Dopo la mozione in cui si chiede di fermare gli inceneritori presenti sul territorio, annunciata a Matera dal consigliere Materdomini del Movimento 5 Stelle, mozione sottoscritta anche di consiglieri De Mola, Manicone, Bianco, Fragasso, Sansone, Carlo Antezza e D’Andrea il direttore tecnico Italia di Italcementi, Agostino Rizzo in una nota precisa che lo stabilmento della cementeria produce cemento e non è un inceneritore. Di seguito la nota integrale.
Italcementi: cementeria produce cemento, non è inceneritore. I combustibili alternativi sono un’opportunità, non un problema: l’Europa più avanzata va in questa direzione da oltre venticinque anni .
Italcementi respinge fermamente il tentativo di “etichettare” la Cementeria di Matera, impianto produttivo tra i più all’avanguardia d’Europa anche dal punto di vista ambientale, come un “inceneritore”.
Da tempo, alcuni comitati e movimenti locali cercano di far passare l’idea che la cementeria stia cambiando la natura del proprio business, diventando un impianto destinato prevalentemente all’incenerimento dei rifiuti. Ebbene, è importante che i cittadini sappiano che le cose non stanno così. L’attività produttiva di Italcementi è – e sarà sempre – la produzione di cemento di qualità in modo sostenibile.
L’azienda utilizza, in parziale (si sottolinea: parziale) sostituzione dei combustibili tradizionali, una frazione selezionata dei rifiuti. Una soluzione approvata e largamente utilizzata da decenni in Europa, specialmente nei paesi del Nord, noti per la loro attenzione all’ambiente e alla salute. La richiesta di Italcementi agli enti preposti è quella di adeguare il tasso di sostituzione e la tipologia dei materiali
ai livelli europei.
I Combustibili Solidi Secondari sono la parte dei rifiuti che, al termine della raccolta differenziata, non può essere recuperata. Anziché mandarli in discarica, nei paesi più avanzati questi materiali vengono usati nelle cementerie al posto dei combustibili derivati dal petrolio, che sono risorse non rinnovabili e che devono essere importate dall’estero. Addirittura, alcuni paesi del Nord Europa importano i
rifiuti, da paesi come l’Italia, nella consapevolezza che questa soluzione migliora il loro bilancio energetico senza nessuna conseguenza sul fronte delle emissioni. Le alte temperature dei forni da cemento, infatti, garantiscono una combustione assolutamente efficiente e sicura, senza che si verifichi alcun aumento delle emissioni, come certificato anche da una recente ricerca del Politecnico di Milano.
Anzi, su alcuni parametri si verificano dei miglioramenti. Inoltre, utilizzare i rifiuti rappresenta una soluzione al problema del loro smaltimento, evitando il ricorso alle discariche.
Il CSS è ottenuto attraverso un controllato e sicuro processo di produzione che non è alternativo, ma complementare, alla raccolta differenziata. Per essere classificato come CSS, il materiale deve possedere determinate caratteristiche e parametri qualitativi, che sono prescritti nelle norme tecniche europee che regolamentano il suo processo produttivo. Si tratta, dunque, di materiali la cui provenienza è conosciuta, comunemente utilizzati nelle cementerie insieme ai combustibili tradizionali, sempre e solo con la finalità di produrre cemento.
Utilizzare CSS, dunque, non fa di una cementeria un inceneritore. Le differenze tra cementerie e inceneritori, peraltro, sono notevoli. L’utilizzo di combustibili alternativi nel processo di cottura del clinker non produce residui da altire successivamente, come le ceneri nel caso degli inceneritori. La
composizione delle materie prime del cemento rende inoltre il ciclo di produzione “autodepurante”, grazie soprattutto alle proprietà delle rocce calcaree.
La cementeria, insieme agli oltre cento lavoratori dell’impianto, si sente parte della comunità di Matera e ha a cuore come tutti la tutela dell’ambiente. Le porte sono aperte a chiunque voglia visitarla e avere di persona maggiori informazioni su come avviene la produzione di cemento in uno degli stabilimenti più avanzati d’Europa dal punto di vista delle performance produttive e ambientali.
Intanto non vi è alcuna normativa che obblighi a produrre CSS solo dal residuo di rifiuti non differenziabili. La normativa di riferimento, che consiste nel DM 14 febbraio 2013, n. 22 dispone semplicemente che il CSS è utilizzabile come combustibile se rispetta dei limiti (piuttosto larghi) che fanno riferimento a tre parametri (potere calorifero, concentrazioni di cloro e di mercurio), per mezzo dei quali peraltro il CSS viene classificato in diverse classi.
Perciò, nel CSS vanno gli stessi rifiuti che altrimenti andrebbero in discarica (a parte, come abbiamo visto, i materiali non combustibili), basta solo che il CSS così prodotto rientri nei limiti individuati dal suddetto decreto.
E’ chiaro che, se la raccolta differenziata è efficiente, sarà minore il quantitativo di rifiuti che va in discarica o nel CSS; viceversa, se la raccolta differenziata è scarsa o assente, nelle discariche o negli inceneritori vanno più rifiuti ovvero più CSS.
Fare correttamente la raccolta differenziata è un dovere civico di tutti e dovere degli enti preposti sarebbe quello di rendere possibile ed agevole ai cittadini farla. Purtroppo però sappiamo tutti che nella realtà dei fatti una gran quantità di materiale differenziabile (plastico e non) viene comunque conferito quotidianamente nei comuni cassonetti dell’immondizia indifferenziata.
D’altro canto, se la raccolta differenziata venisse fatta al massimo, come noi auspichiamo, verrebbe risolto il problema della congestione delle discariche e gli inceneritori stessi non avrebbero alcun senso.
Vi è quindi il fondato sospetto che l’uso del CSS sia la prospettiva di una raccolta differenziata poco efficace e disincentivi la raccolta differenziata da parte degli enti predisposti. Quindi, da qualsiasi punto di vista la si guardi, nella realtà dei fatti è evidente come l’utilizzo del CSS sia ALTERNATIVO ad una buona raccolta differenziata e viceversa. Ad ogni modo, anche nella remota ipotesi che l’uso di CSS riesca a “convivere” con una raccolta differenziata spinta al massimo a fare la parte del leone nel CSS sarebbero sempre materiali plastici o in gomma. Infatti, gli oggetti “misti” costituiti da plastica e gomma, i piatti e le posate di plastica usate, le videocassette, ecc… non sono conferibili nella raccolta differenziata, bensì obbligatoriamente nel residuo indifferenziato! Ma c’è di più, la presenza di materiale plastico nel CSS non è un “incidente di percorso”, bensì un fatto deliberatamente auspicato dai produttori ed utilizzatori di CSS come combustibile: infatti sono proprio i materiali plastici (o comunque i derivati dal petrolio) a dare al CSS quel potere calorifero che viene sfruttato a fini energetici. Tanto che la normativa consente addirittura che per la produzione di CSS vengano utilizzati, fino al 50% del suo totale, anche materiale plastico, gomma sintetica e pneumatici provenienti niente meno che…dalla raccolta differenziata! In altre parole, se la raccolta differenziata è stata così efficiente da rendere il CSS residuo troppo povero di materiale plastico, gomma e pneumatici, allora i produttori di CSS possono recuperarne altro da quello che i cittadini hanno già diligentemente differenziato! Concludendo, a conti fatti vale quello che abbiamo detto prima ovvero che l’impatto ambientale del CSS è, in ogni caso, del tutto comparabile con quello dell’incenerimento dei rifiuti solidi urbani presi nel loro insieme. E questo vale anche nell’ipotesi in cui la raccolta differenziata venisse fatta a dovere.