Nuovo intervento della Commissione europea per ribadire che continua l’indagine dell’Ue sull’inquinamento idrico in Val d’Agri provocato dalle estrazioni petrolifere.
L’annuncio è stato dato nella risposta all’ultima interrogazione del portavoce eurodeputato del M5s Piernicola Pedicini presentata ad aprile scorso dopo lo scoppio dello scandalo Trivellopoli.
“L’indagine in corso – scrive il commissario europeo all’Ambiente Karmenu Vella – proseguirà finché la questione sarà chiarita oppure saranno adottati ulteriori provvedimenti per garantire che le norme ambientali dell’Ue siano rispettate.
La Commissione – viene sottolineato dal commissario Ue – sta esaminando nuovi elementi presentati di recente da alcune organizzazioni ambientaliste che, a sostegno delle loro argomentazioni, citano anche l’esito di indagini giudiziarie. Questi nuovi elementi – aggiunge – richiederanno ulteriori chiarimenti da parte delle autorità italiane”.
Nella risposta a Pedicini, la Commissione precisa anche che “l’azione penale a cui fa riferimento l’onorevole europarlamentare Pedicini non è ancora sfociata in una sentenza, pertanto non si ritiene di trarre conclusioni circa l’eventuale illegalità delle attività legate all’estrazione petrolifera nella zona indicata e/o l’opportunità di autorizzarne la continuazione.
Gli Stati membri – è sempre la Commissione Ue a sostenerlo – devono assicurare, attraverso idonei regimi di valutazione, concessione di licenze e autorizzazione, nonché tramite attività di monitoraggio e ispezione, che qualsiasi attività di esplorazione o sfruttamento degli idrocarburi rispetti le prescrizioni del quadro normativo vigente nell’Ue. Ciò vale, ad esempio, per la protezione delle acque sotterranee e di superficie, la gestione dei rifiuti delle industrie estrattive, la registrazione, la valutazione e l’autorizzazione delle sostanze chimiche, nonché la conservazione delle aree protette nell’ambito di Natura 2000 (la rete creata dall’Ue per la protezione e la conservazione degli habitat naturali). In particolare, – conclude la Commissione – la direttiva quadro dell’Ue numero 2000/60/Ce sulle acque vieta lo scarico diretto di inquinanti nelle acque sotterranee”.
“Non ci soddisfa la risposta della Commissione Ue – afferma Pedicini – perché sono oltre due anni che presentiamo interrogazioni e facciamo denunce e, puntualmente, Bruxelles si limita a ribadire che l’indagine sulla Val d’Agri è in corso, ma poi nei fatti non accade nulla e non emana nessun provvedimento. Anche in questa risposta, nonostante ci sia in corso l’inchiesta della magistratura che ha portato a vari arresti e al sequestro del Centro Oli Eni di Viggiano, la Commissione europea continua a prendere tempo e a sostenere che chiederà ulteriori chiarimenti alle autorità italiane.
Il M5s Europa – conclude il portavoce pentastellato – continuerà ad incalzare i vari organismi istituzionali europei con tutti gli strumenti possibili e non permetterà ulteriori ritardi o omissioni.
L’Ue dovrà decidere se intende tutelare i cittadini o le lobby del petrolio”.