Intesa Regione Basilicata su concessione Val d’Agri, intervento di Mediterraneo No Triv, No Scorie e Cova Contro: “La democrazia si infrange su un muro di catrame”. Di seguito la nota integrale.
Dalla riunione delle commissioni regionali circa l’intesa sulla concessione Val d’Agri non è ammissibile sentire un dirigente regionale, tale Busciolano, parlare di uno Stato padre e padrone sulla gestione del petrolio in Basilicata senza che nessuno batta ciglio sulle prerogative della regione Basilicata e sulle leggi di tutela dell’ambiente, della salute e degli interessi economici dei lucani.
https://www.consiglio.basilicata.it/consiglioinforma/notizia.html?t=ACR&id=240493
Ma per capire il concetto torniamo un po’ indietro nel tempo.
Chi ha autorizzato Bardi a firmare quell’accordo con Eni solo per un euro a barile senza stabilire altre condizioni a tutela dell’ambiente e della salute delle comunità?
Negli ultimi due anni i consiglieri regionali hanno mai aperto una discussione in consiglio regionale in merito, ma soprattutto è mai partito un confronto pubblico con i comuni lucani e pugliesi e le rispettive comunità che utilizzano l’acqua lucana, la stessa che ricade nella concessione val d’agri? Perché il presidente-generale ha tenuto segreto l ‘accordo nonostante piu’ volte sia stato chiesto a mezzo stampa di divulgarlo e discuterlo anche col mondo associativo?
Qualcuno ha mai letto che il petrolio è insostenibile proprio perché crea rifiuti? Rifiuti che sono difficili da trattare e smaltire nei fiumi come previsto dai progetti già bocciati in regione (vedi i progetti Syndial-Simam-Blue Water ) dopo le dimostranze tecniche del mondo civile, associativo e della stessa Soprintendenza? Perché insistete ancora con progetti simil-Tecnoparco? O con i pozzi di reinezione che in zona sismica potrebbero scatenare terremoti innescati ed indotti? Perchè si parla ancora di un nuovo centro di trattamento reflui petroliferi se per quello esistente, Tecnoparco, non ci è dato sapere neanche se e come è stata rinnovata l’AIA? Lo sapete che i reflui hanno radioattività naturale (che interessa la catena alimentare ) e non ci risulta che nessun impianto lucano è in grado di eliminarla? Tornando poi all’accordo con Eni, se non sono previsti altri pozzi ma si mantengono le stesse quantità, non vi siete chiesti come faranno a pescare altro greggio nel sottosuolo? Saranno utilizzate le trivellazioni orizzontali sullo stesso pozzo? Trivellazioni orizzontali (più pericolose di quelle verticali) che potrebbero intercettare e inquinare le ultime falde acquifere e sorgenti rimaste in Val d’Agri? Le valutazioni di impatto ambientale sui pozzi orizzontali chi le deciderà? Perché la regione Basilicata si nasconde dietro costosi monitoraggi di propaganda senza mai ridurre gli inquinanti alla fonte nei processi industriali ? Ma l ‘Eni non ha già detto di aver fatto un ottimo accordo oltre la riduzione dei costi per l ‘area in concessione?
Credete davvero che lo sponsor di Eni ai prodotti agricoli lucani, come fatto da Coldiretti, sia credibile per il consumatore informato ? Quando mai il cibo si mischia con l ‘immagine del catrame? Mischiare il petrolio con tutto il resto non rischia di danneggiare definitivamente l’agricoltura lucana ed il turismo magari per far posto all’hub energetico e dei rifiuti bloccato in parte in questi anni solo dalle comunità?
E la parola bonifica perché molti amministratori e politici non riescono più a pronunciarla? Eppure è un vocabolo semplice che creerebbe molto più lavoro dei centri oli o dei pozzi petroliferi orizzontali, la bonifica della fuoriuscita del COVA quando finirà? Chi sta controllando la bontà dei lavori?
Come mai l’intesa sulla Val d’Agri è stata siglata senza aspettare il deposito delle ragioni della sentenza Petrolgate? Forse era più semplice scappare dalle implicazioni morali anticipando i tempi?
Ci sembra che la democrazia e le buone intenzioni non esistano in ambito ambientale e sanitario ma si infrangano su un muro di catrame, appiccicoso e maleodorante difficile da pulire come la brutta pagina di storia fatta di povertà e sfruttamento del territorio che purtroppo amministratori e parlamentari hanno scritto e continuano a scrivere in questa regione in questi ultimi due decenni.