pienamente “all’universo mondo” l’inaccettabile atteggiamento di pregiudizi diffusi che sta mettendo a rischio un comparto fatto da imprese locali dotate di ottime competenze e professionalità.
Riteniamo anche che, tale protesta, ci affidi un compito: raccogliere il messaggio e continuare con l’azione di rappresentare e portare con forza le istanze dell’indotto ENI sul Tavolo della Trasparenza, previsto dal Protocollo ENI – Regione Basilicata – Associazioni Datoriali e Organizzazioni Sindacali”.
Pietro Sanchirico, coordinatore Italia Unica: “Non lasciamo imprese e lavoratori indotto Eni a proprio destino. L’idea progettuale Passera è una soluzione”.
“La manifestazione di oggi di titolari di imprese e lavoratori del distretto energetico della Val d’Agri è la prova provata che solo l’idea progettuale del Presidente Passera sintetizzabile in un grande project financing per lo sviluppo della Basilicata, mettendo in moto dall’impiego delle royalties tra i 5 e i 10 miliardi di euro, può garantire il futuro di aziende e maestranze che sono impegnate nelle attività del petrolio anche dopo, vale a dire quando non ci sarà più petrolio da estrarre. Di contro, appare ancora inadeguata la posizione del Presidente Pittella che “spaventato” dagli ambientalisti e da tutti quelli che sono per principio contrari a nuove ricerche di idrocarburi, ha ripetuto, ossessivamente, l’opposizione a nuovi pozzi ma anche che le politiche attive del lavoro passano da provvedimenti assistenziali, quali la social card e il reddito minimo di inserimento. E’ in troppo evidente che nessuno in Basilicata concederebbe “disco verde” alle compagnie per perforare e compromettere il territorio specie in riferimento alle sue risorse più importanti quali il turismo, i beni culturali, l’agricoltura. Il problema è quali misure attuare per rendere compatibili gli accordi del 1998, in attesa della rinegoziazione, con i principi di tutela della salute, dell’ambiente e delle attività produttive principalmente in Val d’Agri e nel Sauro. Se in tanti Paesi europei avanzati questo è possibile sia per l’estrazione petrolifera in terra ferma che in mare vuol dire che esistono i sistemi di precauzione e prevenzione. Non si può sottovalutare che la rete di piccole e medie imprese dell’indotto Eni vive esclusivamente di commesse ed appalti Eni e pertanto non può essere lasciata al proprio destino tanto più in una situazione di crisi dell’imprenditoria. Ci vogliono dunque idee chiare e coraggio per gestire questa fase, le uniche condizioni che possono dare fiducia ad imprese e lavoratori”.