“Il Consiglio regionale della Basilicata del 4 agosto si esprima con chiarezza sull’ipotesi di intesa tra governo regionale, Eni e Shell, chiedendo di rivedere tale accordo. Non fosse altro che da tale intesa dipende il futuro della Basilicata”. È quanto chiede il segretario generale Cgil Basilicata, Angelo Summa. “Nell’intesa – continua Summa – non solo non ci sono risorse adeguate per le compensazioni ambientali, ma non c’è traccia di investimenti da parte di Eni nelle energie alternative. Un’intesa che soprattutto vede il totale disimpegno di Eni nella transizione energetica, atteso che la compagnia petrolifera sta investendo miliardi di euro nelle energie alternative in tutto il mondo.
Siamo di fronte a un passaggio storico per l’intera regione – aggiunge il leader sindacale – e non può essere trattato in una maniera verticistica senza una discussione non solo dei consiglieri, ma anche da parte dei sindaci e delle comunità tutta regionale. Come è possibile non sentire il bisogno di aprire un confronto su un tema che avrà effetti per i prossimi anni, anzi per i prossimi millenni, considerato che Eni ha dichiarato da tempo, come previsto dall’accordo di Parigi, che uscirà nel 2040 dal fossile”.
Il modello di compensazione monetaria via royalties secondo Summa “non è sufficiente per creare sviluppo del territorio e nemmeno coesione sociale attorno alle attività estrattive. Accanto alle royalties – precisa il segretario generale della Cgil Basilicata – occorre che le compagnie si impegnino attivamente nello sviluppo del territorio, mettendosi ad un tavolo, sul quale invitare anche Stellantis, per la creazione di un polo ad idrogeno in regione, trasferendoci anche parte delle loro attività di R&S e creando occupazione locale qualificata nella ricerca. Occorre pensare a un cluster di pmi attive nella componentistica per centrali energetiche e produzione di energie alternative, in cui la Regione investe parte del suo Por e le compagnie svolgono attività di selezione e accompagnamento imprenditoriale alle start up, fornendo loro anche un bacino di mercato. Serve poi un serio impegno ambientale da parte delle compagnie e ciò significa rivedere e potenziare ruolo e funzioni dell’Arpab, rendendolo un soggetto realmente indipendente e con le giuste competenze per fare sorveglianza ambientale. Occorre un disciplinare regionale che costringa le compagnie ad adottare le cosiddette bat (best available techniques) nelle loro attività estrattive, redatto da esperti indipendenti e controllato da Arpab, con sanzioni per chi non si adegua. Senza questo, tutto si riduce a una negoziazione.
In questo quadro di grandi trasformazioni economiche e sociali a nessuno è consentito di poter assumere decisioni di tale portata senza un ampio confronto – conclude Summa – C’è in gioco la democrazia e la tenuta sociale. Ci si fermi e si apra subito il confronto per meglio delineare sia gli investimenti che le risorse per la Basilicata”.